Più corretto dire san Remigio, san Romedio o san Romerio?

0
492
Foto di Bruno Raselli

Gianluigi Garbellini ha pubblicato un saggio nel Bollettino della Società Storica Valtellinese sui xenodochi di San Remigio e Santa Perpetua nel Medioevo alpino. Il saggio esplora le istituzioni monastiche nell’arco cisalpino retico, con capitoli che coprono la fondazione, l’organizzazione e la storia delle due case monastiche. C’è una variazione nei documenti storici tra i nomi di San Remigio e San Romerio, riflettendo l’alternanza di dedicazioni nel tempo. Le biografie dei santi Remigio e Romedio sono discusse per chiarire questa confusione.

Gianluigi Garbellini è l’autore di un saggio di trenta pagine appena comparso sul Bollettino della Società Storica Valtellinese. Il contributo ci riguarda: “Gli xenodochi di San Remigio e di Santa Perpetua Icona del Medioevo alpino”. 

In premessa l’autore afferma che il suo contributo, proposto con una scelta tra i più significativi documenti d’archivio, si inserisce nelle ricerche sulle istituzioni monastiche dell’arco cisalpino retico. Utile può essere elencare i titoli dei capitoli del saggio: I luoghi di fondazione e i primi riferimenti di archivio; “Regola” e ordinamento delle due casa monastiche; Il Ricovero di persone sole; La bonifica delle terre in novalia; Tracce di vita quotidiana; Alterne fasi di vitalità; Le domus hospitales; La fine dell’esperienza delle due case monastiche; San Remigio e Santa Perpetua, due chiese gemelle. 

San Remigio o san Romedio o san Romerio? (1)

Da pagina 69 a pagina 86 la “nostra” chiesa (e annessi) viene sempre citata da Garbellini con la dedicazione a san Remigio. Poi però a pagina 87 e 88 si passa a san Romerio; a pagina 89 si torna a san Remigio; infine a pagina 92 troviamo sia san Romerio come san Remigio. 

Quest’alternanza non deve stupire troppo. Se andiamo a leggere le antiche carte, ripubblicate nel 2005 da Rita Pezzola (vedi più avanti), nel primo documento, risalente al 1106, in cui viene citata la chiesetta troviamo “Sancti Romhedii”; nel 1140 si passa a “Beati Remigii”; a seguire in decine di documenti, lasciando il latino e passando all’italiano, si alternano “Beato” e “santo” e poi “Remigio”, “Romedio” ed anche “Remedio”. 

San Romedio Val di Non

Ma chi erano i due santi?

Vediamo quanto possiamo reperire dalle fonti, cominciando da san Remigio. 

Scrive Patrick Demouy, professore emerito di Storia medievale all’Università di Reims e all’Institut Catholique di Parigi: «Remi (Remigius, Remegius, senza accento allorigine in francese) era membro di una famiglia dellaristocrazia gallo-romana. La tradizione lo fa nascere tra il 437 e il 439. Poco più che ventenne venne nominato vescovo di Reims. Fu lui a battezzare Clodoveo, il primo re barbaro convertito al cattolicesimo (507 o 508). Accanto alla cattedrale, il vescovo fondò uno xenodochio, etimologicamente luogo di accoglienza dello straniero”, di tutti coloro che erano sradicati o abbandonati, che dovevano essere accolti e curati. Remi morì, dopo 70 anni di episcopato, nel 533 (o 532). Fu presto portato sugli altari». 

Tutto chiaro (a parte l’approssimazione delle date). Da un’altra fonte (wikipedia.fr!) apprendiamo che il santo vescovo si firmava sia “Remigius” che “Remede” . E con “Remede” qualche interrogativo assale. 

Passiamo al secondo santo. 

«San Romedio è ritenuto un laico di nobile famiglia, conte di Thaur, il quale, rientrando in patria dopo un pellegrinaggio a Roma, a Trento si sarebbe incontrato con il vescovo locale Vigilio (fine IV sec.) e avrebbe deciso di abbracciare la vita anacoretica. Intorno allanno Mille, a Sanzeno in Val di Non, su una parete scoscesa, sorse in suo onore un primo santuario, meta di pellegrinaggi», questo scrive in primis la storica valtellinese Rita Pezzola nel Codice diplomatico della Lombardia medievale -sec.VIII – XII, Fondo Brusio, S. Remigio e Tirano, S. Perpetua pubblicato da Lombardia Beni Culturali (2005). 

San Remigio o san Romedio o san Romerio? (2)

Pezzola si interroga e comincia a rispondere: «Ospedale e chiesa di san Remigio o di san Romedio? (…) Il primo nodo problematico è quello della precisa identità del santo a cui la chiesa era dedicata: lidentificazione di san Remigio/Romedio è tema di per sé storiograficamente complesso e afferisce a problematiche differenti: agiografiche, liturgiche, linguistiche. (…) Alla vita eremitica di Romedio si ispirarono quei laici che furono anche i primi custodi del santuario anaune (ovvero della Val di Non), aderendo al movimento di spiritualità che caratterizzò lEuropa in quellepoca (…). Anche la chiesa sopra Brusio e i fratres dellospedale annesso paiono essere legati a tale esperienza e condividere le finalità annesse alla espansione di questo tipo di spiritualità laicale. Invero la (nostra) edificazione alpestre ha indubbie analogie con quella di Sanzeno, ed ambedue le località costituiscono punti strategici del collegamento viario alpino. È inoltre significativo il fatto che ai fratres venne consegnata la regola di santAgostino, con successiva conferma da parte di Ardizzone I (vescovo di Como), nel 1150. Il che sembra richiamo alle origini di una vocazione e conferma di un tipo di servizio prevalentemente laicale, come quello ispirato alla spiritualità di Romedio eremita. Lanalisi delle varianti linguistiche allinterno dei documenti, inoltre, sembra avvalorare tale ipotesi: infatti i documenti legati alla gestione internadellospedale, specie nella prima parte del XII secolo, presentano una netta prevalenza delle forme Romedio/Romedhio/Remedio. E anche le persistenze linguistiche nel dialetto della val Poschiavo (san Ruméri) parrebbero essere un ulteriore elemento di avvallo in questa prospettiva». 

La persistenza di Ruméri o Romerio nella parlata locale viene confermata dallo storico poschiavino Arno Lanfranchi nella scheda redatta per il Dizionario Storico Svizzero.

Sulle motivazioni addotte da Pezzola e appena citate concorda lo storico tiranese Diego Zoia. Egli, per quanto possibile, mette in relazione la chiesetta sovrastante il lago di Poschiavo con la “corrente spirituale trentina”, dunque sguardo a nordest (Val di Non), piuttosto che verso sudovest (Como). E si possono aggiungere altre comunanze, per esempio nei rispettivi dialetti.

San Romedio Val di Non, pala d’altare con san Romedio e una nuova icona raffigurante san Romedio con il vescovo trentino san Vigilio

«Tuttavia, lidentificazione nel Romedio sopra descritto non era nientaffatto scontata e risentiva della compresenza della figura, assai più celebre, di san Remigio vescovo di Reims, ben noto in ambiente comasco. Il culto del presule remense (…) si diffuse, solennemente celebrato, nellItalia del Nord ma anche al Sud attraverso la presenza dei monaci provenienti dalle regioni francesi. (…) È certo il fatto che nel decorso dei secoli la figura di Remigio vescovo finì a prevalere, come in diocesi, anche nel territorio tiranese con progressivo oscuramento della memoria del beato laico, fino a soppiantarla».

La nota conclusiva di Renata Pezzola è preziosa:

«Tuttavia viene qui fortemente rimarcata la volontà di richiamare la natura laicale del santo confessore (san Romerio) al quale è da ascrivere probabilmente la spiritualità delle origini, al fine di non perdere una connotazione importante nella storia di questo ospedale, la cui fondazione non è ragionevolmente riconducibile a radici monastiche».

______

Tutto va bene, crediamo, che sia san Remigio o san Romedio per i documenti ufficiali o che sia san Ruméri o san Romerio per il popolo.

______

Per gentile concessione di Giuliana Rigamonti presentiamo integralmente la poesia da lei letta e commentata il 24 aprile scorso a Poschiavo

Affreschi corrosi 

ecclesia Sancti Remigii in monte Predhoso

Si guardano. Da due balze sospese
di opposti monti, Romerio e Perpetua. 
Fra loro un confine. Un fiume fra loro. 

Si chiamano. Aperti a pellegrini e mercanti, 
insanguati da guerre, umiliati da cacce 
alle streghe, si ancorano al Dio 
dell’origine, saldi contro i venti 
di ri-e-contro riforme. 

Si trovano. Ai piedi della Vergine 
in Trono sui muri degli affreschi corrosi, 
superstiti testimoni di epidemie, 
tradimenti razziali, fughe di esuli 
e transiti contrabbandieri. 

E stanno. Santo sui lutti del Tempo 
Romerio scrive pace nelle acque 
del Poschiavino. Santa di nome augurale 
latino, Perpetua et constans ne vigila 
lo sbocco nell’Adda. In grembo a boschi, 
vigne e meleti.