Si avvicina il Natale, nelle case compaiono abeti decorati. Da dove deriva questa consuetudine? C’è chi dice che si tratti di una tradizione pagana che in seguito sarebbe stata più o meno “cristianizzata”. Sarà vero?
La figura dell’albero
Gli alberi rivestono un ruolo importante in diverse religioni dell’antichità. Tra i celti, i sacerdoti druidi onoravano alcune piante sempreverdi come simbolo di vita. I romani, dal canto loro, alle calende di gennaio usavano regalarsi un rametto sempreverde come augurio di buona fortuna. E secondo la Bibbia, Dio sarebbe apparso ad Abramo nella località boschiva delle «querce di Mamre».
Tra le popolazioni dell’Europa settentrionale pagana il solstizio d’inverno era celebrato incendiando un albero: un rito propiziatorio nella notte invernale che cominciava a regredire. Quella tradizione sopravvive ancora oggi, trapiantata tuttavia in contesto cristiano: ad Apricale, sulle montagne del Ponente Ligure, la Vigilia di Natale ho visto accendere il «Foegu deu Bambin», che brucia sempre per tutti i giorni del Natale e a volte anche fino a febbraio.
Nel medioevo cristiano
Nel corso del medioevo, molti riti pagani furono ripresi dando loro un nuovo significato cristiano. A partire da antiche leggende si diffuse, nell’Europa del nord, il racconto secondo il quale quando Gesù era nato le piante erano germogliate e fiorite: si mettevano perciò in acqua rami di melo o di ciliegio perché fiorissero a Natale. Nacque allora anche l’abitudine di ornare le case con rami di alberi sempreverdi, e presto si impose l’abete. In Alsazia, all’inizio del 16. secolo, l’uso di tagliare abeti a dicembre si propagò al punto che l’autorità dovette emettere delle ordinanze per proteggere i boschi. E non mancarono i predicatori che condannarono tali tradizioni definendole «pagane». A ragione o a torto?
Il presepe e i misteri
L’uso dell’abete non deriva direttamente dai riti pagani, ma ha un’origine particolare risalente ai cosiddetti «misteri», rappresentazioni teatrali che durante il medioevo erano messe in scena sul sagrato delle chiese, la sera della Vigilia.
Mentre nei paesi latini si impose il presepe, ideato da Francesco d’Assisi, nei paesi nordici prevalsero appunto i «misteri», che narrano la vicenda di Adamo e della sua compagna Eva nel giardino dell’Eden. I personaggi sono ovviamente Adamo, Eva, il diavolo e l’angelo con la spada di fuoco che viene messo a guardia del giardino. Elemento centrale della scena è un albero: quello del frutto del peccato.
Il frutto proibito
La Bibbia non dice quale fosse l’albero che stava al centro del giardino dell’Eden e i cui frutti non dovevano essere mangiati. A seconda della regione in cui veniva messo in scena il «mistero», l’albero poteva essere dunque diverso. Con il passare del tempo si impose tuttavia un po’ ovunque l’abete, al quale si appendeva il frutto di stagione, che quasi sempre era la mela. Fu così che la mela divenne il frutto proibito.
Il significato cristiano dell’albero
Nei «misteri» medievali – messi in scena nella notte in cui si celebra la nascita di colui che ha portato nuova vita nel mondo -, l’albero posto al centro del giardino dell’Eden – simbolo della caduta dell’umanità -, diventa l’albero intorno al quale l’umanità si ritrova perdonata. Molto presto infatti, oltre alle mele si appendono all’abete anche delle ostie, non consacrate: nel contesto cattolico nel quale si sviluppa questa tradizione, esse ricordano il sacrificio di Gesù che cancella il peccato. Nei secoli successivi, nelle aree protestanti, le ostie saranno sostituite da dolci. E più tardi ancora si aggiungeranno le candele, simbolo di Cristo, «luce del mondo».
Adamo, Eva e Gesù
In un racconto di Natale diffuso in Francia, si ritrova un riflesso del racconto messo in scena nei misteri medievali. L’ultima visitatrice, nella stalla di Betlemme, quando già la stella è impallidita e sorge il nuovo giorno, è una donna vecchissima, che cammina a fatica. Quella donna è Eva, la quale, prima di andarsene, mette una mela tra le mani di Gesù.
Oltre l’abete
Oggi abeti piccoli e grandi compaiono ovunque e per settimane: da quelli tagliati a quelli vivi, a quelli in materiale sintetico. Accecati e distratti dalla commercializzazione dell’Avvento e del Natale, forse non siamo più in grado di riconoscere i simboli e i significati che essi racchiudono. Ma con un po’ di pazienza, non è del tutto escluso che riusciamo a leggervi ciò che antichissime tradizioni vi hanno pazientemente iscritto.