Ai XXIII Giochi olimpici invernali che si sono svolti dal 9 a 25 febbraio in Corea del Sud, nella contea di PyeongChang, ha fatto la sua prima apparizione olimpica la pattinatrice di origini valposchiavine Alexia Paganini, classificandosi 19a nel programma corto e 21a in quello libero.
Alexia, com’era l’ambiente delle Olimpiadi visto in prima persona e come hai vissuto quest’esperienza?
Incredibile, solo quando ho messo i pattini e ho appoggiato le lame sul ghiaccio di Gangneung ho realizzato che stava veramente accadendo. Un sogno che si è avverato.
Quali sono le differenze principali che hai riscontrato rispetto all’ambiente degli Europei di Mosca?
Le olimpiadi hanno qualcosa di magico. Alle olimpiadi invernali sono inclusi tutti gli sport invernali, non si tratta di un semplice mondiale concentrato su una sola o su poche discipline. E’ bellissimo potersi confrontare con atleti in altri sport e capire che in fin dei conti lo spirito, le basi per poter fare bene in uno sport sono sempre quelle: tanto lavoro, volontà, disciplina, e persistenza.
Com’è stato potersi confrontare con le migliori pattinatrici al mondo e cos’hai imparato?
Un’ottima esperienza. Ho ancora tanto da apprendere, anche se dal punto di vista tecnico posso competere con le migliori.
Ho imparato a gestire e controllare il mio stato d’animo, anche sapendo che c’era tutto il mondo che guardava. Inoltre ho capito che ci vuole tempo per costruirsi una reputazione, una storia nel pattinaggio artistico.
Com’è stato abitare con gli altri atleti svizzeri? Come ti sei trovata?
Mi sono trovata benissimo. Avevamo un appartamentino nel villaggio olimpico (quello vicino a campi di ghiaccio) con i pattinatori di velocità Livio Wenger e Ramona Haerdi.
Ti piacerebbe poter rivivere l’esperienza dei giochi invernali a Pechino nel 2022? Sicuramente sì, e spero di aver l’opportunità di poter partecipare e rappresentare la Svizzera.
Angelica Costa