Ottimisti verso un futuro libero da Olimpiadi!

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Diverse località alpine sono impegnate in vista dei Giochi olimpici invernali 2016. Esse
si richiamano all’“Agenda 2020”, elaborata dal Comitato Olimpico Internazionale come
risposta alla bocciatura di diverse candidature per il 2022. L’Agenda promette molto, ma
mantiene poco. La CIPRA Commissione Internazionale per la Protezione delle Alpi
mantiene la propria posizione a favore di “Alpi libere da Olimpiadi!”.

Il 12 febbraio 2017, a poco meno di quattro anni dalla bocciatura referendaria, i cittadini del Canton Grigioni, in Svizzera, si trovano di nuovo di fronte a una candidatura per le Olimpiadi invernali, questa volta per il 2026. I Cantoni della Svizzera occidentale Berna, Friburgo, Vaud e Vallese stanno lavorando a una candidatura comune, senza prevedere un referendum preliminare. In Austria, Innsbruck porterà a termine uno studio di fattibilità ed entro l’inizio dell’estate per valutare un’eventuale candidatura transfrontaliera comprendente le regioni Tirolo, Sudtirolo e Trentino. Se lo studio avrà esiti positivi, le cittadine e i cittadini del Tirolo saranno chiamati al referendum in autunno. I sostenitori delle Olimpiadi giustificano i nuovi tentativi considerando da una parte la difficile situazione economica in cui si trovano le regioni montane che non offrirebbe, secondo questi, alternative praticabili, dall’altra il percorso di riforma avviato dal CIO (Comitato Olimpico Internazionale). Eppure l’“Agenda 2020” si limita a presentare contenuti vecchi sotto nuove spoglie. Le 40 raccomandazioni non sono vincolanti e hanno l’unico scopo di recuperare i Paesi occidentali, sostiene Barbara Wülser, vicedirettrice della CIPRA, Commissione Internazionale per la Protezione delle Alpi. “Se ingenti investimenti e l’impegno delle regioni alpine saranno assorbiti dal fuoco di paglia dei Giochi olimpici invernali, non resterà nulla a disposizione per progetti innovativi e capaci di generare identità”.

I valori di fondo democratici restano ai margini
Nelle raccomandazioni 4 e 5 dell’ “Agenda 2020” il termine “sostenibilità” compare ben dieci volte. Il Paese ospitante i Giochi olimpici deve elaborare una strategia di sostenibilità e attuare misure di sostenibilità. Non viene però definito con precisione quali caratteristiche debbano avere queste misure, quali standard debbano essere rispettati e quali siano i contenuti di una strategia. Le raccomandazioni sono formulate in linea molto generale: occorre aumentare la trasparenza, ridurre i costi e rafforzare il comportamento etico. Complessivamente rimane tuttavia un grande margine di interpretazione. Mancano modifiche sostanziali delle strutture e dei regolamenti del CIO, così come la garanzia di valori di fondo democratici nei Paesi ospitanti. Le esperienze degli ultimi decenni sono lì a indicare che le regioni di montagna hanno solo da perdere con questo grande evento che distrugge l’ambiente e rovinoso sul piano finanziario. Tutt’al più singoli soggetti possono trarre vantaggi a breve termine dall’ingente flusso di investimenti. A farne le spese sarà la popolazione, che in ultima istanza dovrà pagare il conto. In passato lo sforamento dei costi preventivati è stato massiccio. Così è stato a Torino nel 2006, come in Canada dopo Vancouver 2010 – come si può verificare nei rapporti delle diverse esperienze olimpiche nel sito della CIPRA.

Puntare sullo straordinario patrimonio culturale e naturale
Le Alpi sono ricche di paesaggi naturali e culturali, della loro identità culturale e di offerte diversificate, di tradizioni e di persone impegnate e di ampie vedute. Insieme essi possono impostare il proprio futuro con responsabilità sviluppando nuove prospettive economiche che rispettino e valorizzino le risorse culturali e sociali. “I giochi olimpici invernali” ostacolano questo sviluppo”, sottolinea Barbara Wülser. Danno a intendere di essere innovativi, in realtà ripropongono sempre la stessa impostazione e perseverano con vecchie ricette. Sostengono di essere coraggiosi, ma danno prova di rassegnazione e fanno pressione con l’argomento che non ci sarebbero alternative. Christian Baumgartner, vicepresidente della CIPRA International, puntualizza la posizione della federazione che riunisce più di 100 organizzazioni e istituzioni nelle Alpi: “Solo quando il CIO apporterà modifiche sostanziali alle sue strutture e ai suoi regolamenti, garantirà valori democratici nei Paesi ospitanti e rispetterà i principi dello sviluppo sostenibile sia nella pianificazione che nello svolgimento dei Giochi olimpici invernali, si potrà aprire una discussione sull’organizzazione di una nuova edizione delle Olimpiadi invernali nelle Alpi”.


Cipra