Poschiavo ha ospitato, giovedì 23 maggio in Sala Tor, il primo incontro dei festeggiamenti organizzati dalla RSI per i 500 anni dello Stato libero delle Tre Leghe. È stato il primo di tre serate pubbliche nel Grigionitaliano sul tema delle identità e dell’anima del Cantone, dal punto di vista storico-culturale e da quello politico.
Il senso di questi incontri è di essere occasione, oltre che per rendere onore al patto siglato a Ilanz/Glion 500 anni fa, di analizzare quegli elementi che hanno superato i secoli, caratterizzando ancora il presente, e di sondare delle prospettive per il futuro del Cantone e delle Valli di lingua italiana. In questa prima serata è stato posto a tema il plurilinguismo sia nella sua dimensione storica sia come attuale misura politica per rafforzare l’uso e la presenza dell’italiano e del romancio nella società e nell’amministrazione.
Presenti sul palco a condurre il discorso sono stati Jon Domenic Parolini, Consigliere di Stato, Saveria Masa, storica e operatrice PGI, e Matthias Grünert dell’Università di Friburgo, esperto di plurilinguismo grigionese. Grazie alla moderazione di Annalisa De Vecchi, RSI, sono stati sviluppati gli argomenti posti a tema partendo dalla domanda “perché ricordare questo 1524?”.
Jon Domenic Parolini ha innanzitutto messo in evidenza che «atti simbolici compongono la Storia come anche le firme sui contratti»; parte degli accordi siglati, infatti, sono tutt’ora validi come allora: da questo punto di vista «è importante non dimenticare che i Grigioni sono il Cantone più speciale della Svizzera». Per Saveria Masa l’importanza storica di quell’anno sta a segnare la Costituzione comune delle tre Leghe che significa anche la costruzione di un’unica identità ed «è nata così la consapevolezza della loro esistenza come Stato». Questo li ha messi in grado di far fronte a criticità come quella dei feudatari austriaci o ad avere mire espansionistiche verso la Valtellina. Secondo Matthias Grünert la varietà culturale dei Grigioni li rende una vera e propria piccola Svizzera. Però, spiega, per comprendere la situazione linguistica grigionese occorre carpire le dinamiche dei rapporti di forza. I gruppi linguistici neolatini sono stati a lungo la maggioranza ma, da Carlo Magno in poi, il tedesco si è insinuato dapprima nella fascia alta della società e così ha iniziato ad essere utilizzato per le comunicazioni formali. Inoltre, vi sono state infiltrazioni tedescofone: sia da nord, dalla Valle del Reno in giù, e nondimeno provenienti da sud dovute alla presenza di comunità Walser; altra causa che ha favorito l’utilizzo del tedesco è che il romancio era e, tutto sommato, rimane prevalentemente parlato e non scritto. La situazione attuale, invece, vede il tedesco come lingua maggioritaria parlato da circa i tre quarti dei grigionesi, dove il restante quarto è da divedersi tra i locutori di romancio e di italiano.
Dal punto di vista politico, Jon Domenic Parolini ha ricordato l’importanza della coesione del Cantone con 150 valli, 5 idiomi romanci più il rumantsch grischun, 2 religioni, 3 lingue e 500 anni di democrazia: oggi sussistono nuove e importanti sfide, prima su tutte, il futuro professionale delle nuove generazioni. Data la complessità territoriale e culturale del Cantone non può essere semplice la sua gestione in termini di infrastrutture e servizi ma si sta facendo tanto, già con RTR ma anche le scuole dove si studiano due lingue cantonali e le traduzioni d’ufficio per le comunicazioni o i dibattiti istituzionali.
Saveria Masa mette in evidenza il fatto che già 500 anni fa, il testo del patto da siglare era stato inviato mesi prima come bozza perché il popolo ne prendesse visione e potesse decidere consapevolmente di aderirvi o meno. Ciò denota una forma di consultazione d’avanguardia e un grande pragmatismo – dato che il primo articolo di questo patto mira a tutelare gli interessi commerciali.
Verosimilmente, nel prossimo futuro la situazione linguistica non cambierà di molto: l’italiano rimarrà presente grazie ai confini meridionali italofoni della Valtellina, della Valchiavenna e del Ticino; il romancio continuerà a venire parlato dai suoi locutori che lo utilizzano nella quotidianità; e il tedesco rimarrà lingua maggioritaria.
A conclusione dell’incontro, Annalisa De Vecchi ha chiesto agli ospiti di sognare ad occhi aperti: come sarebbe oggi il Canton Grigioni se Valtellina e i Contadi di Bormio e Chiavenna gli appartenessero ancora?
Il Presidente del Governo Jon Domenic Parolini ha risposto, con elegante ironia, che sicuramente «sarebbe ancora un Cantone più bello: con più linee della Ferrovia Retica, in modo da poter arrivare direttamente da Coira al Lago di Como, con vino ancora più buono, e poi perché no? Magari avremmo anche il Voralberg e il Tirolo e così sarebbe tutto ancora più bello! Saremmo grandi quanto la stessa Svizzera. Ma sulle guerre del ‘900? Forse non ci sarebbe andata così bene. Invece, la capitale non sarebbe più Coira e nemmeno Tirano, ma probabilmente nel cuore dei Grigioni, nell’Engadina, magari Samedan».
A proposito di sogno, Begoña Feijoó Fariña nel suo intervento dal pubblico ha proposto di riflettere non solo sulla storia che è stata, ma anche su quella che sarà nei prossimi 500 anni. E perché allora non immaginarci scuole trilingue? Il plurilinguismo, però, a scuola in alcuni casi, è di difficile gestione e non a tutti facilmente accessibile, hanno spiegato in risposta i relatori.
Il Podestà di Poschiavo, Giovanni Jochum, ha infine evidenziato che, 500 anni fa, la situazione era forse un po’ diversa da come ce la immaginiamo: «se penso che nella Poschiavo di allora, un giorno, i cittadini ricevettero un testo in tedesco, e che questo testo fu completamente compreso prima di essere accettato, ecco: questo pensiero mi sembra alquanto fantasioso. In tempi recenti, ad esempio durante il Covid, i comunicati in tedesco richiedevano almeno due o tre giorni per essere tradotti in italiano dagli uffici istituzionali. A che punto siamo oggi?». Nonostante si parli della quantità di sforzi impiegati per una parità plurilinguistica, rimane sicuramente ancora lavoro da fare.
La prossima settimana a Vicosoprano (Bregaglia) si terrà il secondo incontro dal titolo “Progettare”.