Nunzia Tirelli si racconta. Una performance e due laboratori labaniani a Festa danzante Poschiavo

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Un’edizione dedicata alla natura e alla bellezza (17-18 maggio 2025)

Tra pochi giorni, sabato 17 e domenica 18 maggio, Poschiavo sarà ballerina! Vi aspetta un ricco programma, con lo spettacolo di apertura in Piazza, sabato alle ore 14.00, seguito da corsi di ballo e movimento per grandi e piccini (gioco in movimento, tango, danza immaginale e salsa e bachata). Lo spettacolo serale di sabato prevede Paesaggi di Kokoro (Nunzia Tirelli) e un’esibizione di Tango con Domenico e Ausilia Conci, seguita da una Tanda (scopriremo la sera stessa che cos’è!) e, per concludere la serata, ballo per tutti con il DJ Luigi Bonelli.

Domenica, il movimento e la danza invaderanno di nuovo la Piazza con Slowed Landscapes di Moni Wespi, alle ore 13.00, e Les Fleurs Sauvages della MARCHEPIED Cie (Losanna, Premio svizzero delle arti sceniche 2024), alle ore 14.00. Ma prima ancora, dalle ore 10.00 alle ore 12.00 ci sarà un laboratorio di approfondimento condotto da Nunzia Tirelli, di cui segue un’intervista di Vanessa Giannò, addetta stampa per la Festa danzante della Svizzera italiana.

Nunzia Tirelli, danzatrice e coreografa ticinese, è stata insignita del premio Patrimonio della danza in Svizzera (2014) ed è stata membro della Giuria dei Premi svizzeri delle arti sceniche (2018-2024). A Poschiavo, sarà presente alla Festa danzante (17-18 maggio 2025) con tre appuntamenti, di cui ci racconta la storia.

© BAK / Adrian Moser

Com è stato il tuo percorso artistico, come sei arrivata alla danza labaniana?

Sono quasi cinquant’anni che sono nell’ambito della danza. Ho iniziato in Ticino con Claudio Schott, uno dei primi coreografi della Svizzera Italiana (compagnia Progetto Danza). È stato un momento di grande fermento! Sono cresciuta con la tecnica di Martha Graham, codice straordinario ideato da una donna straordinaria, ma poi, dopo dodici anni di lavoro intenso nella danza, ho sentito il bisogno di esplorare altri territori. Ho incontrato Cristina Castrillo e il Teatro delle Radici e c’è stata una svolta nella mia vita, perché ho compreso che c’era un altro territorio da sondare, quello del danzatore creatore. Tutto il lavoro creativo, di introspezione così sottile di Castrillo mi ha spalancato un universo: per dodici anni sono stata intensamente con lei e la sua compagnia, abbiamo girato il mondo con spettacoli di una profondità indescrivibile. Dopodiché, la mia indole irrequieta si è fatta risentire e ho iniziato ad esplorare il mondo di Rudof Laban: ho frequentato il Trinity Laban di Londra per approfondire gli studi coreologici, ho seguito la formazione di danzaterapia e ho studiato l’analisi del movimento con la scuola del Lims di New York. Al Monte Verità di Ascona, dal 2013 al 2019, ho organizzato poi con Giona Beltrametti una serie di eventi Laban, portando personalità straordinarie proprio dove il grande coreografo aveva organizzato i suoi corsi estivi (1913). In questi ultimi cinque anni, la mia danza è anche influenzata dalle pratiche di yoga sciamanico e giapponese, che ho appreso da Selene Calloni Williams a partire dal 2020. Mi sono immessa in un sentiero, portando con me il bagaglio di esperienze acquisite, dove la danza acquista la sua forma originaria nel rapporto con la natura e nel percepire il corpo come dimora del sacro, proprio come Laban aveva intuito. Tutto ritorna ciclicamente e il mio lavoro di oggi è orientato verso l’aspetto spirituale, profondo, mistico. Mi risuona ciò che Laban scrisse nel 1935: “un paesaggio nascosto e dimenticato giace là: la terra del silenzio! Il regno dell’anima, e al centro di questa terra si trova il tempio oscillante” (ovvero il corpo!). Credo di aver sempre ricercato una danza antropologica, che appartenga a ogni essere umano.

… come si svolgeranno i tuoi incontri a Poschiavo?

La meditazione per me è una sorta di rivoluzione: Chi medita è rivoluzionario… perché si stacca dal condizionamento, dal giudizio, dal confronto a cui la nostra civiltà ci porta costantemente …

I laboratori che condurrò a Poschiavo sono rivolti a tutti. Sabato toccherò gli aspetti della forma e dello spazio armonico: lo spazio vuoto permette alla forma di manifestarsi, come il movimento. Non è il mio io, il mio ego che fa il gesto, ma è la relazione tra lo spazio che si offre e la mia maniera di penetrarlo, sollevarlo, circondarlo… A partire da forme immobili, che possiamo constatare in natura, lavoreremo insieme sulla loro relazione creando piccole composizioni, nella semplicità del gesto. Domenica, introdurrò anche una meditazione coreutica, in movimento, con l’obiettivo di stare in armonia profonda con il proprio essere, con l’ambiente e con gli altri. Lasciando andare i pensieri mentali e stando con gli altri nel proprio corpo, mediante esercizi di respirazione, entreremo in questa “terra del silenzio” o, per dirla, come Selene, in questa “foresta immaginale”, che è uno stato ampliato della coscienza, diversamente dalla “terra dell’avventura” che caratterizza il quotidiano. È un lavoro di anima dove, sulla soglia tra conscio e inconscio, tra vita e morte, sorgono immagini primordiali … si è nel mondo, ma non con il mondo! Questo lavoro si ricollega al percorso di danzaterapia e di movimento autentico che porto con me.

Il corpo transita in luoghi dello spazio armonico, crea danze che sono preghiere!

La performance Paesaggi di Kokoro inizia con un poema di Franco Beltrametti basato sui mudra – musicato quindici anni dopo da Giancarlo Locatelli e scritto (da me) con la coreografia del motiv writing. La mia è una preghiera che offro al pubblico, non posso chiamarlo spettacolo. Si tratta di una sequenza di momenti, di “paesaggi” legati da un filo rosso e che segnano il mio percorso di viaggio tra il visibile e l’invisibile. È una sorta di mandala che si compone mano a mano di nuove esperienze e che porta delle visioni che non sono propriamente le mie storie personali, ma che vengono tradotte con simboli che appartengono all’universale, come ho appreso da Castrillo.

Nella mia ricerca, porto avanti quello che ho imparato dalla mia pratica buddista di 35 anni e dai miei maestri, che sono ormai nelle mie cellule e nella mia vita profonda. Sto ritrovando in questo momento tutti i fili dorati che ho intessuto in questi anni…  è un po’ come se tutti i pezzi del puzzle si rimettessero insieme!