Santo Cielo. Ma si può sapere che giorno è oggi?

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Per combattersi non servono le bombe, basta un calendario

L’invasione russa dell’Ucraina ha delle ripercussioni anche sul calendario in uso a Kiev. In risposta al sostegno dato dal patriarca ortodosso di Mosca Kirill alla guerra voluta da Putin, la chiesa ortodossa ucraina si è dichiarata autonoma. E per sottolineare il distacco dalla chiesa ortodossa russa, intende adottare il calendario occidentale, come ha fatto recentemente la Chiesa greco-cattolica ucraina. I russi continueranno dunque a festeggiare il Natale a inizio gennaio, mentre a Kiev da ora in poi Natale cadrà il 25 dicembre. Come dire che i conflitti implicano l’uso di varie armi. E anche il calendario può diventare un’arma. Una novità? Niente affatto, è già successo altre volte. Anche nei Grigioni.

La guerra dei calendari
Nel 1582, papa Gregorio XIII decise di riformare il calendario. All’epoca si usava il calendario introdotto da Giulio Cesare nel 46 avanti Cristo. Quel calendario era stato una trovata geniale, ma aveva un difetto: l’anno “giuliano” durava 11 minuti e 14 secondi di più dell’anno solare; minuti e secondi che con il passare dei secoli diventarono giorni, stravolgendo il calendario delle festività religiose. Con la sua riforma, Gregorio volle rimettere a posto le cose e ordinò di stralciare i dieci giorni in eccesso. Il “calendario gregoriano” venne introdotto senza particolari difficoltà negli imperi spagnolo e portoghese, così come nei paesi cattolici d’Europa, che passarono dal 4 al 15 ottobre 1582. Ma nei paesi e territori riformati le cose si complicarono.

In Svizzera, ad esempio, fu il caos. Il 12 gennaio 1584, i cantoni cattolici introdussero il calendario di papa Gregorio. Ma i cantoni riformati, in particolare Zurigo e Berna, decisi a non sottomettersi alla volontà del papa, respinsero il nuovo calendario. Nella Confederazione si venne a creare una situazione di grande confusione: le date della Pasqua, del Natale, dell’inizio e della fine dell’anno non coincidevano più.

Scontri nei Grigioni
Le divergenze si trascinarono per secoli. A Ilanz, villaggio riformato dell’Oberland grigionese, per piegare la resistenza degli irriducibili difensori del vecchio calendario, nel 1799 dovettero intervenire le truppe francesi. E l’uso della forza si rese necessario anche nei confronti dei comuni di Schiers, Grüsch e Avers. Quando, nel 1811, il Gran consiglio grigionese dichiarò “unicamente valido” il calendario gregoriano, i tre comuni si rifiutarono di cedere. Solo con la minaccia di pesanti multe e l’intervento di un battaglione di soldati, il governo riuscì a far cessare l’opposizione. Il 7 gennaio 1812, quando Avers adottò finalmente il calendario gregoriano, terminava in Europa centro-occidentale la guerra dei calendari… iniziata duecentocinquant’anni prima.

I giorni della settimana
Come tutti sanno, il nostro calendario divide l’anno in dodici mesi, divisi a loro volta in settimane di sette giorni. Tale suddivisione è ricalcata sul racconto biblico della creazione del mondo, nel libro della Genesi. La Rivoluzione francese, che voleva rompere con la monarchia e con tutti coloro i quali l’avevano in qualche modo sostenuta, decise di eliminare i cicli settimanali della religione ebraica e cattolica, definita “complice di tutti i crimini del re”. Il calendario rivoluzionario francese, decristianizzato, abolì perciò le settimane di sette giorni, e introdusse dodici mesi divisi in tre decadi di dieci giorni ciascuna, di cui l’ultimo era di riposo. Ogni giorno si divideva in 10 ore; ciascuna ora contava 100 minuti primi e ogni minuto 100 secondi. Introdotto nel 1793, quel calendario restò in vigore sino al 31 dicembre 1805. Abbastanza a lungo per permettere di capire che il potere passa anche attraverso le decisioni relative all’organizzazione del tempo.


Articolo appartenente alla rubrica “Santo cielo. Fatti e commenti”. I contributiscritti in esclusiva per la nostra testata da Paolo Tognina, trattano fatti di attualità con un taglio editoriale.