L’anno della valanga – Giovanni Orelli

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Di recente ho completato la lettura del primo racconto di Giovanni
Orelli, L’anno della valanga, nella bella ristampa avvenuta nel 1993
per i tipi di Casagrande (Bellinzona). La prima edizione fu pubblicata
nel 1965 da Mondadori.

Sulla scia del neorealismo italiano, il racconto autobiografico narra
di un inverno vissuto in un villaggio di montagna sotto l’incombente
minaccia della valanga in Leventina, che termina con l’evacuazione di
tutti i suoi abitanti verso il piano, imposta dalle autorità cantonali.
Narra della sua gente e di un mondo rurale in via di sparizione, di
emigrazione, di riti e usanze che, oggi, a distanza di più di mezzo
secolo, hanno già un sapore arcaico.

Dentro la potente metafora della
valanga, o dell’interminabile nevicata, trovano spazio le pulsioni
d’amore della voce narrante (il protagonista) verso Linda ed altre
donne del racconto, in cui l’autore elabora una serie di opposizioni
quali montagna – piano (città), vecchi – giovani, contadini –
impiegati, uomini – donne, morte – vita, passato – futuro, ecc. Il
linguaggio è prestato dalla parlata locale, ma allo stesso tempo
erudito ed elaborato, fino a risultare a tratti di difficile
comprensione.

Ho ripreso la lettura di questo libro, che si trovava da un po’ sul
mio comodino, sull’onda della tragedia dell’hotel Rigopiano negli
Abruzzi, e ho scoperto un autore che in una sorta di “romanzo” di
formazione è riuscito a librarsi sopra le proprie tradizioni
alpino-rurali senza tuttavia disconoscerle.


di Achille / pagina fb