Nei giorni scorsi la Chiesa d’Inghilterra ha ricordato la consacrazione delle prime 32 donne prete, avvenuta il 12 marzo 1994. Una ricorrenza significativa, che ha richiamato alla memoria la prima consacrazione di una donna nella Comunione anglicana: nel gennaio di ottant’anni fa, a Hong Kong, era stata ordinata al sacerdozio Florence Li Tim-Oi.
Donne prete e vescovo
Nel frattempo, parecchie chiese anglicane nel mondo hanno aperto alle donne anche l’accesso al ministero episcopale. In Inghilterra, la prima donna vescovo anglicana è stata Libby Lane, consacrata nel 2015. In precedenza, delle donne erano già state ammesse al ministero episcopale nelle Chiese anglicane degli Stati Uniti, del Canada, della Nuova Zelanda, d’Australia, Irlanda, Africa meridionale, India, Galles e Cuba.
Emancipazione delle donne
Gli ultimi decenni del secolo scorso hanno visto un profondo cambiamento del ruolo delle donne nella società, almeno nei paesi di cultura occidentale. Era dunque ovvio che si ponesse anche il problema del ministero pastorale o sacerdotale delle donne nelle Chiese cristiane.
Discussioni nelle chiese
Nel corso della storia il cristianesimo ha riservato il ministero della predicazione e della presidenza del culto ai soli maschi. Si è trattato di una decisione basata più sulle abitudini sociali che non sulla testimonianza biblica: il Nuovo Testamento parla infatti del ruolo delle donne nella predicazione delle prime comunità cristiane e mostra un quadro diverso da quello che si è presentato successivamente nella vita delle chiese. Oggi, comunque, il tema è vivacemente discusso, anche all’interno delle chiese che ancora non accettano il sacerdozio femminile.
Difficoltà ecumeniche
Il dibattito non è privo di tensioni. Il dialogo tra la Chiesa cattolica e quella anglicana, ad esempio, si è arenato proprio su questo punto. Dopo il Concilio vaticano II c’era stato un notevole avvicinamento tra le due chiese, ma la questione del sacerdozio femminile lo ha bruscamente frenato. L’ecumenismo tra le chiese si blocca, si potrebbe dire, perché si è bloccato, in parte, l’ecumenismo tra le due metà del genere umano, quella maschile e quella femminile.
Le prime donne pastore
Le stesse difficoltà si manifestano anche nei dialoghi tra la Chiesa cattolica e le chiese nate dalla riforma protestante: anche qui l’introduzione del pastorato femminile costituisce una ulteriore difficoltà nel percorso di avvicinamento.
Nelle Chiese protestanti – dove il pastorato femminile è largamente diffuso – il dibattito su questo tema è iniziato già nella prima metà dell’Ottocento, negli Stati Uniti. Le prime donne pastore sono state consacrate da chiese evangeliche americane intorno alla metà del diciannovesimo secolo. La prima fu la quacchera Lucrezia Mott, nel 1821, seguita da Antoinette Brown, nel 1853, consacrata in una chiesa evangelica congregazionalista. In Europa il tema del pastorato femminile è stato dibattuto nel periodo tra le due guerre mondiali e accolto negli anni successivi alla fine della Seconda guerra mondiale nelle chiese luterane e in quelle riformate. Poi anche in quelle battiste e metodiste.
Battute d’arresto
Non mancano a volte le sorprese: nel 1997 i luterani della Lettonia, i quali avevano introdotto l’ordinazione delle donne al ministero pastorale quarant’anni prima, l’hanno nuovamente abolita, cedendo alle pressioni della Chiesa ortodossa che minacciava di non collaborare più con una chiesa il cui corpo pastorale era composto anche da donne.
L’avvento di una società in cui sono superate le barriere di separazione, anche quelle tra i sessi, rimane un traguardo ancora da raggiungere.