Remigio Nussio, il brusiese che musicò il Grigionitaliano

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Sono stati degnamente celebrati presso la chiesa evangelica di Brusio, nel tardo pomeriggio di sabato scorso, i festeggiamenti per i cento anni dalla nascita del musicista brusiese Remigio Nussio. La manifestazione è stata introdotta dalla nipote Arianna, promotrice dell’evento, che ha sottolineato l’importanza del luogo – dove suo nonno fu organista in giovanissima età – e della presenza di interpreti che oggi animano la scena musicale valposchiavina.

A suggellare il valore dell’evento sono giunte anche le parole del sindaco di Brusio, Arturo Plozza, che ha messo in evidenza come dopo la consegna del Premio culturale grigione a Sacha Zala, quest’anno è la seconda volta che a Brusio si celebra un concittadino che culturalmente ha dato tanto dentro e fuori dei confini del proprio comune. Plozza ha anche ricordato come Remigio Nussio fosse un bancario di fiducia, ma con l’anima del poeta e del musicista.

Dalla puntata “Voci del Grigioni italiano” dell’11 ottobre scorso apprendiamo che il banchiere musicista – nato il 29 luglio 1919 – dichiarò di essere venuto alla luce con alcune melodie già impresse nella memoria. Melodie che sua madre aveva cantato durante la gravidanza e che poi gli parve subito di riconoscere quando da bambino le sentì suonare al violino da suo padre. Genitori e insegnante delle scuole di Brusio non tardarono ad accorgersi del suo talento musicale, che essi non esitarono nemmeno ad incoraggiare. Più tardi approfondì gli studi della musica presso il conservatorio di Berna, dove parallelamente frequentò anche una scuola commerciale.

Grazie a contatti creatisi negli ambienti della capitale, con alcune sue canzoni egli poté andare in onda su emittenti radiofoniche della Svizzera tedesca e romanda. Allacciò anche importanti contatti con case discografiche, presso le quali incise i suoi primi dischi con melodie e canti popolari che gli permisero di raggiungere una certa notorietà. Più tardi, durante il periodo della Seconda guerra mondiale, entrò a far parte dello Stato maggiore del generale Henri Guisan, che gli concesse di riprendere gli studi musicali. Non di rado gli capitava di intrattenere musicalmente lo stesso generale e i suoi commilitoni.

Fu in questo periodo che Remigio Nussio, su testo del poeta mesolcinese Leonardo Bertossa, compose la melodia dell’«Inno del Grigioni italiano», divenuto famoso anche perché fedele sigla della trasmissione radiofonica “Le voci del Grigionitaliano”. Nel dopoguerra, accanto a lavoro, famiglia e impegno civile, fra i maggiori incarichi e progetti musicali di Remigio Nussio vanno segnalati la direzione della «Filarmonica Avvenire Brusio», la composizione della colonna musicale per un film muto del cineasta e fotografo engadinese Bartholome Schocher, la fondazione del «Coro Stella Alpina», la partecipazione al Gran galà folkloristico di Parigi, nel 1956, e quella all’Esposizione nazionale del 1964 a Losanna.

Molto proficua fu anche, negli anni, la collaborazione con poeti e parolieri del Grigionitaliano, assieme ai quali firmò alcune fra le canzoni più popolari per le valli grigionesi di lingua italiana. Del periodo che fece seguito al suo pensionamento si ricordano le composizioni maggiori, fra cui spiccano il poema sinfonico “Aurora” e la “Missa in modo poschiavino”, già a suo tempo interpretati dall’«Orchestra della Svizzera italiana» e dalla «Camerata Helvetica», entrambe dirette da Urs Schneider.

Lo stile musicale di Remigio Nussio è entrato nelle orecchie di generazioni e generazioni di allievi delle scuole dell’obbligo grigionitaliane, e i suoi brani, subito riconoscibili, creano perciò anche un forte senso di familiarità. Partendo da basi melodiche diffuse lungo il versante meridionale delle Alpi centrali, o se preferiamo in quel territorio che può anche essere definito alto-lombardo, in molte sue composizioni dal carattere popolare Remigio Nussio è stato però capace di cogliere lo spirito del suo tempo e di inserire elementi che ricordano, di tanto in tanto, anche altre tradizioni musicali svizzere, in quello che si potrebbe definire una sorta di Heimatstil musicale. Altrove invece riecheggiano stili più esotici per le nostre latitudini, ma molto in voga nel Secondo dopoguerra.

Il concerto per il 100° dalla nascita di Remigio Nussio ha proposto alcuni brani del musicista brusiese ed è stato suddiviso in quattro parti interrotte da un breve intervallo poetico. Nella prima parte il maestro Moreno Pozzi – che è anche organista della comunità riformata di Brusio – ha suonato sei pezzi sul piano a coda. Quindi è seguita l’esecuzione di altri sei brani da parte della soprano Daniela De Francesco, accompagnata al pianoforte da Moreno Pozzi. Nell’intervallo, il nipote del musicista, Nando Nussio, ha recitato una sua poesia composta nel 1967 dal titolo “Mia terra”. Una lirica a cui lo zio era particolarmente affezionato e che musicò.

Nella terza parte del concerto commemorativo il «Coro Misto Poschiavino», diretto dal maestro Valter Mazzoni, ha rievocato l’opera del musicista con due canti polifonici, mentre nella parte finale sono state proposte altre sei composizioni per organo, eseguite sulla “scavezza” del Serassi da Moreno Pozzi, che ha concesso anche altri due bis. Nell’ultimo bis, il brano “Guarda sü ‘l sul”, Pozzi ha accompagnato al canto la soprano Daniela De Francesco, che ha invitato tutto il pubblico a ricantare assieme la strofa, creando così un momento di particolare suggestione.

L’evento si è concluso con un rinfresco offerto presso le scuole comunali di Brusio, dove in molti hanno ancora avuto la possibilità di intrattenersi con famigliari, pianista e coristi.


Achille Pola