Le strade storiche non sono solo infrastrutture, ma testimoni della storia e strumenti di connessione tra popoli e culture. Durante un incontro a Sondrio, Maurizio Boriani, del Politecnico di Milano, ha proposto l’inserimento di alcune di esse nella lista transfrontaliera dell’UNESCO, ponendo l’accento sulla loro rilevanza storica e sulla cura esemplare con cui, in particolare, la Svizzera le preserva. Tra gli esempi citati, spiccano le strade dello Spluga, dello Stelvio e del Bernina, opere ingegneristiche di grande valore, la cui tutela rappresenta una sfida e un’opportunità per una collaborazione internazionale tra Italia, Svizzera e Austria.
«Non sono svizzeri per niente: hanno restaurato persino i paracarri». E dunque per le “strade storiche” un auspicabile riconoscimento Unesco
«Ci sono due nazioni, in particolare, che hanno fondato la loro storia sulle strade: la Svizzera e gli Stati Uniti. Di questi ultimi conosciamo l’epopea della conquista dell’Ovest resa famosa per esempio da tanti film hollywoodiani. Concentriamoci ora più prosaicamente sul paese alpino confinante che fa da cerniera in Europa», così Maurizio Boriani, del Politecnico milanese, buon conoscitore del nostro quadrante alpino.
La viabilità storica “moderna”: tutela, conservazione, riuso questo il titolo, molto tecnico della sua relazione, che si è però conclusa con una proposta di grande impatto: l’inserimento di alcune “strade storiche” nella lista transfrontaliera Unesco.
Il focus dell’incontro, svoltosi nella sede sondriese della Banca Popolare sabato 15 marzo, era la presentazione di un volume concernente l’opera dell’ottocentesco ingegnere Guido Donegani, facitore delle strade dello Spluga e dello Stelvio, per limitarci alle più note (volume sul quale torneremo più avanti).
Maurizio Boriani è partito in premessa dalla constatazione che il paese che ha più siti riconosciuti dall’Unesco è l’Italia. Candidarne altri è improponibile, a meno che non si individuino nuovi argomenti (non dunque i “soliti”, peraltro benemeriti, centri storici) e collaborazioni transfrontaliere.
E qui entrano in gioco i misconosciuti “arredi” viari e l’affermazione lodante di Boriani: «Non sono svizzeri per niente: hanno restaurato persino i paracarri».
La conservazione delle vie di comunicazioni storiche è il titolo di una “guida tecnica di applicazione” redata e pubblicata dall’Ufficio federale delle strade, USTRA. Tutto, proprio tutto, viene trattato in dettaglio. “l paracarri” è il sottotitolo settoriale, declinato poi così: definizione e funzione; forma e sostanza tradizionale; importanza nella rete di comunicazione storica e nel paesaggio antropizzato; pericoli; interventi conservativi.
E qui ci fermiamo senza ulteriori dettagli tecnici.
Boriani ha quindi presentato come esempio encomiabile quanto si è fatto su due strade di grande importanza commerciale e strategica: per il Sempione l’Ecomuseo e per il San Gottardo i restauri in val Tremola e il Centro visitatori.
Le vie che potrebbero entrare in gioco inizialmente potrebbero essere le due già segnalate, a cui andrebbero aggiunte proprie quelle “di Donegani”: quindi Spluga e Stelvio. E, tra le due, una geograficamente intermedia e storicamente meno antica, la strada del Bernina. Ai paesi alpini già citati, Italia e Svizzera, se ne potrebbe aggiungere un terzo, per aumentare il peso specifico della candidatura: dunque l’Austria con la strada del Großglockner.
Per gli ulteriori e necessari passaggi sarà necessaria una forte e costante presenza delle istituzioni. Ma le carte da giocare sono buone.
Eccone alcune: «La viabilità antica è fonte certa di saperi e pratiche utilissime anche per noi. Essa doveva attenersi strettamente alla natura del territorio, adattandosi alla morfologia del luogo attraversato, cercando il punto più adatto per superare gli ostacoli, piegandosi ad ogni necessita del terreno, alla presenza di fiumi e torrenti, rocce. L’antica viabilità è dunque strettamente caratterizzata da un coerente quanto intelligente adattamento al suolo che la deve accogliere e che raramente viene “forzato” oltre certi limiti per essere indotto a consentire il passaggio all’uomo».
Conclude Boriani: «E, particolare non irrilevante, le vie transalpine hanno, insieme alla natura sopra spiegata, la fondamentale vocazione di mettere in comunicazione, in contatto civiltà diverse, permettendo lo sviluppo delle conoscenze reciproche dei popoli, gli scambi commerciali , culturali e, in sintesi, scientifici».
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Il volume “Guida allo Stelvio” , edito dall’Istituto ricerca e studi Carlo Donegani, è stato redatto da Cristina Pedrana e coordinato da Carla Maria Fay