L’arte di regalare luce agli altri

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La parola ai giovani • Michela Heis, 21 anni, di Poschiavo, ha faticato a trovare la sua strada professionale. Durante la scuola dell’obbligo ha svolto parecchi stage, ma senza trovare ciò che davvero la rendeva felice. Ha deciso di trascorrere un anno come ragazza alla pari presso una famiglia a Coira, imparando lo svizzero tedesco, accudendo due bambine, svolgendo le faccende di casa. Nel contempo ha avuto la possibilità di trascorre una giornata presso l’associazione Scalottas a Scharans, nei pressi di Thusis. In questa struttura, il contatto con dei meravigliosi bambini diversamente abili le ha riempito il cuore e così ha scoperto una possibile professione per il suo futuro.

Michela Heis

Michela ha dunque intrapreso una pratica di un anno presso l’associazione Scalottas, lavorando 6 mesi con bambini e giovani d’età compresa tra i 3 e i 18 anni e altri 6 mesi con degli adulti. Nel 2011 ha iniziato la sua formazione di operatrice sociosanitaria presso l’Ospedale cantonale a Coira. Durante l’apprendistato si è arricchita di varie esperienze presso i reparti di lungodegenza al “Fontanaspital”, in urologia all’Ospedale cantonale e infine al “Kreuzspital” presso il reparto di geriatria acuta. L’anno scorso ha conseguito l’attestato federale di capacità.

Non hai sempre avuto le idee molto chiare sul tuo futuro professionale. Poi, all’improvviso, una sorta di illuminazione…
Già, proprio così. Dapprima volevo intraprendere un tirocinio quale operatrice socioassistenziale, lavorando con persone diversamente abili. Poi però la mia ex datrice di lavoro a Scharans mi ha motivata a frequentare la scuola di operatrice sociosanitaria presso un ospedale. Lei trovava assai importante acquisire una buona conoscenza delle basi medico-assistenziali. Ho ascoltato il suo consiglio e oggi sono felice più che mai di aver intrapreso questa strada. Il contatto con queste splendide persone che mi circondano ogni giorno mi conferma di aver fatto la scelta giusta.

Cancellati quindi tutti i dubbi iniziali…
I dubbi fanno parte della vita, ma per quel che riguarda quelli legati alla strada professionale sono invece spariti. Il contatto con le persone mi arricchisce moltissimo. Da subito, questo lavoro è iniziato a crescermi dentro, a riempirmi di gioia. Percepire di essere strumento di luce per una persona e dunque essere di sostegno è una sensazione più che gratificante.

Quali caratteristiche apprezzi particolarmente di questo mondo?
L’energia che circola fra una persona e l’altra. Mi piace molto poter contagiare una persona con il buon umore, con un sorriso dipinto sulla faccia. Tutti dovremmo essere consapevoli di questo nostro grande potere. Ciò che dai, ricevi. Le persone apprezzano la gente genuina. Bisogna imparare a capire dapprima chi siamo per poi regalare luce agli altri. Questo lavoro è bello anche perché è variato; è necessario avere una mente aperta, saper improvvisare, consigliare. Ci si mette continuamente in gioco. Non si dà soltanto, bensì si riceve e ricevendo si cresce e si impara.

E qual è il lato che meno apprezzi della tua professione?
La burocrazia, sempre in aumento, e della quale non si può più fare a meno. Passo diverso tempo davanti al computer, o compilando documenti che sembrano aumentare di continuo. Alle volte mi sembra proprio di perdere del tempo prezioso che potrei investire facendo qualcosa di più per i miei pazienti. Non rimprovero nessuno, solamente mi rammarico per la mancanza di tempo.

Quali competenze umane deve possedere un’operatrice sociosanitaria ideale?
Per lavorare con dei pazienti bisogna essere aperti, pronti a parlare e a confrontarsi con diverse situazioni difficili. È importante che gli apprendisti parlino con le persone di riferimento, chiedendo loro dei feedback. Bisogna avere il coraggio di ammettere i propri errori, essere sinceri e allo stesso tempo concentrati, mantenere la calma nei momenti di stress, essere molto flessibili. Percepire lo stato d’animo dei nostri pazienti è un pregio da non sottovalutare; relazionarsi in modo corretto col paziente è importantissimo. L’empatia è essenziale!

Ora hai trovato il lavoro che ti rende felice. Tuttavia hai avuto qualche difficoltà a imboccare la strada professionale giusta. Chi o cosa secondo te potrebbe aiutare i giovani nella scelta?
In primo luogo è il giovane che deve essere d’aiuto a se stesso. Voglio dire che bisogna provare, lanciarsi a fare degli stage, informarsi. Ci deve essere la volontà e la voglia di raggiungere un obiettivo, di prendere in mano il proprio futuro. Trovo importante che anche gli insegnanti, che accompagno gli allievi per molti anni, soprattutto nelle scuole superiori, cerchino di individuare le capacità degli scolari e provino a motivarli, consigliarli.

Non è certo un compito semplice sostenere e accompagnare i figli, soprattutto durante l’adolescenza. I genitori devono armarsi di pazienza. Mi ricordo i miei genitori che non capivano perché non volessi accettare un posto di tirocinio che mi era stato offerto a Samedan. Per loro era una follia non accettare quel posto visto che avrei potuto iniziare subito dopo la scuola la formazione professionale. In realtà cercavo di capire cosa volessi dalla mia vita, cosa mi rendesse veramente felice. Il sostegno dei miei genitori non è mai mancato. Ora la loro felicità è quasi più grande della mia, nel vedermi realizzata.

Cosa hai in serbo per il futuro?
Vorrei intraprendere qualcosa che mi permetta di concentrarmi di più sulla persona e sulla sua storia, la sua biografia. Intanto mi sto informando sulle possibili scelte, se poi davvero realizzerò questo sogno, sarà ancora tutto da vedere.

Che consiglio dai a chi si trova di fronte alla difficile scelta tra studio o professione?
Abbi fiducia in te stesso, credi in ciò che fai, perché se vuoi, puoi. Ascoltati e ascolta i consigli degli altri, accetta le critiche, perché ti permettono di migliorare. Prendi in mano la tua vita e vedrai quanto è bello amarla.


La parola ai giovani • Che cosa farò da grande? La ballerina, la restauratrice, l’informatico, il macchinista, l’infermiera, il falegname o il prete missionario. Mille possibilità e altrettanti dubbi su un futuro tutto da disegnare. I giovani collaboratori de IL BERNINA vi fanno entrare, attraverso una serie di interviste pubblicate a scadenze regolari, nel mondo della scelta professionale, invitandovi a partecipare a un dialogo tra coetanei.


Fotografie: Selena Raselli


Natalia Crameri