Sabato 25 gennaio, nella sala parrocchiale di Poschiavo, l’attrice, regista e drammaturga Egidia Bruno ha reso omaggio a Enzo Jannacci con No tu no, uno spettacolo in cui monologhi di attualità e spaccati di vita quotidiana si sono intrecciati con le canzoni del grande artista milanese, arrangiate al pianoforte dal maestro Alessandro Nidi ed eseguite da Emanuele Nidi.
No tu no nasce con l’intento di raccontare un maestro e un artista come in Italia «non se ne fabbricano più»: un omaggio a Enzo Jannacci, ma anche alla musica, al teatro, all’amicizia e al rapporto tra l’attrice e il cantautore. Egidia Bruno, già nota al pubblico valligiano all’interno della rassegna I Monologanti, riesce a integrare tutto l’affetto e la stima personale per il suo maestro con una celebrazione corale di un artista che ha segnato la storia della musica italiana. I temi trattati, ispirati a momenti comuni della vita quotidiana, si sono legati alle canzoni di Jannacci, che hanno rappresentato il vero fil rouge dello spettacolo: degli estratti dall’opera musicale dell’artista milanese che ne ripercorrono la carriera dagli anni ‘60 in poi.
L’omaggio a Jannacci non ha riguardato solo la sua opera musicale, ma anche la sua poetica unica, caratterizzata da una forte vena nonsense, da cui emergono brani come Il cane con i capelli e Vengo anch’io, no tu no!, esempi di un repertorio surreale che sovverte la logica e invita a riflettere sorridendo.
Tuttavia, come ha dimostrato Egidia Bruno dialogando con l’opera e la figura di Jannacci, il cantautore è stato anche capace di mescolare il personale e il politico all’interno di interpretazioni musicali intense, dal forte impatto emotivo e narrativo. Tra un racconto e l’altro, emerge Il passaggio a livello, che narra una storia fatta di pochi attimi, ma di grande profondità: una coppia ferma ad aspettare il treno, lei che per un momento si apre e si racconta in un modo che lui non conosceva. Ma il treno passa, portandosi via quell’attimo irripetibile.
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Un altro brano significativo proposto da Bruno, testimonianza dell’impegno sociale e civile di Jannacci, è La fotografia (presentata a Sanremo nel 1991), una canzone potente che affronta il tema della mafia attraverso il racconto di un fatto di cronaca nera. Un ragazzo di tredici anni viene ucciso perché ha visto qualcosa che non doveva vedere. Jannacci compone qui un piccolo film in quattro minuti, alternando la voce del padre, che si interroga sulle proprie responsabilità, e quella del maresciallo che invita la gente a distogliere lo sguardo. Le immagini evocate dal testo, come il padre che osserva la fotografia del figlio, sono toccanti e universali, trasformando un dramma personale in una riflessione collettiva. È in brani come questo che emerge con particolare forza la sensibilità di Jannacci verso chi è ai margini, un tratto che affonda le radici nella sua formazione medica e che permea la sua opera musicale.
Lo spettacolo, un gesto di gratitudine nei confronti di un maestro generoso, ha rappresentato un tributo allo sguardo artistico di un grande cantautore italiano. Egidia Bruno riesce a restituire con intensità e sensibilità l’anima di Jannacci, cogliendone il genio, l’ironia e l’umanità. Un omaggio che non si limita alla celebrazione, ma rinnova la voce e l’eredità artistica di Jannacci, restituendone la vivacità, l’ironia e la profondità.