Un colloquio con Ursina Lardi, a Poschiavo sul set di “L’età della Magia”

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Nei giorni scorsi nel borgo di Poschiavo si sono svolte le riprese di alcune scene del film L’età della magia. Tra gli attori presenti anche Ursina Lardi, poschiavina d’origine e figlia dell’ex podestà Bernardo Lardi. 

Ursina è quello che definirei una instancabile e appassionata lavoratrice dello spettacolo: molti i suoi lavori a teatro (specie con la Schaubühne di Berlino) che l’hanno portata a calcare i palchi di tutto il mondo, oltre venti i film in cui ha recitato e numerose le partecipazioni in produzioni televisive, tra cui la più nota al grande pubblico risulta quella ad alcune puntate della serie poliziesca tedesca “Tatort”.  
Nonostante la fatica del suo lavoro, quando la incontro nel chiostro adiacente alla chiesa protestante di Poschiavo, dopo una giornata di riprese, Ursina è sorridente e disponibile, pronta a rispondere a tutte le mie domande. 
Ursina conosce molte lingue e parla un ottimo italiano, ma per motivi anche affettivi sceglie il dialetto per l’intervista: alle mie domande in valtellinese risponde in perfetto poschiavino, creando subito un’atmosfera più familiare.

Hai vissuto cinque anni a Poschiavo, hai dei ricordi della Valposchiavo di allora?
Ho vissuto i primi cinque anni della mia vita a Poschiavo e poi altri cinque in Engadina. Per me, però, Poschiavo non è solo un luogo del passato e del ricordo, cerco di venirci almeno una o due volte all’anno e lo frequento abbastanza regolarmente.
Certo, ho molte belle memorie d’infanzia. Mi ricordo della nonna e degli zii, delle zie, dei tanti cugini, delle giornate a monte. Questo luogo lo ho sempre trovato speciale. Tutto girava un po’ attorno alla grande famiglia del papà, dodici tra fratelli e sorelle… E non una famiglia qualsiasi ma con delle forti personalità. 

È stato importante per te cambiare tanti luoghi, regioni e lingue?
In effetti questo plurilinguismo per me è sempre stato importante, ho cominciato imparando le prime tre, il romancio, l’italiano e il tedesco e poi ne ho aggiunte un paio di altre e ora lavoro in tutte le lingue che conosco: per esempio giro in francese, italiano, inglese.

In teatro soprattutto in tedesco?
Sì certo, anche se con la Schaubühne facciamo molte tournée. Allora quando sono in un altro paese e sto recitando un monologo, cerco sempre di cominciare con la lingua locale, come per esempio al Piccolo Teatro di Milano in italiano o in Spagna in spagnolo: credo che sia parte di me. 

È la prima volta che lavori a Poschiavo con un film? Che sensazioni dà?
Sì è la prima volta. È bello e interessante mescolare lavoro e famiglia! Incontrare le persone, chi mi conosce, chi invece ha conosciuto il papà (il già podestà Bernardo Lardi) o lo zio Massimo, mio padrino. È passato anche oggi per vedere un po’ il set e cosa accadeva… Peccato solo che siamo qui soltanto per un paio di giorni, un po’ mi sarebbe piaciuto che fossimo rimasti per tutto il film!

C’è una vena artistica in famiglia possiamo dire?
La mamma suona viola e pianoforte, mentre il papà oltre alla sua attività di avvocato e di politico dipingeva e scolpiva, il padrino scrive, e così anche altri zii e zie.  Sì direi che un qualcosa di artistico l’ho sempre respirato in famiglia un qualcosa c’è, l’arte ha sempre avuto un significato per noi. Inoltre la mamma suonava sempre anche con noi figli: una sorella ha studiato il violino, un’altra la chitarra, mio fratello il sassofono.

Anche tu suoni degli strumenti musicali?
Sì, io suono il pianoforte e mi è capitato di utilizzarlo anche a teatro in più di un’occasione. Tornando all’arte del mio papà: anche i suoi quadri e le sue sculture erano dappertutto, sicuramente hanno avuto un forte influsso su di me.

Puoi dirmi qualcosa della trama del film al quale state lavorando?
Si tratta di personaggi che hanno perso qualcosa nella loro vita e provano a ritrovare ciò che hanno perso: ognuno cerca la sua “Arcadia”. Questo è il significato. Il pretesto è la realizzazione di un documentario all’interno del film, che diventa perciò metacinema. Ci sono degli elementi di realismo magico: personaggi di fantasia, spiriti, animali, personaggi delle fiabe, ninfe… C’è persino una scena con il diavolo! 

Chissà perché spesso le valli del sud delle Alpi hanno questi film con degli elementi di magia?
Sì è vero, c’è qualcosa di particolare qui, forse ancora di arcaico… Chissà anche con le storie di stregoneria… La cosa curiosa è che lo scrittore che ha scritto il romanzo da cui il film è tratto è nigeriano ma l’ambientazione è in un paese di montagna svizzero.

Come siete finiti qui a Poschiavo? E poi dove andrete?
Il coproduttore svizzero (il film è una coproduzione tra Paesi Bassi, Belgio e Svizzera) amava questo posto e così lo ha proposto al regista. Dopo di qui andremo a Brissago, nel Canton Ticino e poi quattro settimane in Belgio. 

E in che lingua sarà il film?
In inglese, anche se io ogni tanto faccio anche qualche battuta in tedesco. È curioso il fatto che a parte un attore nessuno di noi è di madrelingua inglese, così si crea anche una sorta di distanza…

Vedo che stai lavorando moltissimo a teatro e nel cinema. C’è qualche ruolo o spettacolo che ti è restato nel cuore?
A volte ci sono stati i ruoli giusti al momento giusto. Non so, per esempio la Salomé di Einar Schleef, o anche Ranevskaja nel Giardino dei Ciliegi di Checov nella regia del mio marito Thorsten Lensing. O anche ora con le opere di Milo Rau, in cui facciamo sviluppi di nuovi testi drammaturghi, un lavoro molto interessante. A cinema… Beh a parte Il Nastro bianco che è un capolavoro e ha avuto un successo strepitoso (e ha anche vinto innumerevoli premi come la Palma d‘oro a Cannes e il Golden Globe come miglior film straniero) un pò mi dispiace che i più bei film in cui ho recitato hanno avuto una circolazione limitata… Mein langesames Leben o Das Mädchen und die Spinne per citarne due di periodi diversi. 

E l’esperienza di Tatort?
Ce ne sono un paio di veramente interessanti, perché a volte danno la possibilità a un giovane o una giovane regista di fare qualcosa di nuovo e di diverso (rispettando alcune regole base della serie) e allora diventano dei prodotti molto più stimolanti. 

Ti piacerebbe mai andare dall’altra parte della camera, provare la regia?
Assolutamente no, davvero, non credo di avere questa ambizione e talento. Mi piace fare quello che sto facendo…

Maurizio Zucchi
Collaboratore esterno