Spopolamento in Valposchiavo: la politica intende fare la propria parte

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Durante l’assemblea di Giunta di Poschiavo di lunedì 14 marzo, su mandato dei comuni di Poschiavo e Brusio, il direttore della Regione Bernina, Francesco Vassella, ha presentato il risultato dell’analisi effettuata a seguito del postulato inoltrato dal PLD I Liberali avente come oggetto il preoccupante spopolamento delle periferie.

La presentazione si è aperta con la visione di un video della RSI dal titolo “In fuga dal Ticino” (clicca qui per visualizzarlo); il servizio, a detta dei più, rappresenta bene le problematiche presenti anche in Valposchiavo.

Il tema dello spopolamento – ha spiegato il direttore della Regione Bernina – tocca molte regioni svizzere. In particolare, ha un influsso nel mantenimento dei servizi a favore delle popolazioni nelle regioni periferiche, così come nel loro sviluppo economico.

“Il grafico sottostante mostra lo sviluppo della popolazione dei Comuni di Poschiavo e Brusio, così come della Regione Bernina dal 1980 al 2019. Nel 1990 si nota un cambiamento relativo alla raccolta dei dati riferiti alla popolazione del Cantone dei Grigioni. Nei 28 anni dal 1991 al 2019 la popolazione della Valposchiavo decresce di circa il 9%. Questo sviluppo negativo si osserva a grandi linee sia sul territorio del Comune di Brusio (19%) che su quello del Comune di Poschiavo (5%)”.

Un altro confronto interessante mostrato è stato quello relativo alla strutturazione della popolazione nel 1990 e nel 2020: il numero di bambini e ragazzi fino ai 14 anni residenti in Valposchiavo era sensibilmente più alto rispetto ai giovani tra i 15 e i 24 anni che
abitavano in Valposchiavo. “In una ipotetica proiezione al 2030 e 2040 – ha detto Vassella – possiamo osservare che, se il numero di persone con meno di 39 anni non aumenterà, grazie ad un aumento significativo delle nascite o all’immigrazione, sarà difficile pareggiare il numero di persone tra i 40 e i 64 anni ad oggi ancora lavorativamente attive che nei prossimi decenni andranno in pensione”.

Qui, invece, si può osservare il confronto tra il numero di impiegati e l’equivalente di posti di lavoro a tempo pieno nei tre settori economici nel 2011 e nel 2018.

Mentre in questa slide compare il confronto tra il numero medio di frontalieri impiegati in Valposchiavo negli anni 2000, 2005, 2010, 2015 e 2020.

Per cercare di portare più persone a vivere in Valposchiavo – ha spiegato il direttore della Regione Bernina alla luce di altre informazioni raccolte – è importante rendersi conto che chi decide di non trasferirsi lo fa non per uno svantaggio economico, ma piuttosto per gli affetti, la casa o altro ancora. Francesco Vassella ha quindi passato in rassegna le possibili misure che si potrebbero adottare per invertire la tendenza di spopolamento della Valposchiavo.

Lo studio della Regione ha previsto anche degli eventuali passi da seguire

Effettuare una campagna d’informazione sulla Valposchiavo per i nuovi residenti, aiutando le aziende e le organizzazioni pubbliche a trovare personale qualificato disposto a trasferirsi in Valposchiavo; creare un servizio di coordinamento per interessati e aziende (a chi mi rivolgo se voglio trasferirmi in valle?); dare vita a linee guida e moduli di formazione per aziende e per organizzazioni pubbliche della Valposchiavo; proporre agevolazioni o incentivi alle famiglie e ai giovani che vogliono trasferirsi e rimanere in Valposchiavo; condividere obiettivi e strategia con il Cantone e coordinare e informare sulle attività del tempo libero (la CoSi ha deciso e comunicato, a inizio 2022, che intende proporre presso l’Ufficio dello sviluppo economico regionale un servizio per il coordinamento per lo sport e il movimento).

Nei prossimi anni in Valposchiavo, così come in tutta la Svizzera – ha fatto sapere Francesco Vassella – anche gli ultimi baby boomer (1946-1964) andranno in pensione e immancabilmente lasceranno un vuoto di posti di lavoro difficile da colmare per le aziende e le organizzazioni presenti sul territorio […] La diminuzione della popolazione in Valposchiavo negli ultimi decenni è leggera, ma costante. Nonostante l’aumento dei dipendenti negli ultimi anni le aziende e le organizzazioni della valle riescono a far fronte alla mancanza di lavoratori specialmente grazie all’aumento dei frontalieri. Questa tendenza che influsso avrà nell’economia della Valposchiavo nei prossimi anni? Che cosa possiamo fare oggi per non trovarci impreparati tra 5, 10 o 20 anni?
Un punto prioritario deve essere la presa di coscienza di questa tendenza da parte dei gremi politici, delle associazioni di categoria, delle organizzazioni pubbliche e delle aziende private e lo sviluppo di una strategia condivisa per affrontare la problematica in Valposchiavo.
Questa risposta al postulato PLD non è uno studio sulla problematica dello spopolamento in Valposchiavo e non pretende di dare tutte le soluzioni al problema, ma vuole essere un punto di partenza utile per sviluppare misure concrete e attuabili”.

Gli interventi dei consiglieri

Fabio Zanetti, a nome del PLD, ha ringraziato Vassella e il consiglio comunale per il lavoro svolto, “una buona base di discussione per valutare come procedere”. Lo spopolamento è confermato con i dati – ha aggiunto – riconoscerne il problema è il primo passo. Forse – ha continuato Zanetti – manca una considerazione per quanto riguarda l’Engadina (dove c’è una carenza di alloggi e dove si ricerca manodopera a basso costo) come meta lavorativa per chi vive in Valposchiavo. “La nostra regione ha diverse carte da giocare, ma come le giochiamo?”, si è chiesto il portavoce dei Liberali. “Bisognerà valutare come procedere, sicuramente coinvolgendo enti e persone che si occupano del tema, come per esempio Artigiani e Commercianti, ma non solo”.

Fulvio Betti (UDC) ha sottolineato l’interesse verso la parte statistica, anche se “i risultati non rappresentano una novità”; il problema – ha aggiunto – è da prendere alla mano come in parte si sta facendo. Abbiamo la stessa situazione del Ticino, entrambe con un confine a Sud che ha una situazione politica finanziaria molto diversa e che tendenzialmente ci penalizza. “Non è facile dire ai valtellinese di venire qui” – ha aggiunto – perché i costi di vita sono diversi. “Non voglio cavalcare – ha precisato – vecchi cavalli di battaglia, ma la politica dovrebbe incentivare la formazione di gente sul posto… per cambiare veramente la situazione devono intervenire altri livelli, tra cui anche l’economia privata. Dobbiamo domandarci: Noi, come Regione, che mezzi abbiamo? A parità di qualifiche dovremmo preferire i domiciliati e dovremmo favorire agevolazioni fiscali per chi si trasferisce. Come gruppo – ha aggiunto – non vediamo bene le campagne informative… I problemi – ha concluso – vanno risolti alla fonte, tramite l’imposizione fiscale di Federazione e Cantone.

Michela Cortesi Bontognali (Alleanza del Centro) ha posto l’attenzione su due questioni non menzionate: per far insediare una nuova famiglia dobbiamo fissarci l’obiettivo di mantenere alta la qualità della scuola, a partire dall’asilo. Per quanto riguarda il calo demografico, invece, dovremmo comunque porci domande sullo spazio che usiamo: una volta la casa era piccola, ora invece preferiamo case grandi con giardini… quanti spazi ci permette di avere la Valposchiavo, – ha concluso – e per quante famiglie?

Carlo Vassella (Poschiavo Viva), contrariamente a quanto affermato da Fulvio Betti, ha posto in risalto l’importanza dell’informazione, alla luce anche di esperienze personali avute parlando con apprendisti valtellinesi: “Se avessero saputo per tempo come funziona il nostro apprendistato – ha precisato – si sarebbero trasferiti… con i giovani che non hanno ancora famiglia – ha aggiunto – c’è più possibilità che possano stabilirsi, anche grazie ai nostri elevati servizi come istruzione, sanità, istituzioni e stabilità politica. A questo proposito sarebbe interessante ascoltare esempi di persone che si sono stabilite qui, per capirne i motivi”.

Anche il direttore della Regione Bernina ha sottolineato l’importanza di fare informazione: “Vale la pena – ha concluso – creare informazione da dare alle persone giuste. Dobbiamo essere comunque concreti – ha precisato – al di là dei dati”.
In conclusione, il podestà Giovanni Jochum ha riferito di voler aspettare anche le considerazioni di Brusio, attese nelle prossime settimane, per capire come muoversi attraverso azioni tangibili.

Marco Travaglia
Caporedattore e membro della Direzione

3 COMMENTI

  1. Magari la nuova generazione di apprendisti italiani che lavorano qui da noi e frequentano la scuola professionale ( siamo oramai ca. al 70 % ) avranno un motivo in più per trasferirsi qui in valle da operai residenti siccome sarebbero già in parte integrati nel tessuto sociale. Ma pure io la vedo dura in questo senso. Dovrebbe esserci una crisi profonda nel loro paese e un aumento massiccio del caro vita per invertire la tendenza.

    Una speranza sta nella delocalizzazione dei posti di lavoro grazie alle nuove tecnologie e home working. Bisogna puntare e concentrare le forze in questa direzione.

    Un altro aspetto da sfruttare è quello della vicinanza ad un bacino economico fortissimo come l’Engadina. Oltre ai già moltissimi Poschiavini, negli ultimi tempi si nota una certa tendenza di persone provenienti da nord stabilitasi in loco ma lavorando di là. Quindi il passo del Bernina sempre agibile in sicurezza rimane un altro obiettivo primario ( le gallerie o la galleria !!)

    Non da ultimo vediamo un settore che al momento va a gonfie vele come il turismo. In questa ottica ci si chiede però come mai si fatica cosi tanto a trovare addetti al lavoro quali gerenti e responsabili connazionali. Anche qui il potenziale ci sarebbe.

    • Caro Andrea, per quanto riguarda la delocalizzazione dei posti di lavoro grazie alle nuove tecnologie abbisogna soprattutto un cambio di mentalità e che il Cantone cominci a mettere in atto quello che promette. Quantomeno non ci tolga i posti esistenti malgrado le nuove tecnologie. Se leggi le motivazioni dell’On. Cavigelli in risposta alla lettera della Giunta in merito allo spostamento a Zuoz dell’Ingegnere forestale si parla testualmente così: ” la sede di Poschiavo rimane l’unica sede esterna occupata esclusivamente da un ingegnere forestale regionale. Attraverso la stretta collaborazione nella struttura centralizzata di Zuoz si garantisce una qualità elevata e soprattutto orientata al futuro con stretto riferimento ai compiti “. Oppure il capo dell’ufficio cantonale bosco e pericoli naturali che affermava sulla SO ” unsere Mitarbeiter sind auf eine enge und effiziente Zusammenarbeit an einem konzentriertem Arbeitsort angewiesen”…. e ancora ” die junge Leute wollen nicht mehr allein im Büro sein”. Vedi, tutto quello che vien detto e promesso sulle nuove tecnologie è smentito da queste affermazioni volte a un concentramento e non a una delocalizzazione !

  2. Come primo passo questa analisi certamente può aiutare. Ci rende più consapevoli del problema. Bisognerà però dare continuità ed efficacia al tutto tramite le associazioni di categoria come per esempio l’Associazione Artigiani e Commercianti. Servirà pure un contributo da parte dei Comuni cosi da portare delle contromisure efficaci che incidano in modo tangibile sulla scelta di tornare in Valle. Per esempio degli sgravi fiscali come si usa fare per attirare ditte da fuori potrebbe essere una misura efficace per aumentare i residenti.