A quando la traduzione simultanea in Gran Consiglio?

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In una democrazia rappresentativa qual è il Canton Grigioni, il Gran Consiglio è il consesso piú significativo, quello che dovrebbe esprimere al meglio quanto è presente nel territorio. In effetti i 120 granconsiglieri ricalcano la varietà politico-territoriale grigione. All’interno della sala granconsigliare e nelle diverse commissioni raramente si sentono però parlare le tre lingue cantonali. Solamente in occasioni eccezionali, legate a discussioni peculiari, i granconsiglieri osano intervenire anche non in tedesco. Perché non dovrebbe essere possibile esprimersi, liberamente, nella propria lingua? Perché non dovrebbe essere possibile per ogni granconsigliere, non di madrelingua tedesca, sentire i discorsi dei propri colleghi o dei rappresentanti del Governo, tradotti simultaneamente nella propria lingua?

Probabilmente a questo punto molti accenneranno ad un sorriso di sufficienza di fronte a queste, che potrebbero sembrare osservazioni superflue, inutili pretese, esigenze eccessive. Tutti sanno bene o meno bene comunicare in tedesco e quindi non è necessario! E invece no, oppure sí? In fondo anche tutta l’amministrazione cantonale funziona in tedesco, sebbene vi sia un servizio di traduzioni, grandemente sottodotato, per tutte le esigenze che comunque provengono da concittadini di madrelingua romancia o italiana.

Ma perché si dovrebbe continuare ad accettare questa situazione? Perché le tre lingue cantonali non hanno diritto di parola, alla pari, nelle nostre istituzioni? Credo che la colpa maggiore risieda soprattutto in noi, concittadini grigioni, che non vivono nel territorio e che pedissequamente si adeguano a comunicare, bene o meno bene, in tedesco rispettivamente in svizzero-tedesco, per velocizzare la comunicazione, per evitare di mettere in imbarazzo l’interlocutore, dimostrando un’ingiustificata sudditanza linguistica nei confronti della lingua parlata dalla maggioranza. Questa sudditanza si traduce spesso in disagio, perché non si riesce ad essere cosí diretti, reattivi, precisi. E il complesso a questo punto non è solamente linguistico, ma finanche culturale.

Perché, della ricchezza linguistico-culturale del nostro Cantone ne devono gioire solamente i grigionitaliani e romanci e non anche i tedescofoni? Benvenga l’iniziativa di creare un progetto di ricerca sul multilinguismo grigione, ma non per promuovere iniziative volte a fare in modo che ogni concittadino romanciofono o italofono diventi bilingue tedesco, ma che tutti i grigioni possano arricchirsi reciprocamente. È una richiesta che dovrebbe trovare udienza, ma soprattutto sfoggio concreto nell’amministrazione pubblica, negli enti cantonali e paracantonali.

Ecco perché la traduzione simultanea potrebbe rappresentare l’effettiva dimostrazione che le tre lingue cantonali si equivalgono, sensibilizzando cosí tutti nel considerare questo aspetto piú reale di quanto lo sia attualmente.


Luigi Menghini