Il potere della letteratura: dare voce a chi non ce l’ha

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Venerdì sera in Casa Torre si sono aperte le danze del festival letterario Lettere dalla Svizzera alla Valposchiavo, una tre giorni interamente dedicata alla produzione letteraria svizzera nelle quattro lingue nazionali. Un progetto ambizioso, che è diventato realtà grazie alla tenacia dell’ideatrice Begoña Feijoo Fariña, agli organizzatori e ai vari sponsor.

Per un evento letterario e legato dunque alla parola, si è però scelto un’apertura musicale, coraggiosa nel suo intento e ben riuscita: un concerto creato e cucito da Federica Gennai su misura integrando suoni suoni e parole di scrittori svizzeri, in una luce blu e una musicalità quasi aliena. Accanto alla voce bellissima di Federica e alla sua tastiera, un sax (Michele De Piazzi), una tromba (Antonio Zanolari) e un flauto traverso (Emma Pola) bravissimi ad amalgamarsi.

Sfogliando il programma, ricco e intrigante, la mia attenzione è subito ricaduta sul dialogo tra Doris Femminis e Olimpia de Girolamo. Sfido l’aria pungente e mi incammino verso Casa Torre. Nell’atrio dell’edificio si mischiano voci, persone, libri e parole. Al piano superiore ha luogo la chiacchierata tra le due donne.

Doris Femminis, classe 1972, nasce a Cavergno, in Valle Maggia. È un contesto rurale e contadino: in una famiglia in cui non si leggono libri, Doris cresce con i racconti della nonna. Forse perché mancava di altri tipi di storie o forse per l’affetto che l’ha sempre legata alla nonna, questi racconti le si appiccicano addosso, e negli anni l’autrice ha iniziato a sentire il bisogno di posare queste storie da qualche parte. E per fortuna, verrebbe da dire. È così che, nel 2016, dopo alcuni tentativi, finisce di scrivere il suo primo romanzo: Chiara cantante e altre capraie. È con la lettura dell’incipit di questo libro che il pubblico in Casa Torre viene trasportato all’inizio del XX secolo in un piccolo paese tra le montagne della Valle Maggia, forse non troppo diverso da come poteva apparire la nostra realtà in quegli anni.

La chiacchierata è moderata da Olimpia de Girolamo, bravissima, precisa e discreta a indirizzare la discussione. Dai paesaggi maestosi della valle Maggia l’attenzione si sposta al secondo romanzo di Doris Femminis, Fuori per sempre. In questa nuova bolla il pubblico si muove tra le pareti di un ospedale psichiatrico, ambiente vicino alla scrittrice che nella vita, accanto all’allevamento di un gregge di capre, fa l’infermiera psichiatrica. Si parla della psichiatria degli anni 90, dell’ospedale come di un mondo molto intimo e di una costante convivenza tra vita e morte.

Due romanzi completamente diversi a primo acchito, ma che in comune hanno la volontà, e forse il compito, di dare voce a chi non l’ha avuta: le donne contadine di inizio Novecento nel primo caso e i malati psichiatrici nel secondo.

Un lungo applauso conclude il piacevole incontro.

Tornando verso casa rifletto sull’eclettica scrittrice e sento un senso di gratitudine per eventi come questo. Non è scontata la presenza di un festival simile in Valposchiavo.

Lettere dalla Svizzera alla Valposchiavo continuerà fino a domenica, con numerosi altri incontri. Il programma dettagliato è consultabile sul sito https://lettereallavalposchiavo.ch/.

Vi invito ad essere curiosi e a voler partecipare a qualcuno dei tanti incontri proposti. Sono come pillole di lentezza in un mondo sempre di fretta.


Matilde Bontognali