Tre giorni di entusiasmo, allegria e adrenalina
C’è un’aria festaiola tra le montagne di Bormio: la Magnifica Terra di leonardiana memoria (sempre che Leonardo sia davvero passato da qui) offre il meglio di sé in questi giorni; da Santo Stefano è “sotto assedio” da squadre di atleti e tifosi da tutto il mondo che si sono dati appuntamento qui per tre giorni di gare sulla celeberrima pista Stelvio.
Tra dossi e muri, traversi e canalini la Stelvio è considerata a ragione una delle piste più impegnative e spettacolari del circuito mondiale dello sci, una pista mai scontata, che accanto alle caratteristiche del terreno associa ogni anno le asperità del clima, visto che le variazioni di quota sono notevoli e l’arrivo in paese, a 1225 metri, subisce inevitabilmente i cambiamenti della temperatura. La Stelvio però, ha un altro vantaggio, che dalla televisione non si coglie: se raggiungete la storica piazza del Kuerc e vi girate verso la monumentale parrocchia di San Gervasio e Protasio, vedete tutto lo sviluppo della parte finale della pista.
E’ davvero la Coppa del Mondo a due passi da casa, che potete seguire dal centro del paese così come dalle tribune che fanno bella mostra di sé in prossimità del villaggio sportivo, proprio là dove, molti anni fa, partiva la cabinovia che da Bormio raggiungeva il Ciuk, oggi famoso per il salto e poco più sotto per il muro di San Pietro. Su questa stessa pista, dura come il cemento dopo le gare di Coppa del Mondo, si tiene a fine gennaio la giornata Peak to Creek, una sciata mozzafiato con porte direzionali che da Bormio 3000 porta ancora qui, a Bormio. Archiviate le discese del massimo circuito internazionale dello sci, la Stelvio non si riposa affatto; anzi, da fine dicembre in poi comincia per lei un lungo periodo di competizioni nazionali e regionali, manifestazioni e feste, occasioni “mondane” che la tengono in ottima forma.
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Con la prospettiva delle Olimpiadi 2026, poi, la Stelvio è il cuore della Montagna di Lombardia, che ha in questo comprensorio e in Santa Caterina Valfurva i fiori all’occhiello della propria offerta. E’ entusiasmante vivere le gare di sci a bordo pista, ascoltare con qualche brivido il sibilo degli atleti e il suono delle lamine che mordono il ghiaccio, immaginarsi nelle tute e nei caschi di questi atleti. I ricordi corrono lontano quando nel 1985 qui si cimentarono per la prima volta Franz Klammer e Pirmin Zurbriggen; non era la Stelvio di oggi, almeno nella parte alta, ma aveva già tutto il fascino inquietante di una pista lunga e massacrante. Poi fu la volta dei Mondiali 2005, con la vittoria di Bode Miller che alloggiava nel suo camper a due passi dalla funivia. Da quell’anno in poi, con la parentesi di Santa Caterina Valfurva che ha permesso di tenere in alta valle la competizione, è stato tutto un susseguirsi di successi, fino alle giornate di questo fine 2019.
Prima l’oro di Paris nel recupero della Val Gardena, poi il podio tricolore e rossocrociato del 28 dicembre. Emozionante assistere alla premiazione, in un turbinio di bandiere svizzere e italiane. Ancor più sorprendente, però, assistere alla discesa di Urs Kryenbuehl, sbucato sui curvoni finali quasi all’improvviso, con una velocità nettamente superiore agli altri, protagonista, forse proprio per la velocità, di una lieve incertezza nel cambio peso prima dell’ultimo salto. Il boato della tribuna, accompagnato dai campanacci e dalle bandiere, ha accompagnato il suo formidabile secondo posto, dopo il terzo di Beat Feuz. Un podio tutto da festeggiare, un podio davvero di grandi atleti. Che gioia, per una volta, festeggiare Italia e Svizzera insieme!
Chiara Maria Battistoni