Valanghe: numero vittime sotto la media lo scorso inverno

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L'inverno 2024/2025 è stato tra i più miti dall'inizio delle misurazioni nel 1864 e tra i più poveri di neve

Nell’inverno 2024/25 dieci persone sono morte travolte da valanghe, una cifra nettamente inferiore alle media degli ultimi vent’anni. Nelle Alpi svizzere l’innevamento è stato “fortemente inferiore” alla media.

Dal 1° ottobre al 14 aprile sono state segnalate 172 valanghe catastrofiche, ossia con danni a persone o cose, scrive oggi l’Istituto per lo studio della neve e delle valanghe (SLF) di Davos (GR) sul suo sito. Di queste, 156 sono state provocate dall’uomo. In totale sono state investite 216 persone, un numero superiore alla media degli ultimi due decenni (205). Fino a ieri sono morte dieci persone in nove incidenti, molte meno della media degli ultimi vent’anni, pari a 19.

Secondo l’Istituto grigionese, ciò va ricondotto a diversi fattori: non vi sono stati incidenti con molte vittime, lo spessore medio delle fratture era generalmente basso e quindi meno pericoloso, ma anche “una grande fortuna”. Inoltre il soccorso da parte dei compagni è probabilmente stato effettuato ottimamente.

Il numero delle valanghe con danni materiali sono state 21, pari ad appena un quarto della cifra media bidecennale fino a fine settembre (84). Il bilancio definitivo sarà quindi possibile solo tra poco meno di sei mesi.

Inverno tra i più poveri di neve

L’inverno 2024/2025 si colloca tra i dieci più miti dall’inizio delle misurazioni nel 1864. Inoltre nelle Alpi svizzere, soprattutto in quelle orientali, è stato tra i più poveri di neve. Il motivo principale sta nelle poche precipitazioni tra novembre e aprile nella gran parte della catena montagnosa elvetica, afferma l’SLF.

Il maggiore deficit ha interessato il nord e centro dei Grigioni, dove l’assenza di precipitazioni è stata più pronunciata: qui la neve presente a 2000 metri a metà aprile era pari solo al 29% rispetto alla media pluriennale dal 1991 al 2020.

Sul Weissfluhjoch (2536 metri) sopra a Davos la quantità di neve è al momento di solo 121 cm, a fronte di una norma di 218 cm: l’ultima volta che si è registrata un’altezza del manto nevoso similmente bassa a metà aprile è stato nel 1972.

Il deficit di neve minore a 2000 metri di quota è stato osservato a sud della cresta principale delle Alpi, dove era presente il 42% della media. A livello nazionale la quantità di neve attualmente è pari al 36% dei valori consueti.

L’incursione dell’inverno si è fatta attendere

L’istituto riferisce di due incursioni dell’inverno lo scorso autunno: il primo a inizio ottobre sui ghiacciai d’alta montagna al di sopra dei 3000 metri con ripetute nevicate durante tutto il mese. Il secondo dal 19 al 22 novembre: nelle regioni occidentali e settentrionali ci sono state nevicate “straordinariamente abbondanti” fino a bassa quota. Il pericolo di valanghe è aumentato in modo netto, raggiungendo temporaneamente il grado 4 (forte) in alta montagna.

In dicembre ha nevicato ripetutamente. Un “meraviglioso regalo di Natale” sono state le intense e persistenti precipitazioni nevose dal 21 al 24 dicembre nelle regioni occidentali e settentrionali, che hanno assicurato apporti abbondanti sulle Alpi svizzere, migliorando le condizioni di innevamento al di sopra dei 2000 metri.

Quello tra Natale e Capodanno, caratterizzato da sole e temperature straordinariamente miti, è stato uno dei periodi di maggiore attività valanghiva dell’inverno 2024/25: in soli 7 giorni – rileva l’SLF, gli appassionati di sport invernali hanno causato il distacco di 98 valanghe, che hanno travolto 22 persone.

Ticino come fulcro delle nevicate in Svizzera

In gennaio le regioni meridionali e occidentali delle Alpi sono state interessate a più riprese da copiose nevicate. A portare una quantità particolarmente abbondante di neve è stata una situazione di sbarramento da sud seguita da un marcato fronte freddo fra il 25 e il 29 gennaio 2025. Nelle regioni occidentali e sulla cresta principale delle Alpi dal passo del Lucomagno a quello del Bernina e a sud di essa è caduto oltre un metro di neve, comportando la maggiore attività valanghiva di tutto lo scorso inverno, con moltissime slavine spontanee di dimensioni grandi e anche molto grandi.

Dal 9 al 17 marzo una pronunciata situazione di sbarramento da sud ha causato un intermezzo invernale con abbondanti nevicate nelle regioni meridionali. In una settimana, in Ticino e nella zona del Sempione è caduto fino a 1,5 metri di neve al di sopra dei 1800 m circa, ma anche nelle regioni occidentali sul Gran San Bernardo e in quelle orientali dalla valle Bregaglia alla zona del Bernina i nuovi apporti sono stati di quasi un metro, accrescendo nuovamente l’attività valanghiva.