Tirano, quota 429 m: è qui che cominciano i 122 chilometri (per essere precisi 122,3) più emozionanti delle Alpi Retiche, chilometri di tornanti tra le vette del Bernina e il Passo dell’Albula, fino a Thusis.
Tirano: crocevia di culture
Una strada ferrata che, come fosse una scala, unisce Valtellina e Grigioni, binari che tracciano itinerari alpini sempre più integrati e che regalano alla Valposchiavo punti di vista inediti per cittadini e turisti. Qualunque siano le condizioni atmosferiche, il trenino rosso, instancabile, è presenza rassicurante e discreta tra i boschi della valle, sempre più silenzioso, da quando sono entrati in servizio i nuovi elettrotreni Allegra, capaci di funzionare tanto in corrente continua che alternata.
Pronti per viaggiare? A partire da oggi, saremo insieme fino a Ospizio Bernina, per esplorare le risorse di un territorio che offre a chi sa osservare e ascoltare ricchezze inedite. Lasceremo che la valle ci abbracci, svelandoci con dolcezza e lentezza le risorse di cui è ricca; su questi binari proiettati verso il Bernina, storia e tecnologia si incontrano, raccontando con opere e fatti di genti determinate, resilienti e resistenti, proprio come le piante e i fiori di montagna.
La nostra prima tappa è tutta in terra valtellinese, la valle accanto a noi che fu Grigioni per centinaia di anni, a partire dal 1487; Tirano, poco più di novemila abitanti, giace alla confluenza dei fiumi Poschiavino e Adda. In auto, in approdo qui dall’alta Valtellina, si ha l’impressione di preparare un atterraggio su una pista ampia: le luci del paese scandiscono l’avvicinamento, fino all’ingresso in città; la strada statale dello Stelvio lascia il posto all’asse cittadino che attraversa Tirano e conduce fino al Santuario della Madonna di Tirano (dal 2003 Santuario diocesano, per decreto dell’allora vescovo di Como, monsignor Alessandro Maggiolini), intersecando i binari della ferrovia che sale verso Poschiavo.
Si tratta di un nodo nevralgico; chissà quante volte l’abbiamo superato distratti, a piedi o in auto, attenti al traffico, ma inconsapevoli del peso storico di questo luogo. Il Santuario, infatti, fu costruito là dove nel 1504 la Vergine Maria apparve a Mario Homodei (poi beato); in soli undici giorni dall’apparizione, la Curia di Como ne autorizzò la costruzione e nove anni dopo il Santuario, opera probabilmente degli architetti ticinesi Rodari (fonte: www.diocesidicomo.it), era pronta e officiata. In quegli anni Tirano viveva le asprezze dei confronti tra i protestanti della Repubblica delle Tre Leghe e i cattolici della Valtellina; il Santuario, visitato poi anche da San Carlo Borromeo, fu senza dubbio baluardo confessionale almeno di una parte del popolo di Tirano.
A poche decine di metri da qui, c’è via Elvezia, che conduce al confine ed è la sede della prima parte della strada ferrata. Le croci di Sant’Andrea segnalano il passaggio dei treni e raccontano la storia moderna di questa terra di confine; Piazza Basilica è così il nodo in cui oggi convergono genti lombarde e genti poschiavine, per mescolarsi ai turisti dal mondo. Il Trenino Rosso del Bernina, patrimonio mondiale dell’umanità riconosciuto dall’Unesco, è il treno del mondo e per il mondo; dal 1910, grazie alle montagne che scala, unisce culture diverse, regalando a ogni passeggero la libertà di esplorare i propri pensieri e la propria vita grazie alla forza evocativa di boschi, ghiacciai e pascoli.
Chiara M. Battistoni