Nel corso della sua storia e del suo sviluppo, il cristianesimo ha avuto, e in parte continua ad avere, non pochi problemi nei confronti della sessualità. Nei momenti peggiori, ha assunto addirittura posizioni sessuofobiche, o comunque di disprezzo nei confronti della sessualità. E ciò malgrado il fatto che nelle Scritture, nella Bibbia ebraica e nel Nuovo Testamento cristiano, non ci sia traccia di un atteggiamento di condanna nei confronti della sessualità. Al contrario, la Bibbia offre molti spunti per un discorso che valorizza il corpo umano e le sue varie espressioni.
Il pensiero di Platone
Da dove provengono dunque le difficoltà? Semplificando, esse sono il frutto avvelenato dell’eredità del filosofo greco Platone. Il suo pensiero ha avuto, su molta parte del cristianesimo, maggiore influsso che non la tradizione ebraica, che ha un atteggiamento positivo nei confronti della sessualità, e maggiore influsso anche di Gesù di Nazareth, il quale non ha mai ha pronunciato condanne contro la sessualità.
Platone distingue nell’essere umano due elementi tra loro opposti: il corpo e l’anima. Quello che identifica l’essere umano è l’anima, dice il filosofo: è l’anima che costituisce l’essenza della persona. Il corpo è una zavorra, un peso, il carcere dove vive prigioniera l’anima nel suo peregrinare sulla terra. Il corpo e i suoi desideri sono la causa di guerre, lotte e rivoluzioni. È colpa sua se non si può contemplare la verità né conoscere nulla in forma pura.
Agostino e il peccato
Nello sviluppo del pensiero cristiano sulla sessualità, ha svolto un ruolo importante un grande padre della chiesa, sant’Agostino. Dopo la sua conversione al cristianesimo, Agostino ha fatto propria la visione platonica dell’essere umano diviso in anima e corpo e ha proposto l’astinenza sessuale come ideale cristiano. È stato lui a consegnare alla teologia una visione cupa dell’atto sessuale, responsabile diretto, a suo parere, della trasmissione del peccato originale.
Proseguendo nel solco così tracciato, Adamo diventa simbolo della mente superiore e creata prima, mentre Eva diventa simbolo del corpo e della sensualità, quindi creata dopo e solo come aiuto per Adamo. Il serpente interviene tramite la sensualità, cioè Eva, a spostare l’equilibrio paradisiaco di Adamo verso la corporeità, la sensualità e quindi verso il peccato.
Da Agostino in poi si impone una visione maschilista e oppressiva: il corpo, soprattutto quello della donna, viene considerato motivo di tentazione, occasione di scandalo, causa di peccato. Bisogna evitare di esibirlo, di coccolarlo, di abbellirlo. Al contrario, bisogna nasconderlo, castigarlo, mortificarlo.
Una visione equilibrata
La riflessione cristiana antica ha relegato l’esercizio della sessualità solo ed esclusivamente all’ambito della procreazione, con la giustificazione biblica del testo di Genesi 1,28 (“siate fecondi e moltiplicatevi”), e ha attribuito alle donne un ruolo puramente passivo. Nel suo sviluppo, ha inoltre escluso la dimensione del piacere e ha favorito una lettura riduttiva della sessualità, circoscritta alla genitalità. Quelle antiche convinzioni, dure a morire, sono sottoposte oggi a una necessaria critica.
Da almeno un secolo sappiamo che una visione dell’essere umano che separa anima e corpo è problematica, perché la persona è un connubio indissolubile tra queste due dimensioni; sappiamo inoltre che la sessualità non attiene primariamente al corpo, ma alla psiche; e sappiamo che la sessualità non si riduce all’attività meramente genitale, ma va piuttosto riconosciuta come la spinta al piacere nell’avere e intessere relazioni.
Il dono della sessualità
Ritornando all’inizio della riflessione: la concezione che porta al rifiuto della sessualità e al disprezzo del corpo, non è la più coerente con le origini del cristianesimo, né riflette il pensiero ebraico, che concepisce la persona come un’unità. La morale ebraica non è repressiva del corpo, al contrario, essa difende il piacere, il gusto, il godimento della vita. Allo stesso modo anche l’opera e il messaggio di Gesù di Nazareth si collocano in un orizzonte vitale, favorevole alla corporeità.
Ha scritto un poeta: “Dice la chiesa: il corpo è un peccato; dice il mercato: il corpo è un affare; dice il corpo: io sono una festa”. Nella misura in cui il cristianesimo riscopre che la sessualità è un dono del creatore, esso recupera una visione più equilibrata e si riavvicina al cammino tracciato dal suo maestro.