I saperi sulle filiere valposchiavine di cereali e castagne in due tavoli di lavoro

0
703

Lo scorso lunedì, 7 marzo, a Poschiavo, presso la sede del Polo Poschiavo, si è tenuto un incontro dedicato alla raccolta di saperi immateriali, bisogni e proposte per la valorizzazione delle filiere dei cereali minori e delle castagne nel territorio della Valposchiavo. Questi tavoli di lavoro sono stati realizzati nell’ambito del progetto Interreg Italia Svizzera “LIVING ICH” e sono inseriti nel contesto delle attività dell’Ipermappa di Comunità “Valposchiavo Smart Valley Bio”, tavoli analoghi sono stati organizzati nei giorni precedenti in Valtellina a Teglio e a Castello dell’Acqua. Essi serviranno da modello per incontri che avverranno in futuro negli altri territori coinvolti dal progetto: Alta Val Venosta, Val Monastero, Engadina Bassa, Val d’Aosta e Vallese.

Il patrimonio immateriale vivente a cui si rifà “LIVING ICH” è fatto di tutte quelle tradizioni che vengono coltivate e tramandate da una comunità. La Valposchiavo da anni è consapevole che questi saperi sono fondamentali come base per uno sviluppo sostenibile ed avendo già affrontato un percorso composto da varie tappe (Progetti Interreg Italia Svizzera, AlpFoodway, 100% Valposchiavo) è arrivata oggi, insieme a comunità di tutto l’Arco Alpino che stanno facendo esperienze analoghe, a formulare la proposta di iscrizione nel Registro delle Buone Pratiche del Patrimonio Immateriale UNESCO, ovvero di porsi come modello da esportare in tutto il mondo.

“Da molti anni la Valposchiavo lavora su questo tema, – ci spiega il direttore del Polo Poschiavo Cassiano Luminati – negli ultimi anni il settore agroalimentare è diventato trainante anche in ambiti diversi da quello agricolo, come quello produttivo, quello economico e quello turistico. Mettendo al centro dello sviluppo territoriale tutto questo si è aperta la strada a scenari sempre più interessanti, portandoci a diventare una sorta di modello da imitare, di laboratorio da esportare in molteplici realtà montane in tutto il mondo”.

Questa serie di incontri incentrati sulle filiere dei cerali minori (segale, grano saraceno, orzo… ) e su quella della castagna ha lo scopo di far capire quanto sia fondamentale salvaguardare questo patrimonio di conoscenze e quanto sia importante mettere al sicuro lo “scrigno della memoria” di ogni filiera senza però dimenticare l’innovazione. A organizzare e guidare il percorso dei tavoli di lavoro a Poschiavo la cooperativa “Codici” di Milano, sodalizio meneghino molto attivo nelle attività di ricerca con le comunità locali, in questo caso nella sua funzione di valorizzare la cittadinanza attiva.

“Inizialmente è stato abbastanza difficile passare dalla ricerca in un contesto di territorio urbano a uno montano, – così spiega ai microfoni di “Voci del Grigioni italiano” il sociologo di “Codici” Stefano Laffi – perché l’attitudine a parlare, a raccontarsi, è diversa. E’ servito più tempo per guadagnarsi la fiducia sul territorio montano, ma poi una volta sbloccato il meccanismo iniziale di conversazione, la popolazione è stata molto contenta, si è molto aperta. I nostri incontri avevano due obiettivi fondamentali, il primo era capire la storia degli abitanti, chi erano, le loro vicende, dai coltivatori agli esperti del settore; la seconda tappa era incentrata sulla la raccolta dei saperi immateriali, quello che queste persone sanno, che hanno scoperto, hanno appreso da genitori e nonni e hanno tramandato ai figli, intorno a queste coltivazioni. Il sapere immateriale infatti sta dietro qualcosa che non è scritto, non si è studiato a scuola, ma tramandato nelle famiglie e nel territorio”.

Tutte questa raccolta di saperi, di istanze del territorio e dei protagonisti delle filiere finiranno in una sorta di libro bianco che servirà da base di discussione quando, in un secondo momento, verranno convocati enti ed istituzioni del territorio.

“Nel prossimo futuro organizzeremo un tavolo politico con tutti quelli che decidono e dirigono i valori del territori interessati, – prosegue il sociologo di “Codici” – questo, nelle intenzioni, farà in modo che queste istanze diventino pratiche, norme, regolamenti. In estrema sintesi vorremmo saldare la parte della produzione con la parte della decisione territoriale. Vorremmo far capire a tutti che chi ha una sorta di pratica quotidiana con questi saperi (per esempio chi ha pezzo di terreno con dei castagni) non si rende bene conto che quello che ha è un sapere utile a tutti. Questo perché quello che fa è semplicemente la sua vita, non pensa che sia nulla di speciale, magari di mestiere fa altro e non ha quel tipo di attenzione, di valorizzazione del suo operato. Ho comunque sentore che negli ultimi anni questa consapevolezza stia crescendo, noto che per esempio nelle nuove generazioni l’approccio alla coltivazione è più professionale di un tempo, tutto questo mi indica che in molti hanno già capito di avere per le mani qualcosa di prezioso, da non perdere”.

Durante lo svolgimento della giornata dei saperi a Poschiavo l’atmosfera creatasi è stata molto buona, si sono tenute delle interessanti discussioni, molto partecipate, intorno ai due tavoli di lavoro. Ci si è soffermati in particolar modo su quello che nelle filiere ancora non funziona, quello che invece funziona e va tenuto e infine sulle proiezioni verso il futuro. E’ emerso che quello che più serve al momento è una adeguata formazione a tutti i livelli (produttori, interna, scambio di esperienze, cura della selva, ecc.) e che realizzarla non ha problematiche insormontabili. Grazie ad azioni mirate come corsi e piccole sperimentazioni da fare si potranno ovviare alcune lacune pregresse e in seguito i comuni e le istituzioni potranno entrare in gioco per rendere tutto il processo ufficiale.

“Del materiale raccolto in questi tavoli poschiavini si farà una valutazione e si metterà a confronto con i due tavoli valtellinesi di Teglio e Castello dell’Acqua, – conclude Cassiano Luminati – poi a maggio o giugno ci sarà un tavolo di lavoro politico. In settembre organizzeremo una restituzione pubblica di quanto raccolto e messo a confronto con una mostra itinerante tra Valposchiavo e Valtellina. Diciamo che con questi primi tavoli abbiamo aperto le danze, sperimentando una modalità di intervento nel modo di raccogliere istanze e lavorare con la comunità, che sarà di modello per gli altri territori coinvolti nel progetto “LIVING ICH” (Alta Val Venosta, Val Monastero, Engadina Bassa, Val d’Aosta e Vallese)”.

Ivan Falcinella
Membro della redazione