Odisseo fa tappa a San Romerio

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Nel pomeriggio di sabato scorso, davanti a un cospicuo pubblico radunatosi nei pressi dell’antico ospizio di San Romerio, Giuseppe Cederna ha narrato le vicende dell’eroe greco Odisseo (Ulisse). Ad accompagnarlo, con appropriate musiche, vi era la giovane e brava violinista Chiara Varenna.

Nato e cresciuto a Roma, l’attore e scrittore dalle origini valtellinesi, oggi sessantenne, conobbe e strinse amicizia con padre Camillo De Piaz, la figura religiosa e intellettuale tiranese attorno a cui si è costituita nel 2004 l’«Associazione San Romerio», promotrice dell’evento, che si propone, fra l’altro, di tutelare e valorizzare il patrimonio storico, artistico e naturalistico di questo straordinario luogo. Cederna ha letto, commentato e riassunto i primi otto libri dell’Odissea nella migliore tradizione degli aedi, i cantori di epopee nell’antica Grecia. La lettura si è distinta per il forte impatto emotivo, la bravura e l’esperienza dell’attore che non hanno deluso le aspettative. Le offerte raccolte a fine spettacolo saranno interamente devolute in favore del restauro della chiesa di San Romerio.

Nelle sue brevi e giocose digressioni Cederna ha spesso ribadito come il personaggio di Odisseo – l’uomo astuto per antonomasia – sia in costante dialogo con il tarlo della propria mente, grazie al quale prende quelle decisioni che gli consentiranno di sopravvivere. Bellissima è la similitudine dell’eroe greco che, dopo il naufragio della zattera da lui costruita, approdato solo, nudo, scorticato e infreddolito all’isola dei Feaci, bacia la terra e passa la notte avvolto in un mucchio di foglie, come un tizzone ardente deposto nella cenere per non disperderne la preziosa fiamma. Questa scena di rara intensità ci ricorda immediatamente l’attualità più stringente della cronaca e già basterebbe a testimoniare la grandezza del poema omerico, che con la sua ricchezza di linguaggio e metafore ha alimentato nei secoli fiumi di letteratura.

L’importanza e l’impatto dell’Odissea sul pensiero e sulla civiltà occidentale, d’altronde, erano già stati ben messi in evidenza nel saggio “Dialettica dell’illuminismo” da Max Horkheimer e Theodor W. Adorno. Secondo i due filosofi il protagonista dell’Odissea reca in sé quel seme che darà inizio all’era dell’uomo moderno, sempre più affrancato da un destino che egli prima vedeva inevitabilmente legato alle oscure forze della natura. Nella figura di Odisseo si possono scorgere quegli elementi che rappresentano, nel bene e nel male, il lento processo di emancipazione del genere umano da una forma di vita nomade (il lungo pellegrinaggio) a una più sedentaria (l’agognata Itaca), nonché lo sviluppo dell’autocoscienza.

“Odisseo il migrante a San Romerio” è il titolo dato allo spettacolo. E come Odisseo spiaggiato sull’isola dei Feaci, come le centinaia di migliaia di migranti in cerca di speranza sui barconi nel Mediterraneo, così anche noi, ripetendo simbolicamente il gesto degli antichi pellegrini in transito verso nord o sud sulla via del Bernina, a San Romerio, in questo luogo pregno di storia, cerchiamo ristoro per il corpo e per l’anima. Nel suo poema Omero fa piangere disperatamente Odisseo quando presso i Feaci egli sente il canto di Demodoco che narra le sue gesta: l’eroe greco svela in ciò i suoi tratti più umani riuscendo a commuovere l’uditore o il lettore. È questo meccanismo psicologico che non può e non deve lasciarci indifferenti di fronte alle tragedie dei migranti che si stanno consumando in quello stesso mare in cui un tempo Odisseo navigò per raggiungere Itaca.


Achille Pola