Animali non autoctoni sotto osservazione: lasciamo in pace almeno per oggi lupi, orsi e linci. Citiamo il cinghiale ma, come affermano Marcello Dorsa (Unione contadini Brusio) e Carlo Micheli (responsabile del circondario di caccia) la sua presenza in Valposchiavo è molto rara: due/tre capi negli ultimi anni, e comunque irrilevante, per quanto riguarda i danni alle colture, a differenza di Mesolcina e Calanca. Diverso il discorso per un paio di insetti che hanno colpito e colpiscono la frutticoltura vallerana.
Come elementi alieni, in realtà, sono tre gli animaletti, insomma gli insetti, arrivati tra di noi: due provocando danni, l’ultimo immesso volontariamente per contrastare uno dei due. Provengono da lontano, come indica anche il loro nome sia quello usuale, che scientifico. Si tratta del moscerino dei piccoli frutti (o anche drosofila Suzukii) e della cimice marmorata o anche asiatica (halyomorpha halys Stål) e l’antagonista di quest’ultima, la vespa samurai (trissolcus japonicus). Insetti tutti originari del lontano Oriente, ma poi, almeno i primi due, volati altrove, in particolare (ma non solo) in Europa, in Italia, in Valtellina e in Valposchiavo. Insetti che in una prima fase hanno messo in ginocchio la frutticoltura lombarda, meno quella valposchiavina.
Ecco cosa ci dice al proposito Nicolò Paganini, produttore di piccoli frutti, (Coltiviamo sogni): “La cimice si è presentata nel 2020. Abbiamo avuto problemi con le ciliegie. Non la conoscevamo e raccogliendo i frutti non ci siamo accorti di pizzicate quasi invisibili. Un paio di giorni dopo, tutto d’un tratto, ci siamo accorti che la ciliegia diventava molliccia: il frutto era andato. Il problema si è presentato anche nel 2021. Non abbiamo fatto niente di specifico, però il trattamento contro il verme della ciliegia probabilmente ha aiutato a contenere la cimice. Danni considerevoli, ho sentito dire, provoca invece alle coltivazioni di pero e di melo che da noi non sono così estese”.
E la drosofila Suzukii?
“Da una decina d’anni è un problema rilevante per i piccoli frutti. Nel 2011 l’abbiamo incontrata per la prima volta. Ora ci conviviamo, un po’ come il coronavirus, entrambi importati grazie alla globalizzazione.
Da noi non c’era l’antagonista naturale alla drosofila. Per 5/6 anni ha causato tanti danni da mettersi le mani nei capelli.
Adesso abbiamo imparato a conoscerla e forse in questi ultimi anni (è una speranza più che un fatto certo) probabilmente ha trovato un qualche insetto autoctono che ci da una mano come predatore. La pressione è un po’ diminuita. Comunque abbiamo adottato molteplici misure. Abbiamo intensificato il numero dei raccolti, se prima si andava una volta la settimana per il mirtillo, tre volte la settimana per il lampone, adesso passiamo tre volte per il mirtillo e tutti i giorni per il lampone. E i costi ovviamente salgono. Dobbiamo essere più veloci, cerchiamo di toglier il frutto maturo prima che arrivi l’insetto a deporre le uova. Facciamo anche una lotta “igienica”: tagliamo l’erba regolarmente e non lasciamo i frutti troppo maturi per terra. E quando si verifica una forte pressione, andiamo a mettere delle trappole avanti, come l’attraente aceto di mele. La drosofila entra e annega nell’aceto!”.

La Regione Lombardia, oltre a redistribuire i fondi statali per i risarcimenti, proseguirà con il controllo biologico attraverso la vespa samurai: è la sintesi di quanto annunciato dall’assessore all’Agricoltura, Alimentazione e Sistemi verdi, Fabio Rolfi, in occasione del pagamento dell’ultima tranche di risarcimenti alle aziende agricole (per la provincia di Sondrio i fondi ammontano a 105.129,10 euro).
In Lombardia, nei due anni passati, sono stati effettuati appunto 106 rilasci (100 femmine e 10 maschi per lancio) dell’antagonista della cimice in 33 diverse località regionali, localizzate nelle provincie dove maggiori sono stati i danni provocati dalla cimice asiatica.
“Chiaramente risultati concreti – ha aggiunto l’assessore – si vedranno nel medio termine, ma il ritrovamento della vespa samurai nell’anno successivo ai rilasci rappresenta un’indicazione del suo insediamento e fa ben sperare per un contenimento delle popolazioni di cimice asiatica, in modo da rendere più agevole il suo controllo con gli altri metodi di difesa disponibili e riducendo di conseguenza l’impiego di insetticidi”.
