Lunedì 24 febbraio, presso l’Albergo Sport Raselli, si è tenuta l’Assemblea generale dell’associazione TERRA NOSTRA. Il Bernina ha contattato la presidente Elisa Bontognali per fare il punto della situazione.
Elisa, si è da poco conclusa l’assemblea annuale di TERRA NOSTRA: nel tuo ruolo di presidente, cosa puoi dirci sull’anno appena trascorso?
Abbiamo avuto una prima conclusione del progetto dei muri a secco. Sempre in questo ambito abbiamo avuto diverse consulenze che ci hanno tenuti impegnati per tutto l’anno. Abbiamo proseguito poi per il terzo anno con un workshop su semi e semina presso la biblioteca, dove è stata creata una banca dei semi (dove puoi portare e prendere), lo scopo di questa iniziativa è di non perdere delle specie autoctone e portare avanti la coltivazione di diversi tipi di piante. Altro aspetto interessante: TERRA NOSTRA aveva preso posizione sul tema della pianificazione territoriale riferita a delle zone dei terrazzamenti e la sua voce è stata presa in considerazione dagli addetti comunali. Infine, lo scorso settembre, durante la “Settimana del Gusto” abbiamo introdotto una prima di degustazione di prodotti della nostra terra, in quell’occasione sui formaggi, e ci piacerebbe proporne altre in futuro, vista la partecipazione e l’intento molto didattico.
Per quanto riguarda il risanamento dei muri a secco puoi darci qualche dettaglio in più?
Dal 2019 fino al 2024, in Valposchiavo, sono stati ripristinati 823 m2 di muri a secco, ripartiti su 13 soggetti sparsi per la Valle. I finanziatori di questo progetto, per un totale di quasi 286’000.- CHF, sono stati l’Ufficio per la Natura e l’Ambiente del Cantone dei Grigioni, la Fondazione svizzera per la tutela del paesaggio (FP), il Lotteriefonds des Kantons Zürich, il Comune di Poschiavo, l’Associazione TERRA NOSTRA e innumerevoli privati.
Lo scopo principale, oltre al ripristino stesso, è stato quello di sensibilizzare sull’importanza di questi recuperi. In questo senso pensiamo di aver centrato l’obbiettivo. Sono in molti a dare importanza a questi elementi chiave del paesaggio valposchiavino e a intraprendere una manutenzione mirata. Ci sono comunque molti altri siti degni di un ripristino e TERRA NOSTRA si augura di poterli valorizzare in futuro.
Sono emerse novità o durante l’assemblea?
Diciamo che nei normali punti all’ordine del giorno non è emerso nulla di particolarmente rilevante: gli spunti sono arrivati in conclusione di assemblea (se vogliamo sotto “varie ed eventuali)”, quando il pubblico ci ha introdotto la proposta di prendere in considerazione il ripristino delle “vie da li sclenzuli” (sentieri caduti in disuso e utilizzati dai nostri avi per il trasporto di materiale, come per esempio legna e fieno, grazie all’utilizzo di slitte).
Un’altra osservazione corretta emersa durante il dibattito finale è legata ai muri a secco che vengono smantellati “abusivamente”, diciamo. Capita a volte che vengano distrutti dai proprietari del terreno perché in mezzo a un prato o comunque d’impaccio per lo svolgimento della propria attività agricola. Questo, oltre a non essere un’attività lecita legalmente, è un peccato perché così tanti vanno persi. TERRA NOSTRA è stata invitata a vigilare sulla situazione, ma mettere in atto questa vigilanza è veramente molto difficile, servirebbe più sensibilità da parte dei privati.
Quali saranno i prossimi appuntamenti con TERRA NOSTRA?
Il 22 marzo ci sarà il corso di potatura nei frutteti. Poi, dopo il successo di quella sui formaggi, verranno organizzate altre serate con i prodotti della nostra terra e il focus andrà su campicoltura e farine. In collaborazione con il mulino e la campicoltura verranno probabilmente organizzati due appuntamenti distinti. Come detto, proseguiranno le attività di recupero dei muri a secco a Campascio. In programma c’è la riqualifica della superficie Miraval ad opera dell’associazione Risveglio (che ha fatto il Sentiero dei Secoli) e TERRA NOSTRA vorrebbe collaborare, magari occupandosi di gestire le piante e gli arbusti che si sceglierà di mettere.
Sul filone delle conferenze tematiche, dopo quella appena fatta sui ghiacciai, in settembre vorremmo proporre una serata sui funghi. Sarebbe bello ampliare la cultura dei tanti raccoglitori di funghi.
Dopo l’assemblea si è tenuto l’interessante incontro con gli esperti Kappenberger e Panziera sui ghiacciai. Cosa ne sarà di quelli più vicini a noi?
E’ stata una conferenza veramente molto interessante. I ghiacciai, non è una novità, sono destinati a scomparire: i primi saranno quelli più piatti perché la fusione del loro ghiaccio sarà più rapida, essendo alla superficie che il ghiacciaio si scioglie. Tutte cose che sappiamo già da tempo, ma è stato impressionante vedere la situazione presentata così da vicino; Kappenberger, che documenta la situazione dagli anni ‘80, ha mostrato foto e video del restringimento durante gli anni.
In poche parole, ci saranno sempre più situazioni climatiche agli antipodi, sempre più fasi di canicola e di secco estremo e sempre più fasi di pioggia intensa. I cambiamenti da bel tempo a brutto saranno sempre più lenti, ma molto più marcati.
Le zone mediterranee patiranno meno perché avranno più influenza della corrente del golfo, che limiterà in parte l’aumento delle temperature nei prossimi decenni.
Cosa, se possibile, abbiamo l’opportunità di fare nel nostro piccolo per invertire questa tendenza climatica?
Nel nostro piccolo si può sempre fare qualcosa: la speranza è sempre l’ultima a morire, ma ci siamo spinti così avanti nel maltrattare il pianeta che a questo punto solo le grandi decisioni a livello internazionale potranno fare la differenza. Durante la serata è stata mostrata la curva di aumento delle temperature e rilascio di anidride carbonica negli anni. Il problema è che, oggi, le temperature sono così alte che non si riesce quasi più a pensare a delle fasi “glaciali” o comunque molto più fredde. Ormai siamo in un circolo vizioso: gli oceani, che assorbono la maggiore quantità di CO2, sono già a una capienza sopra la norma e questo causa una diminuzione anche del PH dell’acqua (quindi acque più acide). Le piante, boschi e foreste, che notoriamente assimilano l’anidride carbonica, si trovano a confrontarsi con disboscamento e incendi, quindi stiamo distruggendo anche questa risorsa per assimilare CO2.