Il Museo Casa Besta si apre alle nuove esigenze del pubblico

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Museo etnografico di Brusio e centro di aggregazione culturale per una migliore qualità della vita

Giovedì 21 marzo si è tenuta la serata pubblica sul futuro del Museo Casa Besta. Al centro della discussione, in una sala polifunzionale ben partecipata, è stata l’adeguazione del museo ai tempi di oggi e di domani: l’allestimento e la catalogazione prodotti anni fa non sono più adatti alle esigenze dell’utente attuale. Bisogna considerare, come ha spiegato Daniele Papacella, che ci troviamo in un profondo cambio generazionale: un tempo, ad esempio, era diffusa la conoscenza dei nomi e delle funzioni dei vari oggetti che il museo etnografico custodisce; oggi, invece, non sempre è così e domani lo sarà ancora meno. La distanza conoscitiva di quando oggetti come il flel o fiel, il correggiato, erano utilizzati aumenta progressivamente con l’aumentare del tempo. Per questo, l’opera che sta per essere ultimata sotto la direzione di Achille Pola, è una nuova inventariazione dei 600 oggetti presenti nel Museo, con i nomi nelle varianti dialettali del Brusiese e una descrizione particolareggiata. Oltre a questi aggiornamenti, è prevista anche la generazione di codici QR dedicati a ogni oggetto, i quali rimandano a pagine online con descrizioni e approfondimenti.

Il museo non è solo luogo di custodia ma è anche luogo di racconto di storia e di particolarità. Come evidenziato da Kaspar Howald, oltre alla funzione meramente didattica, ai fruitori del museo provenienti da altrove interessa conoscere le peculiarità del territorio, della cultura, delle tradizioni e delle persone della Valposchiavo. Il museo racconta qualcosa che ha profondamente a che fare con le persone del posto: come sapere allora quali temi sono i più significanti per la gente della Valposchiavo se non chiedendoglielo direttamente? Prima della serata era stato aperto un sondaggio online visitato da 132 partecipanti di cui il 56% aveva già visitato più di una volta Casa Besta e ben il 90% ci ritornerebbe. Questi dati significano un grado superiore di interesse attivo nella cultura rispetto alla media nazionale svizzera. Un forte interesse è stato segnalato nei confronti del contrabbando come tema da trattare nei percorsi tematici del museo, ma anche la coltivazione del tabacco, gli oggetti antichi, l’architettura del palazzo, gli strumenti musicali e i vini. Interessante anche notare come nel sondaggio sia stata indicata la visita guidata al museo come elemento importante e di notevole valore aggiunto. Inoltre, alla domanda sul che cosa renda attrattivo il museo, solo l’1% ha dato rilevanza al rapporto qualità prezzo, mentre il 13% ha dato importanza all’accoglienza del personale e quasi il 14% alla qualità degli oggetti esposti, ai percorsi didattici e ai materiali didascalici. Per completare l’analisi sul desiderio di raccontare i numerosi temi a cuore degli abitanti della Valle, è stato fatto un brainstorming per scrivere e raccogliere proposte su post-it da attaccare a lavagnette divise per temi. Anche qui è emersa l’attenzione per Casa Besta e la sua architettura; oppure anche per l’agricoltura nel basso Brusiese, unico posto nel Canton Grigioni – oltre alla bassa Mesolcina – in cui si riesce a coltivare ulivi, tabacco in passato e verdure che rifornivano l’industria turistica dell’Engadina; inoltre, è stata consigliata anche la storia dei rapporti con la Valtellina sia di commercio sia di contrabbando. Altro tema evidenziato, poi, è stato quello dell’emigrazione di fine ‘800, quando le famiglie della Valle avevano più figli di oggi e che ha visto i valposchiavini diventare affermati pasticceri in Europa, e apprezzati agricoltori in Australia.

Da ciò emerge un grande interesse per la storia. Casa Besta però non è solo museo: da sempre, le comunità si sono strutturate sulla base di un centro e di un edificio particolare che poteva avere scopo religioso, funzionale o anche entrambe le cose insieme. Ebbene, attorno a questo edificio si nutre la vita culturale della comunità. Ancora oggi Casa Besta è centro di aggregazione e cultura. Piero Pola ha dichiarato che «da parte mia spero possa continuare ad essere un importante strumento per trasmettere la nostra storia. Come si era detto il giorno dell’inaugurazione “risvegliare la memoria del passato come mezzo fondamentale per comprendere l’avvenire”. Spero altresì che Casa Besta possa continuare ad esprimere la nostra cultura, la nostra storia e la nostra società. Possa continuare a essere fulcro di vita e d’aggregazione».