Le vetrate rinascimentali di San Vittore Mauro del Museo Nazionale Svizzero

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Museo d’Arte Casa Console, Poschiavo; 21 dicembre 2019 – 31 ottobre 2020

La Chiesa di San Vittore Mauro, fondata in epoca carolingia e romanica, ha subìto tra il 1497 e il 1503 una radicale trasformazione tardogotica. Essa è avvenuta, per il coro, ad opera del Maestro Andreas Bühler da Gmünd in Carinzia e, nella navata, per mano di un tuttora misterioso Maestro Sebold, proveniente dalla Vestfalia. Al termine dei lavori devono essere state collocate le vetrate d’impronta rinascimentale; esse sono state realizzate – su bozza in cartone di un pittore della cerchia di Zenale o Bergognone – da Domenico Cazzanore, un maestro vetraio lombardo documentato dal 1488 al 1535. Le vetrate risalgono a un’epoca in cui la Lombardia fu uno dei fondamentali laboratori della cultura pittorica europea. Fanno parte degli esempi più sublimi dell’arte vetraria comasco-valtellinese di inizio Cinquecento; essi ripropongono dei modelli e degli schemi allora modernissimi, instaurati dall’avanguardia dell’arte vetraria lombarda di fine Quattrocento. I cinque antelli furono con grandissima probabilità eseguiti a Como, in una fornace della fabbrica del Duomo. Infatti Poschiavo fece parte della diocesi di Como fino al 1871.

Nel 1898 le vetrate vennero rimosse e vendute al Museo Nazionale Svizzero di Zurigo, inaugurato nello stesso anno e allora al centro dell’attenzione elvetica. A Poschiavo le vetrate italiane furono sostituite nel 1903 da un nuovo ciclo di vetrate istoriate che si estende su tutta la chiesa, dove nel frattempo erano state aperte nuove finestre verso nord. Queste opere dal gusto storicista-neogotico, prodotte dalla ditta Neuhauser-Jele di Innsbruck, denotano influssi provenienti dall’arte tedesca intorno al 1500.

I cinque antelli vitrei, attribuiti a Domenico Cazzanore o ad un suo stretto collaboratore, erano in origine disposti in forma di croce. In essi si concentrano celeste policromia, luce divina e terrena bellezza. La vetrata centrale è dedicata alla Madonna col Bambino, quella superiore a Dio Padre, le due a lato rappresentano l’una San Giovanni Battista e l’altra San Pietro, mentre quella sottostante raffigura un gruppo di Donatori. Ogni pannello è incorniciato da una semplice fascia decorativa a rigiri torcigliati, intrecci o perle. Le vetrate sono di grande qualità coloristica, con un effetto cromatico basato su contrasti squillanti. Prevalgono i tre colori primari della triade celeste: blu, rosso, giallo. Le vetrate istoriate sono da intendersi come pittura su uno schermo di luce, quasi immagini lucenti che trasfigurano il proprio carattere materiale.

Ulteriori oggetti di pregio contribuiscono a completare nella mostra temporanea l’immagine del Cinquecento poschiavino. Alla stessa epoca delle vetrate risale lo stendardo del Comune giurisdizionale di Poschiavo del Museo Retico di Coira con le due chiavi incrociate in diagonale – l’una in argento, l’altra in oro – su fondo rosso, dipinta verosimilmente da un anonimo pittore lombardo su seta damascata di probabile provenienza veneziana.

Vanto particolare e a tutt’oggi incentivo per varie attività culturali valposchiavine è la Tipografia Landolfi, attiva a Poschiavo dal 1547 in poi. Questa prima stamperia nello Stato delle Tre Leghe – di primaria importanza storica tanto sotto l’aspetto temporale che spirituale – fu fondata dal poschiavino Dolfino Landolfi; essa sorse nel clima della Riforma protestante, favorita da una cerchia di umanisti italiani e profughi per la fede (Giulio da Milano e Pier Paolo Vergerio). Esempi di alta e precoce arte libraria nei Grigioni sono gli Statuti di Valtellina del 1549 pubblicati dal Landolfi, a cui seguirono nel 1550 gli Statuti di Poschiavo. Questi iniziano con il giuramento del “Podestà in principio del suo Officio” e terminano con il marchio della tipografia: la Fortuna che attraversa il mare su un delfino.

Una seicentesca Madonna che fu già nella collegiata di San Vittore è la nobile copia lignea della insigne Assunta marmorea di Annibale Fontana (1586) del santuario milanese di Santa Maria dei Miracoli presso San Celso; essa rappresenta un significativo esempio di iconografia mariana nel Borgo di Poschiavo. Ad essa si aggiunge il calice d’argento del Beneficio di San Francesco di Le Prese risalente alla metà del secolo XVI. Si tratta di un raro oggetto liturgico prebarocco. Pochissimi mobili del Cinquecento si sono conservati a Poschiavo: un’eccezione è rappresentata da un cassone rinascimentale intarsiato del 1590, di fattura piuttosto lombarda che grigionese, ora custodito in una casa di Poschiavo. Mobili rappresentativi di tal sorta possono essere considerati come preziosa testimonianza della vita quotidiana nel Borgo.

La mostra è stata curata da Gian Casper Bott e coordinata da Guido Lardi e sarà aperta dal 21 dicembre 2019 al 31 ottobre 2020.


Museo d’Arte Casa Console