Grytzko Mascioni non è più

0
1501
da "Il Grigione Italiano"

Grytzko Mascioni è stato un uomo straordinario apprezzato in Valposchiavo e in Valtellina, un poeta e filosofo che ha lasciato un’impronta indelebile nella cultura e nella letteratura. Questo articolo è un tributo a lui e alla sua eredità, che continua a vivere attraverso le sue parole e le iniziative dedicate a preservarne la memoria. Dai suoi scritti che esploravano la bellezza delle montagne svizzere ai suoi pensieri filosofici che sfidavano le convenzioni politiche e sociali, Mascioni è stato una figura eclettica e affascinante. La sua vita e la sua opera sono un esempio di come la passione per la cultura e la conoscenza possa trasformare un individuo in un’icona duratura. Il 12 settembre ricorre l’anniversario della sua morte.

Grytzko Mascioni non è più. E noi ci sentiamo come defraudati, più po­veri e soli”: così inizia l’epitaffio funebre di Massimo Lardi in morte di Grytzko Mascioni. No, vedi foto, non è scolpito sulla lastra tombale (ma è come lo fosse), è invece l’inizio dell’affettuoso commiato, pubblicato in prima pagina da Il Grigione Italiano del 18 settembre 2003. E a pagina 3 dello stesso numero troviamo l’annuncio funebre.

Poschiavo

Mi piace ricordare” – è sempre Lardi che si esprime con ammirazione – “in particolare le parole che ha pronunciato a Poschiavo nel 1997: «Torno una volta di più, con gioia e commozione profonda, in questa valle dove sono cresciu­to, dove ho aperto gli occhi su una re­altà che alterna meraviglie di natura e di assorte consuetudini civili a squar­ci di aspro rigore, di solitari struggi­menti: e il tutto si fa storia. Storia in­tima di una vita che non ha mai ces­sato di nutrirsi del paesaggio della sua infanzia, e storia più vasta di una co­munità sentita come origine e impronta. Continuamente rivisitata, nella riflessione che risale il corso dei secoli e nel sentimento che restituisce immagini dei ricordi più prossimi, che il trascorrere dei decenni affidati a una sorte vagabonda non vela ma anzi rav­viva, conferendo loro un colore e un calore propri soltanto di unamicizia fraterna». (… ) Ma, come quando eri in vita, caro Grytzko, il tuo «cenere muto» farà ritorno «entro questi orizzonti di cielo », e continuerai a esserci vicino”, chiude sentitamente Massimo Lardi.

Certo, lui ci è vicino, nel camposanto della natia Villa di Tirano.

Prima di passare oltre, vorrei tornare su questa definizione di Mascioni: “assorte consuetudini civili” e in particolare sull’aggettivo “assorte”. Lui, sublime artigiano della lingua, lo usa qui appropriatamente (a noi non verrebbe in mente). “Assorte consuetudini” ovvero così immerse in processi mentali, da parere quasi (quasi) indifferenti al mondo circostante.

Campocologno

Campocologno, è qui  che sono cresciuto e questo è il centro del mondo e questa è la capitale delluniverso. Quella è la montagna più alta del mondo. Sono cresciuto qui con queste montagne che strapiombavano addosso. Io credo che basti vedere questo posto per capire che uno ha voglia di andare, di andare da qualche parte”, così confessa Mascioni al regista Silvio Soldini (Lettere dalla Svizzera, RSI, 17 aprile 1998).

E possiamo constatare quanta strada nei suoi sandali, quanta strada ha fatto con quegli occhiali…eh, sì, se tu vuoi andare, vai…

Grytzko?

Del resto già il suo nome contiene un presagio di apertura al mondo. Ma perché proprio Grytzko? Due le versioni. Nella sua ultima intervista del 13 agosto 2003 a Teglio racconta al giornalista Gerardo Monnizza: “I miei genitori stavano leggendo un romanzo dambientazione russa e cera un personaggio, una specie di principe ucraino, che si chiamava così. Si sono innamorati e mi hanno dato quel nome. La cosa buffa è stata che a quellepoca la legislazione fascista non permetteva di dare nomi stranieri e allora hanno dovuto faticare un poa convincere larciprete di Villa che Grytzko era la diminuzione di Gregorio”.

Ma ecco la seconda versione da me registrata nel corso di una simpatetica intervista il 27 ottobre 1984 in Casa Torre a Poschiavo al termine della presentazione del suo libro di poesie edito da Rusconi: “Grytzko? Perché in ucraino suona Griscio, appellativo da noi familiare”. Devo dire che, consultati un paio di ucraini, non ho trovato conferma. E dunque? Chissà.

“Io mi ero trovato in una posizione piuttosto solitaria: non ero del tutto contro, ma non ero neanche a favore”, aldilà del contesto, in questo caso riferito alle posizione del filosofo Max Horkeimer, questa affermazione problematica di Grytzko Mascioni possiamo adottarla paradigmaticamente per definire la sua personalità intellettuale.

Ancora un altro tassello.

Quando eravamo studenti alla Magistrale di Coira i nostri docenti di Sinistra evitavano di presentarci le composizioni di Mascioni perché politicamente era conservatore, molto conservatore. I nostri insegnanti di Centro, spesso puritani, lo evitavano per la carica erotica di alcune sue composizioni. In sostanza lo abbiamo ignorato”.

Per finire un elenco dallamata Valtellina.

Villa di Tirano. A Mascioni è stato dedicato l’Auditorium cittadino e una targa è stata affissa sulla facciata di Casa Mascioni.

Teglio. Qui è nata nel 2004 l’Associazione a lui dedicata, con l’adesione di Francesco Zanetti per la PGI. Adesione non so se confermata negli anni. Giova ricordare che l’Associazione organizza una serata in suo onore e a suo ricordo una volta all’anno.

Tirano. La più recente iniziativa dell’Amministrazione civica è stata la presentazione dell’ultimo volume a lui dedicato (Mascioni italico).

Sondrio. Presso la Biblioteca civica è stato istituito  un fondo a lui dedicato con buona parte delle sue opere, in parte donate dalla RTSI. 

Resta da aggiungere che il Fondo Mascioni più completo si conserva a Berna presso l’Archivio svizzero di letteratura.


Piergiorgio Evangelisti