Un pianeta più caldo uccide di più

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Tutte le estati siamo raggiunti da messaggi relativi alle precauzioni da prendere nei giorni di grande calura estiva: uscire nelle ore meno calde, bere tanta acqua, indossare abbigliamento leggero etc. Ma cosa dobbiamo aspettarci per il prossimo futuro? La situazione migliorerà o peggiorerà?

Secondo uno studio pubblicato su “Nature Climate Change” l’innalzamento delle temperature globali del pianeta porteranno, se le cose non dovessero cambiare, ad un aumento della mortalità tra la popolazione mondiale. Nel 2100, infatti, il 74 per cento degli abitanti del pianeta Terra (attualmente è il 30 per cento) sarà esposta a caldo potenzialmente letale se non si adotterrano misure contro le emissioni di gas serra, principale causa dell’innalzamento delle temperature.

Sono chiamati gas serra quei gas trasparenti, che possono essere di origine naturale o antropica, presenti nell’atmosfera e in grado di trattenere la radiazione infrarossa emessa dalla superficie terrestre. I più diffusi sono il vapore acqueo, l’anidride carbonica, il protossido di azoto, il metano, gli alocarburi e l’esafluoruro di zolfo.

L’aumento della loro presenza nell’aria, dovuta all’attività umana, è la causa delle ormai famigerate ondate di calore balzate agli onori della cronaca, come per esempio Chicago 1995, Parigi 2003, Mosca 2010. Se un più elavato aumento delle temperature è atteso nelle alte latidudini, i maggiori rischi sono però presenti nelle regioni tropicali, dove le temperature massime toccano i picchi più elevati.

Cosa fare? Sicuramente, per migliorare la situazione sono attese delle precise (e coraggiose) scelte politiche, come per esempio quelle portate avanti dalla Svizzera con l’approvazione della Strategia energetica 2050. Decisioni di segno opposto sono però arrivate, per esempio, dal presidente degli Stati Uniti, che ha deciso di uscire dall’accordo di Parigi sul clima.

Una situazione tutt’altro che semplice e le cui soluzioni possono risultare anche controverse, come dimostra il caso dell’inquinamento sviluppato dai motori a diesel; essi, infatti, sebbene non contribuiscano in modo significativo al riscaldamento globale (motivo per cui hanno avuto un grosso incentivo in questi ultimi decenni), hanno fatto precipitare la qualità dell’aria nelle metropoli europee. In questo senso, una statistica resa pubblica dal Ministero britannico per l’ambiente, afferma che il numero di decessi dovuto a particolati e ossidi di azoto supera di oltre 25 volte quello relativo alle vittime annuali per incidenti stradali.

Un caso esemplare, insomma, che dimostra che combattere l’effetto serra può addirittura, in alcuni casi, aumentare i nostri problemi. Oltre che promuovere, nel nostro piccolo, comportamenti virtuosi, bisognerà comunque sperare che il nostro futuro sia in mano a persone preparate e lungimiranti.


Marco Travaglia

Marco Travaglia
Caporedattore e membro della Direzione