Pubblichiamo il testo di Michelle Boninchi, vincitrice del concorso “Giornalisti si diventa”, edizione 2024, nella categoria 16-25 anni.
Molto spesso, nelle conversazioni sulla gioventù della Valposchiavo, si tende a concentrarsi sulle partenze, sugli sforzi che i giovani compiono per cercare opportunità altrove. Tuttavia, un racconto meno frequentemente narrato è quello dei giovani che, nonostante le sfide, scelgono di fare ritorno nella loro Valposchiavo natale, portando con sé non solo bagagli, ma anche sogni e progetti.
Il richiamo delle città e delle opportunità altrove è un’esperienza comune per molti giovani della Valposchiavo. Le scelte educative e lavorative spesso li conducono lontano dalle valli che li hanno visti crescere. Tuttavia, c’è una piccola ma significativa controtendenza: quei giovani che, nonostante tutte le tentazioni della vita altrove, decidono di fare ritorno a casa.
Questi giovani ritornati non sono solo portatori di nostalgia, ma anche di una visione chiara per il futuro della Valposchiavo. Credono nelle potenzialità inespresse della loro terra natia e sono mossi da un desiderio profondo di contribuire alla sua crescita e al suo sviluppo.
Molte storie di ritorno iniziano con l’esperienza di studi o di apprendistato altrove. È durante questi periodi lontani che molti giovani acquisiscono competenze e conoscenze che, alla fine, decidono di investire nella loro comunità di origine. Il ritorno non è solo un atto di amore per la Valposchiavo, ma un impegno concreto nel costruire un futuro che celebri le radici e allo stesso tempo si proietti in avanti con visione.
Il ritorno dei giovani non è privo di sfide. Le limitazioni economiche, la necessità di adattarsi a un contesto diverso rispetto a quello sperimentato altrove, sono solo alcune delle difficoltà che possono emergere. Tuttavia, sono proprio queste sfide a plasmare la determinazione di chi decide di fare ritorno. La prospettiva di creare un impatto tangibile nella comunità di origine spinge questi giovani a superare gli ostacoli e a lavorare instancabilmente per realizzare i loro sogni.
Ad esempio, nella mia esperienza, sono tornata nella splendida Valposchiavo con il sogno di aprire la mia pasticceria, un progetto che rispecchia la mia profonda connessione con questa valle che chiamo casa. Giovane e consapevole delle sfide di un’impresa così grande, ho scelto di procedere con cautela. Invece di avventurarmi immediatamente nell’apertura della mia pasticceria, sto dedicando il mio impegno a un secondo apprendistato. Mi impegno con determinazione all’acquisizione delle competenze necessarie, con l’obiettivo di gestire poi la mia impresa in modo indipendente. Questa scelta non è solo un impegno verso il mio sogno personale, ma rappresenta anche un investimento nel futuro della mia comunità locale.
Oltre alla mia storia personale, vi sono racconti di giovani che, ad esempio, utilizzano la loro qualifica di guide di mountain bike per valorizzare il potenziale turistico della valle, offrendo esperienze uniche lungo i sentieri locali. Altri giovani, invece, stanno dando nuova vita alla comunità riaprendo negozi chiusi da tempo, perseverando nelle attività di famiglia o avviando piccole imprese. Queste storie riflettono la forza dei giovani che credono nel potenziale unico della Valposchiavo.
In questo affascinante contesto, si delinea una rinascita che va oltre il singolo individuo, coinvolgendo l’intera comunità. L’energia positiva generata dai giovani che scelgono di tornare nella Valposchiavo si traduce in un effetto moltiplicatore, stimolando la collaborazione e la coesione sociale. La fusione delle nuove idee con la saggezza delle generazioni più anziane crea un terreno fertile per l’innovazione e lo sviluppo sostenibile. Questo spirito di rinnovamento collettivo, alimentato dalle aspirazioni dei giovani ritornati, sta plasmando un futuro vibrante per la Valposchiavo, in cui la continuità con le tradizioni si fonde armoniosamente con l’apertura verso nuove prospettive.
In conclusione, mentre spesso si pone l’attenzione sulle partenze, è fondamentale riconoscere il valore di coloro che tornano. I giovani che decidono di investire nella loro Valposchiavo natale portano con sé non solo competenze acquisite altrove ma anche una determinazione unica nel costruire un futuro che celebri le radici e, al contempo, sappia affrontare le sfide del presente. La Valposchiavo, con il contributo di questi giovani visionari, può guardare al futuro con fiducia.
Complimenti a Michelle per questo bel contributo: piacevole da leggere e denso di spunti! Le riflessioni mi ricordano il bellissimo romanzo “La müdada” di Cla Biert, tradotto in italiano da Walter Rosselli. Anche Biert racconta di un giovane che s’interroga se partire o restare e sul valore del singolo in una piccola comunità.