Valposchiavo in treno – Ottava Tappa

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    “Halt auf verlangen, fermeda su domanda”: il messaggio audio ricorda ai passeggeri che tra qualche minuto arriveremo a Cavaglia.

    E’ tardo pomeriggio, il sole se ne è andato da un pezzo, ma il cielo brilla ancora come accade in inverno, quando l’aria è frizzante, sottile, tersa. C’è fermento in carrozza; chi è qui per la prima volta scruta il paesaggio dai finestrini, chi è avvezzo alle meraviglie della tratta si mette comodo perché sa che si attenderà un po’, depone libri o giornali e volge lo sguardo verso il Palù.

    Lassù il sole splende ancora, gemma di ghiaccio in questo inverno senza neve. Un lieve fremito e il trenino riparte, giusto il tempo di incrociare gli sguardi un po’ stanchi dei tanti turisti che sul convoglio in discesa rientrano a Poschiavo o a Tirano dopo una giornata in quota. Ora sì che si sale, ci sono da superare oltre trecento metri di dislivello per raggiungere i 2065 m della stazione Alp Grum; si sale con una lunga spirale che attraversa i boschi e sovrasta il lago Palù.

    I ricordi corrono veloci a quel settembre assolato di qualche anno fa quando, in occasione di Alp Week, ne approfittai per concedermi la lunga escursione verso il lago glaciale ai piedi del Palù per rientrare poi dalla balconata rocciosa che sovrasta l’Alpe Palù. Ambienti austeri e grandiosi, puntuti e aspri come solo l’alta montagna sa essere, tuttavia resi più rassicuranti proprio dal Trenino Rosso che, con la sua regolarità, scandisce il tempo degli escursionisti e rappresenta un punto di riferimento.

    Suona il Trenino, suona allegro, si annuncia ai passeggeri in attesa, si annuncia agli appassionati che spalancano le finestre dell’albergo e scattano foto per immortalare la motrice rossa che sale agile. Oggi fa freddo e non c’è la folla che si accalca come accade in estate, quando escursionisti e turisti da tutto il mondo si incontrano qui, a duemila metri di quota, salutano il Piz Palù e attendono di riprendere il viaggio.

    Nel penultimo giorno dell’anno quassù, questa sera, ci sono solo passeggeri in transito diretti verso l’Engadina o Chur o appassionati di montagna che rientrano alla base o si preparano a trascorrere qui la serata; c’è silenzio, un silenzio rasserenante che riconcilia con il mondo, in un momento in cui siamo tutti un po’ più inclini a fare bilanci; nell’aria trasparente, laggiù in fondo, brilla Poschiavo con le sue luci che raccontano dell’operosità del nostro borgo e ancora più giù si scorge la luminescenza della Valtellina, le cui cime sono raggiunte dagli ultimi raggi di sole.

    Da quassù, da questo pulpito naturale la quotidianità si trasforma, il tempo scorre senza frenesia, la montagna parla agli animi e racconta di desideri da realizzare e sogni da vivere. Le ultime luci del giorno ci accompagnano mentre il Trenino riprende la marcia: un fremito poi un ronzio che cresce ed eccoci di nuovo in marcia, verso l’Ospizio Bernina, là dove la Valposchiavo saluta l’Engadina.


    Chiara M. Battistoni