Concerto della Filarmonica Avvenire Brusio, spunta un “orso” a sorpresa

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    La Filarmonica Avvenire Brusio (FAB), nelle serate di venerdì 29 e sabato 30 dicembre 2017, ha offerto nelle chiese di Campocologno e San Carlo il tradizionale «Concerto di fine anno» nel solco della direzione di Giovanni Sanvito. Una tradizione che si contraddistingue per un programma variegato, mai scontato, scelto appositamente per musica bandistica e curato fin nei minimi dettagli. Gli applausi non sono mancati nemmeno questa volta e il pubblico ha potuto ancora una volta bearsi della bravura della filarmonica brusiese.

    Nell’abbrivio al concerto è stata data l’occasione alle giovani leve della Scuola di musica Brusio – con il gruppo “Musica d’assieme” diretto dal m° Antonio Zanolari – di dimostrare il lavoro e i progressi svolti in questi ultimi mesi. Il giovane ensemble di fiati ha proposto con grande disinvoltura dapprima due composizioni dello stesso Zanolari e in seguito un tradizionale d’area germanica. Da questo gruppo provengono regolarmente i rincalzi per la banda degli adulti. Come ad esempio per questo concerto i due ragazzi alle percussioni che – come sottolineato sul finire del concerto da Sanvito – per rinfrancarsi ulteriormente e sopperire alla mancanza di mani più esperte, si sono sacrificati con una mezz’ora di anticipo sugli altri suonatori durante tutto il periodo di prove.

    La FAB ha iniziato il concerto sulle note di “Flow gently, sweet Afton” di Jonathan E. Spillman, un pezzo musicale che invita alla calma e alla pacificazione, a cui sono seguiti “Procession of the Nobles” di Nikolaj Rimskij-Korsakov, “Storia di un orso” di Antonio Zanolari, “La Moldava” di Bedrich Smetana, “Pastorale de Provence” di Franco Cesarini, “Apalachian Dances” di James Curnow e “Flight of the Piasa” di Robert Sheldon. Per ciascuna di queste opere il direttore Sanvito ha tracciato sia la genesi dei brani che una breve biografia dei compositori, instillando preziose informazioni in un pubblico verosimilmente a digiuno di nozioni in musicologia.

    È sintomatico constatare come il mondo della musica riesca a travalicare terre e confini, creando un linguaggio universale. Anche se a volte declinate in lingue e testi dai contenuti più o meno svariati, le melodie rimangono tali nei quattro angoli del mondo. Non deve pertanto stupire se il tema principale della “Moldava” di Smetana è anche un madrigale mantovano del XVI secolo, che inizia con “Fuggi, fuggi, fuggi da questo cielo“. Ma se l’aspetto girovago delle melodie nel mondo e attraverso i secoli è un fatto consolidato, se non addirittura necessario per un loro rinnovamento, la rivisitazione di temi antichi in chiave moderna – come ad esempio nel caso dell’opera di Franco Cesarini – risulta più impegnativa alle orecchie di un uditore poco esperto, anche se non meno affascinante.

    In questo senso va interpretata anche la vera e propria sorpresa del concerto, l’opera in cinque movimenti di Antonio Zanolari “Storia di un orso”. Giovanni Sanvito ha introdotto la composizione musicale dichiarandosi soddisfatto della proficua collaborazione con Zanolari e del risultato ottenuto assieme alla banda, pronunciando parole d’encomio nei confronti del compositore brusiese per la fatica e la dedizione nel grande lavoro svolto. Sanvito ha poi definito la musica di Zanolari “non convenzionale” e ha rivelato che confrontarsi con il soggetto che ha ispirato l’opera, l’orso «M 13», lo ha spinto a chinarsi con altri occhi sul tema dei grandi predatori e più in generale su quello della caccia, di cui egli non è propriamente un simpatizzante.

    Trascorsi alcuni giorni dal concerto ho avvicinato Antonio Zanolari per chiedere alcune informazioni su questa sua fatica. Antonio (classe 1983) si è diplomato presso il Conservatorio della Svizzera italiana a Lugano con un master in pedagogia della tromba, un percorso in cui non è previsto lo studio della composizione. Durante questo periodo è però spontaneamente nata la passione per la composizione. Fra l’altro, come insegnante di armonia, al conservatorio c’era Franco Cesarini, un apprezzato compositore ticinese di musiche per fiati. Terminati gli studi, Antonio ha dunque messo in pratica questa sua passione iniziando con arrangiamenti e piccole composizioni per la “Musica d’assieme”. Parallelamente all’attività didattica sono sorti anche altri arrangiamenti e alcune composizioni per la band tiranese “Brass & Melgasc”, in cui egli suona la tromba.

    “Storia di un orso” è una composizione ispirata all’orso che oggi si trova imbalsamato presso il Museo poschiavino. Scritta in Fa maggiore, essa ha uno sviluppo piuttosto atonale e in verità era già stata suonata nel 2013 dalla banda transfrontaliera “99% Musica”, fondata da Samanta Paganini-Nussio. Per l’esecuzione nel «Concerto di fine anno» Antonio Zanolari ha però aggiunto un nuovo movimento, il quarto, poiché l’opera non gli sembrava ancora completa. In cinque movimenti egli descrive musicalmente l’orso che si trova in pace con sé stesso e con la natura (Allegro), il subentrare di problematicità legate alla sua presenza fra gli uomini (Misterioso), il ritorno all’armonia (Tranquillo), alcune scene di aggressioni (Con violenza) e la visione post mortem in cui è riassunta tutta la sua tribolata esistenza (Lento – Marcia funebre). La stesura della partitura gli è costata molte ore di lavoro, che si è protratto per un periodo di circa un anno. Per comporre Antonio dispone di un locale nell’attico della casa paterna a Zalende e si avvale del programma informatico “Sibelius”, uno strumento che – come mi ha detto – oggi usano ormai quasi tutti i compositori.


    Achille Pola