Se ponessi la domanda: “Avete l’impressione di essere liberi di pensare ciò che volete?”, è probabile che molti direbbero: “Sì, niente ci impedisce di pensare liberamente, viviamo in una democrazia”.
Qualcuno, tuttavia, potrebbe obiettare che le cose non stanno esattamente così e che noi non siamo davvero liberi di pensare: “La mondializzazione economica e le dottrine ultraliberiste che determinano tanti ambiti della nostra vita”, direbbero altri, “ci privano dell’autentica libertà di pensiero. Viviamo, senza accorgercene, in un sistema totalitario, che ci manipola in maniera più o meno occulta”.
Valutazione esagerata?
Una simile osservazione farebbe ovviamente alzare le spalle, se non addirittura ridere, chi ha conosciuto la realtà delle dittature e ha sperimentato sulla propria pelle che cosa significhi vivere in un regime totalitario e quale sia il prezzo da pagare in termini non soltanto di libertà di opinione, ma anche di espressione, di consumo, di spostamento e, appunto, di pensiero.
Dove sta il pericolo
Tuttavia, credo sia importante, anche quando si vive in democrazia, non abbassare la guardia e cercare ogni giorno di verificare la qualità della libertà di cui si gode. Evitando di confondere libertà di espressione e libertà di pensiero. O, per dirla in modo più preciso, il fatto di essere liberi di esprimere liberamente la propria opinione e quello di pensare liberamente. Ed evitando di prendersela con i nemici sbagliati.
Libertà e coscienza
La libertà di espressione dipende dalle condizioni politiche e sociali in cui si vive. I suoi nemici sono la censura, il partito unico, un potere autoritario. Pensare liberamente dipende invece dalla coscienza di ognuno. E i suoi nemici sono l’ideologia, il pregiudizio, il tabù, la propaganda mediatica, la confusione dei valori. Nel nostro paese non possiamo dire oggi di essere privi della libertà di espressione. Ma siamo sicuri di esercitare davvero il nostro diritto, e il nostro dovere, di pensare liberamente?
Unanimità a ogni costo?
Ci sono dei momenti, delle situazioni, nei quali il conformismo democratico, che non è una cosa di per sé negativa, cede alla tentazione dell’unanimismo. Di solito questo accade in momenti di crisi politica o sociale, in cui sembra importante affermare un consenso ampio e generale di fronte a un pericolo grave. Ma può accadere anche quando si fa largo una certa indifferenza, prende piede un certo disimpegno, cediamo alla stanchezza.
Non sei dei nostri
L’unanimismo è pericoloso in quanto minaccia non solo la libertà di espressione dell’individuo, e la sua libertà di opinione, ma anche la sua legittimità di soggetto che pensa. E il suo diritto di pensare. Insomma, non puoi pensare in modo diverso dagli altri. Peggio ancora, se pensi diversamente dagli altri, non hai più diritto a essere considerato uno dei nostri.
Liberi di sbagliare
Siamo coscienti di avere il diritto di pensare liberamente, cioè di avere opinioni proprie? O siamo paralizzati dalla paura di esprimere il nostro punto di vista, di essere giudicati dagli altri, di uscire da quella che è considerata l’opinione corretta, di sbagliarci? Ma, pensare liberamente non vuol dire proprio accettare di correre il rischio di sbagliarsi, o di essersi sbagliati?
Il nemico più terribile del pensiero libero è dunque la pretesa di voler avere ragione a tutti i costi. O, più modestamente, di non avere mai torto.