Venerdì 16 maggio, Casa Console ha presentato una serata musicale dedicata alla musica cameristica spagnola, ospitando il Trio Rodin, tra gli ensemble ispanici più apprezzati del genere. Ciò che ha reso il concerto ancora più speciale è stata la presenza del pianista madrileno Jorge Mengotti, la cui famiglia affonda le radici proprio a Poschiavo. Un ritorno simbolico, forgiato in musica, che ha unito passato e presente tra radici familiari e arte.
Come ha sottolineato Moreno Raselli, direttore del Museo d’Arte, introducendo il gruppo, si è trattato di un ritorno alle origini che ben si inserisce nello spirito di apertura internazionale di Casa Console. E che ha trovato un ambiente ideale anche nella sala concerti del Museo, che con la sua atmosfera intima ed elegante si è trasformata in un salotto musicale d’altri tempi, perfetto per la musica da camera e fedele allo spirito conviviale e raffinato delle sue origini.
Fondato nel 2011 a Utrecht e con oltre 300 concerti all’attivo in alcuni dei principali teatri e festival europei, il Trio Rodin si è affermato come una delle formazioni cameristiche più rilevanti della scena contemporanea, ottenendo numerosi riconoscimenti in concorsi internazionali.
L’ensemble – formato da Jorge Mengotti al pianoforte, Carles Puig al violino e la violoncellista ospite Ana Mula – ha proposto un programma ispirato a quattro compositori emblematici del repertorio iberico cameristico: Enrique Fernández Arbós, Enrique Granados, Tomás Bretón e Joaquín Turina. Le loro opere, alcune rare da ascoltare dal vivo, alternano slanci brillanti e momenti lirici, accenti folklorici e raffinati impasti timbrici. Il concerto ha così offerto una preziosa occasione per riscoprire un repertorio poco frequentato ma ricco di fascino e valore musicale.
I tre musicisti hanno dato prova di un’intesa profonda e spontanea, che si è tradotta in un dialogo musicale fluido, denso di sfumature ed emozioni. Un repertorio che fonde la forma colta della musica da camera con l’anima popolare delle danze, dei ritmi e delle armonie tipiche della tradizione spagnola. Una musica che racconta paesaggi assolati, città in festa, malinconie e seduzioni andaluse. Colta, sì, ma attraversata da accenti vitali e gioiosi, che hanno spesso illuminato i volti del numeroso pubblico presente in sala, arrivando dritta al cuore.
Dall’energia contagiosa di Arbós alle sfumature delicate di Granados, fino alle atmosfere dense di suggestione delle Danzas Gitanas di Turina, ogni brano ha saputo coniugare l’eleganza della scrittura cameristica con la vitalità delle radici popolari, portando la Spagna dentro le mura ottocentesche di Casa Console.
Al termine del concerto, l’applauso caloroso ha suggellato non solo la qualità dell’esecuzione e dell’arrangiamento, raffinato e dotato di grande senso narrativo, ma anche il valore simbolico della serata. Grazie a Jorge Mengotti e ai suoi compagni di viaggio, la musica ha costruito un ponte tra Poschiavo e la Spagna, tra la memoria familiare e la vitalità della scena musicale iberica.