“Governare è prevedere”: un motto semplice per i Cantoni, che sintetizza tutta la responsabilità e la capacità di visione richiesta a chi guida il territorio. Un impegno assai gravoso se si pensa alla complessità del mondo di oggi, alla difficoltà di assegnare priorità agli interventi. Che dire poi delle priorità, non sempre allineate su scala locale e globale; scegliere e decidere per il bene comune, in chiave glocale (locale + globale), richiede capacità di visione, cultura e conoscenza. Tra le priorità glocali c’è senza dubbio il clima; da mesi gli studenti europei si incontrano in manifestazioni pubbliche destinate a risvegliare passione e decisioni per contenere l’inquinamento. Scioperare per il clima è un segnale forte, inutile però se alle parole non seguono decisioni concrete e strategie realizzabili. Solo poche settimane fa, per esempio, il parlamento grigionese ha chiesto al Governo un piano urgente con misure concrete ed efficaci per contenere l’innalzamento delle temperature, assai temibile in un territorio di montagna come quello dei Grigioni.
Nelle scelte strategiche del mondo, la tecnologia ha un ruolo cruciale; l’uso estensivo delle soluzioni S.M.A.R.T., la disponibilità di droni, di Intelligenza Artificiale, di robot collaborativi, di sensoristica per la geolocalizzazione permette di monitorare le situazioni più delicate, talvolta nelle aree più impervie. Previsione e protezione acquisiscono una nuova valenza, l’impatto stesso dell’uomo sull’ambiente viene modulato diversamente, riducendone l’intensità. La tecnologia, nelle sue molteplici forme, può essere un’alleata preziosa delle politiche per l’ambiente, una dimensione nuova della sostenibilità ambientale, sociale ed economica. Stando ai dati del Global Footprint Network, nel mondo oggi si consumano più risorse naturali di quante siano disponibili o meglio si consumano risorse come se ci fossero disponibili 1,7 Pianeti Terra a cui attingere per l’utilizzo. E’ l’impronta ecologica, un indicatore che tenta un primo approccio quantitativo alla misurazione del consumo. Accanto a ogni soluzione messa in campo, tuttavia, si deve sempre associare il bilancio energetico della soluzione proposta; quanta energia è necessaria per realizzarla? Quanta di questa energia impatta direttamente sulle risorse naturali disponibili? E quanta energia lo fa indirettamente?
Ciclo di vita e bilancio energetico sono concetti meno intuitivi ma necessari quando si valutano alternative e si cercano soluzioni a problemi complessi e interconnessi. In quest’ottica può dunque accadere che non tutte le “novità tecnologiche” siano altrettanto sostenibili, almeno allo stato dell’arte attuale. La chiave di volta sta nella ricerca di un equilibrio dinamico tra “entrate” e “uscite”, un “adattamento biologico” che permette di cambiare in sintonia con il contesto senza cadere nell’”adattamento patologico”, che conduce alla malattia. Quando penso agli equilibri dinamici mi viene in mente un pendio carico di neve; superato un certo carico, combinato a caratteristiche del manto e del terreno, il sovraccarico si stacca e scende a valle, ristabilendo in quella particolare zona un nuovo equilibrio, fino alla prossima nevicata. Le tecnologie diventano così valide alleate per prevedere e agire, sempre più in sintonia con l’ambiente in cui viviamo.
Chiara Maria Battistoni