Il nostro viaggio tra i giovani insegnanti si conclude alla Scuola Cantonale, con Federico Godenzi. Godenzi, valposchiavino, è insegnante presso la Scuola Cantonale. A inizio anno è stato nominato Prorettore, carica nella quale è succeduto a un altro valposchiavino, Giancarlo Sala. Lo abbiamo intervistato con qualche domanda sul suo ruolo di insegnante ma anche su quello tutto nuovo di Prorettore.

Quando hai iniziato a pensare di diventare insegnante?
In realtà ho deciso relativamente tardi, diciamo all’Università, anche se al Liceo qualche volta ci avevo pensato e avevo già impartito qualche lezione privata di sostegno.
Inizialmente volevo buttarmi nel giornalismo ed è per questo che avevo studiato storia e italiano.
A incoraggiarmi all’insegnamento ci ha pensato Fernando Iseppi. Ho iniziato all’Université Populaire di Friburgo ed è una cosa che mi ha preso subito.
E l’insegnamento alla scuola cantonale?
Diciamo che sono arrivato al posto giusto nel momento giusto: proprio quando Nando Iseppi aveva deciso di ridurre la propria percentuale di lavoro. Così sono entrato quando ero ancora studente, se pure per poche ore. Poi, terminati gli studi, dopo tre anni, vi è stato un concorso per un incarico e mi sono presentato. Siamo stati presi sia io che Claudio Losa.
Quali sono gli aspetti che più ti piacciono del tuo lavoro?
Prima di tutto la possibilità di lavorare con i giovani, ascoltarne le idee ed i pensieri, poter discutere con loro di attualità. Mi piace avere la possibilità di trasmettere entusiasmo. Ho la grande fortuna di lavorare in una scuola che funziona molto bene. Infine, ultima ma non meno importante, la possibilità di lavorare a contatto con i giovani grigionitaliani a Coira, accompagnandoli nei progetti, come il teatro.
Perché secondo te la professione di insegnante sembra ai giovani meno attraente di altre?
Beh, intanto per determinate materie, diciamo i settori matematico / scientifici ed economici, vi sono senza dubbio sbocchi professionali più remunerativi rispetto all’insegnamento, e poi non ci sono prospettive di carriera.
Veniamo alla tua nomina a Prorettore: come è avvenuto?
Diciamo che il gruppo del quale sono entrato a far parte è costituito da persone che hanno iniziato da giovani, ma io in effetti sono il più giovane di tutti! Cercavano qualcuno di italofono per questo ruolo che era di Giancarlo Sala e ho capito che in effetti mi interessava. Ho pensato: proviamo… Il risultato è arrivato mentre ero via in congedo, in realtà, e così lo ho saputo quando sono rientrato.
Avrai delle incombenze aggiuntive?
Il mio incarico principalmente mi rende responsabile e punto di contatto tra le studentesse e gli studenti di lingua italiana e il Liceo e la Scuola commerciale. Ovviamente, dovrò essere il punto di contatto anche tra la scuola e il Convitto, di cui usufruiscono principalmente gli italofoni. Probabilmente, anche se non è ancora sicuro, diventerò un membro della direzione a tutti gli effetti, con funzione di controllo e coordinamento su un gruppo di materie diverse dalle mie.
Quali sono le caratteristiche di un buon insegnante (e di un buon Prorettore)?
Oltre alla preparazione la predisposizione a un contatto con alunni, colleghe e colleghi. Dobbiamo accompagnare i giovani che crescono. La capacità di trasmettere entusiasmo, come dicevo prima, per quello che fanno, o almeno provarci. La ricetta è sempre quella di svolgere il proprio lavoro con una grande passione.
Tornando al tuo prossimo ruolo, quando inizierai?
Ho saputo della nomina a inizio 2002 e sono entrato in carica dal primo agosto, anche se in pratica di fatto all’apertura della scuola avverrà il vero e proprio passaggio di consegne tra Giancarlo e me.