Domenica pomeriggio, 19 gennaio, Oscar De Summa è tornato a Casa Besta a Brusio per la rassegna dei Monologanti, presentando il capitolo conclusivo della sua Trilogia della Provincia: La sorella di Gesucristo. La storia segue Maria, una ragazza armata di pistola, che percorre inesorabile la strada del proprio paese fino alla casa di chi le ha fatto subire una violenza. Determinata a ottenere giustizia, intraprende un cammino che assume i tratti di una processione, attraversando una realtà provinciale complessa e cercando di riprendersi ciò che le è stato sottratto: il proprio corpo.
La provincia, incarnata da Erchie, piccolo paese pugliese che richiama le origini di De Summa, e l’Italia degli anni ’70 e ’80, non sono semplici sfondi, ma diventano i veri protagonisti della vicenda, riflettendo i costumi e i valori che scandiscono le azioni dei personaggi. Attraverso le voci e le prospettive degli abitanti, De Summa dipinge con grande efficacia una società intrappolata tra tradizione e cambiamento. Ogni incontro di Maria – dai legami familiari e d’amicizia fino all’intera comunità – diventa un tassello per esplorare l’Italia degli anni ’80: un paese illuso da un progresso artificiale e infinito, ma ancora dominato dall’arroganza e dall’egemonia maschile.
Mentre Maria avanza verso la casa del suo aggressore, personificazione proprio di quella supremazia maschile, qui imposta con la violenza, il paese, inizialmente diviso e riluttante, attraversa una sorta di catarsi collettiva; progressivamente, la comunità si compatta attorno a lei, trasformandosi da ostacolo a sostenitrice del suo coraggio.
Il percorso di Maria rappresenta un potente atto di emancipazione femminile. In un’Italia meridionale ancora intrisa di dinamiche patriarcali negli anni ’70 e ’80, una donna che prende in mano la propria situazione sfida apertamente un sistema che tende a colpevolizzare le vittime. Il racconto si trasforma in un manifesto di resilienza e autodeterminazione, con Maria che sceglie di agire invece di subire, rompendo il silenzio e ispirando una riflessione sulla condizione femminile e sulla possibilità di un cambiamento.
Ma questo viaggio di giustizia solleva anche una domanda universale: si può combattere la violenza senza perpetuarla? De Summa non offre risposte semplici, lasciando agli spettatori il compito di interrogarsi. La violenza è trattata con una crudezza che invita alla riflessione. Nel confronto finale, che culmina dopo un avvicinamento che oscilla tra la tensione di un duello ai confini della frontiera e la solennità di una processione passionale, Maria si trova finalmente faccia a faccia con il suo aggressore. L’uomo, tronfio e arrogante, la sfida a sparare, pronunciando parole provocatorie e vuote. Maria rimane immobile, in silenzio, con l’arma puntata. Poi, nel buio che cala sulla scena, un colpo di pistola squarcia il silenzio. Il racconto si chiude con un atto definitivo e irreversibile, che pone fine a una storia di violenza, ma lascia aperte domande sul peso delle scelte e sulle loro conseguenze.
Con La sorella di Gesucristo, Oscar De Summa consegna una narrazione intima e universale, capace di intrecciare impegno civile e grande qualità artistica. L’accoglienza calorosa del pubblico di Casa Besta testimonia l’importanza di opere come questa, che ci invitano a confrontarci con le nostre ombre e a cercare vie per trasformarle.