Da una parte l’inesorabile calo demografico; dall’altra la grande voglia di continuare ad esserci e crescere.
Sembra questo, stando ad un’idea che si sta facendo strada con determinazione, l’intento dei promotori del progetto per la realizzazione di un nuovo polo didattico e formativo ma anche sociale nel centro di Brusio: nella pratica ed in sintesi una “mensa/asilo nido/sala multiuso”, nella sostanza e nella visione in prospettiva, un nuovo cuore pulsante che possa rivitalizzare la comunità partendo dai più piccoli e dalle giovani coppie coinvolgendo però anche le generazioni che precedono. L’iniziativa, per ora abbozzata per sommi capi, evitando così spese non necessarie prima che si arrivi ad una eventuale fase attuativa, è stata presentata dal Presidente del Consiglio Scolastico, Marco Hossmann al Consiglio Comunale: un intervento con un preventivo di massima che supera i due milioni e mezzo da sottoporre a breve alla popolazione.
Non certo un fulmine a ciel sereno o la “boutade” del momento, quanto piuttosto il frutto di anni ed anni di esperienza e di ricerca per dare risposte alle necessità della collettività, a cominciare dalla possibilità per i bambini di consumare i pasti a scuola: “Abbiamo un obbligo, fra gli altri, di livello cantonale – spiega Hossmann – in presenza di almeno otto allievi, fra elementare ed infanzia, che vogliono mangiare nella struttura scolastica, dobbiamo garantire un apposito servizio, ma a questo tetto minimo non siamo mai arrivati. Per questo abbiamo condotto una analisi sui motivi manifestando la volontà di aprire le porte ad una platea di possibili utenti più ampia”. Insomma il concetto di fondo cambia radicalmente: non una mensa strettamente scolastica ma un luogo che possa erogare la stessa funzione anche per altri destinatari coinvolgendo prima di tutti gli anziani e dando così la possibilità di un pasto caldo anche a loro.
“Questo ci consentirebbe di tenere in piedi servizio; aumentando il numero degli accessi potremmo renderlo sostenibile dal punto di vista economico e coltivare al contempo il terreno ideale per favorire i contatti sociali e la crescita collettiva – approfondisce il presidente del Consiglio Scolastico – quindi un obiettivo concreto e la volontà precisa di rivitalizzare i rapporti e i contatti”. La mappa concettuale è già abbozzata, nonostante nessun passo sia stato compiuto in attesa di condividere gli obiettivi con la cittadinanza: la mensa potrebbe integrare il già esistente gruppo gioco Pinguin e il pre-asilo coinvolgendo anche un nuovo nido, insegnanti inclusi. In una frase, la formula prevede l’integrazione di tutti i servizi per l’infanzia sotto lo stesso tetto, con la dotazione di locali per musica, canto, teatro ed eventi culturali; gli spazi potrebbero essere distribuiti fra un piano sotto il livello del parcheggio ed uno sullo stesso livello in modo da favorirne la fruizione condivisa.
“Includendo la sala multiuso – fa notare ancora Hossmann – ci si aprirebbe alle associazioni, dando nuove opportunità ai vari soggetti che animano la vita del paese, dalla banda ai cacciatori, per fare due esempi immediati. In questo modo avremmo un centro di educazione e nello stesso momento anche un polo di aggregazione e animazione sociale prezioso per gli stessi bambini ma anche per tutti noi. Un pensiero emerge su tutti: accompagnare il cammino dei bimbi dai tre mesi del nido fino alla sesta, assicurando continuità educativa e relazione in una costante dinamica di crescita con la famiglia”.
Dunque un traguardo ambizioso e senza data di scadenza: la creazione ed il mantenimento di un ambiente sociale fertile, in grado di radicarsi e svilupparsi nel tempo e non solo nella stretta connessione con l’ambito scolastico. Il bacino di riferimento ed il contesto a cui ci si rivolge sono quelli locali, certo, ma non solo: “Siamo al confine con l’italia – rammenta Hossmann – a tratti Coira ci sembra lontana e dobbiamo trovare il modo di rivitalizzare questa nostra realtà certamente periferica rispetto al nucleo della nazione ma non per questo poco attrattiva per le famiglie”. La menzione esplicita é al vicinissimo comprensorio tiranese, ad esempio, zona dalla quale provengono migliaia di frontalieri e con loro, non di rado, bambini e ragazzi alla ricerca di occasioni di formazione, sport e servizi.
“Per noi non esiste il confine – spiega ancora il presidente del consiglio scolastico – e non dobbiamo dimenticare che proprio a livello didattico abbiamo bisogno di insegnanti italiani; sappiamo che a Poschiavo c’è un nido con lista di attesa di due anni perché non hanno più posto, quindi noi daremmo qualcosa in più sia all’interno che all’esterno della valle”. Per quanto riguarda i costi a carico delle famiglie, si procederà naturalmente in base al reddito imponibile e in relazione ai servizi di cui si usufruisce con valutazione professionale delle varie fasce affidata a Pro Junior, soggetto specializzato che ha già studiato e attivato le tariffazioni dell’asilo sia a Zernez che in Bregaglia. Il calcolo approssimativo degli investimenti parla di circa 2,6 milioni di franchi interamente a carico del comune; se si giungerà alla realizzazione, quella di Brusio sarà la prima e unica amministrazione di tutto il Cantone ad avere un nido comunale non curato da una associazione privata. A livello gestionale si mira naturalmente a pareggiare i conti compensando i costi con le entrate: una sorta di pionierismo di ritorno sul fronte della pubblica istruzione. L’iniziativa sarà presentata a novembre* nel corso di una serata informativa in palestra aperta alle cittadinanze di Brusio e Poschiavo ma anche ai valtellinesi. “Una presentazione per sondare il reale interesse dei potenziali utenti a cui abbineremo una dettagliata lettera alle famiglie prima di creare costi pubblicando progetti o incaricando professionisti – tiene a precisare lo stesso Hossmann – vogliamo innanzitutto tutto sapere se il popolo, a cui spetterà la decisione finale, promuove l’idea”.
*La serata è stata posticipata al 9 dicembre
Mi sembra veramente un piano interessante, sensato e di grande utilità pubblica, complimenti! Lo so in base a vari studi scientifici e alle mie ricerche: investire nella prima infanzia e già a partire dai primi mesi è redditizio, perché a lungo termine c’è un ritorno degli investimenti non indifferente, in base a diversi parametri: i bambini vengono socializzati in rete e imparano molto dagli altri bambini e dagli altri adulti; in generale avranno meno difficoltà in scuola e meno bisogno di aiuti particolari; i genitori (se lo vogliono, o se devono) possono aumentare il loro grado di impiego e pagheranno di più tasse; tra l’altro verranno anche assunte e retribuite persone responsabili del nido e della mensa, di modo che anche qui ci sarà un risvolto positivo sulle imposte, ecc.
Inoltre prevedere il coinvolgimento di più generazioni è esemplare, fosse anche solo il fatto di preparare un pasto caldo per gli anziani che vogliono un po’ di compagnia. Sono idee innovative, un’opzione preziosa per chi vuole (ma non deve) usufruire di un’offerta di tipo sia formativo sia sociale. Auguro alle persone piene di iniziativa e impegno persistenza e coraggio.