No, questo titolo non è un semplice gioco di parole con un elemento della tessitura, ma un vero e proprio conto alla rovescia che terminerà in meno di un mese, il prossimo 13 febbraio, quando la sorte della Società Coperativa Tessitura Valposchiavo verrà decisa durante quella che potrebbe diventare l’ultima Assemblea dei soci della Cooperativa. Di questo e di tanto altro si è discusso venerdì 12 gennaio, in Casa Torre, durante una serata pubblica organizzata dalla stessa Tessitura Valposchiavo.
Un sala gremita in ogni ordine di posto, chiaro segnale di quanto la popolazione valposchiavina tenga a questo sodalizio, ha calorosamente accolto la formazione della Tessitura Valposchiavo, composta da Kaspar Howald, Adriana Zanoli, Elena Badilatti, Cinzia Zala, Jessica Correia de Freitas, Naime Fonti, Valentina Gasche e Orsola Misani.
La prima fase della serata è stata dedicata ad alcuni cenni storici sulla Tessitura e alle informazioni sul suo stato attuale. Fondata il 17 luglio 1955 da promotori legati alla sezione poschiavina della Pro Grigioni Italiano, la società cooperativa “Tessitura di Val Poschiavo” vantava un atelier e un negozio ai tempi siti in case private. Inoltre, pochi mesi dopo la fondazione, apriva i battenti una scuola per apprendiste tessitrici, diretta dall’indimenticabile Letizia Pedrussio-Gisep per oltre 40 anni. Negli anni Ottanta la sede venne poi spostata al Palazzo Mengotti, dove risiede ancora oggi. Nel 2012 la situazione non felice delle finanze, un po’ come quella attuale, impose agli allora responsabili di virare sulla gestione volontaria, creando un comitato direttivo e mobilitando la popolazione per salvare la Tessitura. La situazione da quel momento in poi rimase difficile, ma i due terribili anni del Covid (2019/2020), paradossalmente, si rivelano fortunatissimi per le vendite tessili e di aiuto per la sopravvivenza della Tessitura, tanto da veder arrivare nel 2021, con rinnovate speranze, un nuovo gruppo di giovani nel comitato, con tanta voglia di fare, ma poca esperienza.
Oggi la Tessitura Valposchiavo ha nel suo organico due tessitrici che lavorano al 70/80% e un’apprendista, tutto il resto viene gestito con prestazioni volontarie del gruppo direttivo citato sopra. Le spese sono ridotte al minimo possibile (circa 10’000 CHF al mese di costi fissi per affitto, bollette, materiale per i progetti esclusi, stipendi, ecc.) ma purtroppo gli utili nelle ultime annualità non superano mai 120/130’000 CHF (nel 2022 si è tentato un aumento del personale andato poi male, generando costi aggiuntivi), con un deficit che all’ultima Assemblea dei soci si è attestato intorno ai 40’000 CHF. Il capitale proprio, la riserva di fondi che un tempo più di una volta è venuto in salvataggio della Tessitura Valposchiavo, non c’è più e le vendite dopo la pandemia non sono mai aumentate; all’atto pratico, ad oggi, le entrate non sono in grado di coprire le uscite. Tutto questo crea un grosso problema di liquidità di difficile soluzione, che avvicina sempre più al fallimento. Proprio per scongiurare quest’ultimo si è deciso di prendere una decisione entro il 13 febbraio e al massimo di andare avanti fino a circa fine maggio, data nella quale sarà ancora possibile onorare i pagamenti prestabiliti.
“Vi abbiamo convocato qui questa sera, con un po’ di anticipo – spiega Kaspar Howald – per tentare di trovare una soluzione. Questa non arriverà molto probabilmente stasera, ma ci teniamo in particolar modo alla trasparenza che ci contraddistingue e quindi a far sapere alla gente come stiamo e a parlarne apertamente”.
Quello che serve a breve termine per salvare la Tessitura Valposchiavo secondo il presidente sono le risorse umane, le competenze e le finanze. Tutto questo andrebbe ricercato in una o più figure che mettano molto del loro tempo, capacità e conoscenze per gestire la Tessitura, ma con le scarse finanze attuali reperire figure del genere è impensabile. Tutto ciò genera un circolo vizioso per il quale, senza soldi, non si può avere una figura direttiva adeguata e senza una figura direttiva non si possono incrementare le finanze. Nel lungo periodo, invece, servirebbe un totale cambio di strategia, senza più un comitato su base volontaria e con strategie di marketing diverse (per esempio tessere più in grande, non al dettaglio).
Tutto questo avviene, per ironia della sorte, in un momento in cui la consapevolezza della filiera corta sta crescendo esponenzialmente in tutto il mondo con grossi spazi di espansione, mentre la Tessitura Valposchiavo e la Tessanda della Val Monastero sono le uniche due realtà tessili professionali rimaste nel Canton Grigioni e in Svizzera. Senza contare che l’eventuale chiusura andrebbe a far cessare anche l’attività scolastica, una delle uniche 3 o 4 realtà di formazione nell’arte tessile di tutta la Confederazione. Verrebbero infine persi dei posti di lavoro non comuni (le giovani tessitrici presenti in Valposchiavo sono una rarità) e andrebbero in disuso i macchinari esistenti.
Questa in estrema sintesi la situazione attuale della Tessitura Valposchiavo e la prima parte della serata di venerdì 12 gennaio in Casa Torre, poi proseguita attraverso un dibattito col pubblico per cercare soluzioni per salvare un’eccellenza valposchiavina. Nel prossimo articolo ci soffermeremo sulla seconda parte della serata.