Acque reflue in viaggio verso l’Italia: i primi dettagli del progetto presentati all’assemblea popolare

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Le possibili soluzioni per dare attuazione all’ormai indifferibile adeguamento dell’impianto IDA di Brusio sono state sottoposte, dettagli alla mano, alle prime valutazioni della cittadinanza, in vista del voto popolare che dovrà mettere una parola definitiva alle scelte in corso di adozione da parte del Comune.

Il tema è stato al centro della lunga e articolata seduta dell’assemblea straordinaria svoltasi giovedì 6 aprile presso la palestra scolastica del paese dove, oltre ai vertici comunali e agli esperti incaricati, si sono presentati 87 cittadini, chiamati ad esprimersi anche su altre questioni (museo del tabacco e nuova turbina idroelettrica).

Ad introdurre l’argomento, illustrando lo stato delle cose sul fronte della depurazione delle acque reflue – ovvero sporche, nere – il Presidente comunale, Arturo Plozza, che ha ricordato come l’impianto attuale sia in esercizio dal 1991, quindi da ben 32 anni, con aggiunta, dal 2010, della nuova fase di depurazione biologica.

“Come su ogni impianto tecnico – ha ricordato – anche su questo grava una scadenza certa; la durata media non può superare infatti i 25 o 30 anni. Se procedessimo sulla via di un risanamento, questo ci costerebbe un milione e 771 mila franchi ed altri due milioni dovrebbero essere investiti entro il 2030. A complicare le cose – ha aggiunto – il dissesto idrogeologico degli ultimi anni, che imporrebbe la realizzazione di un vallo di protezione per mantenere questo insediamento o per costruirne uno nuovo”.

Premesse, quelle esternate da Plozza, sulla base delle quali due anni fa il Comune ha avviato valutazioni e studi dettagliati in materia, creando un gruppo di lavoro nel quale opera in primis il Gran Consigliere Pietro della Cá con il sostegno e la consulenza di figure esperte sui vari aspetti – dalla parte ingegneristica a quella legale – ed in stretta sinergia con l’Ufficio foreste e pericoli naturali e l’Ufficio per la natura e l’ambiente.

Proprio da questo lavoro sono scaturite le tre ipotesi illustrate all’assemblea dall’ingegnere tecnico Chasper Alexander Felix, della Caprez Ingenieure, che ha dettagliato costi, pro e contro: la variante Italia, ovvero la convenzione internazionale tra l’Ufficio d’Ambito della Provincia di Sondrio (ATO) e il Comune di Brusio per portare l’acqua in Valtellina; la variante di totale ristrutturazione dell’impianto attuale; la variante con realizzazione di un nuovo depuratore a sud di Zalende.

Variante Italia: collettamento e depurazione delle acque reflue presso l’impianto di San Giacomo (Comune di Teglio/Italia): totale costi di realizzazione CHF 2.9 mio.; costi di gestione previsti CHF 251’895 all’anno.

Variante ristrutturazione totale IDA esistente: totale costi di realizzazione CHF 5.1 mio.; costi di gestione previsti CHF 430’000 (consuntivo 2021 CHF 345’250), ma sarebbe indispensabile inoltre costruire un vallo che costerebbe tre milioni di franchi (sussidi 2,3 mio.).

Variante nuova ubicazione a sud di Zalende: totale costi di realizzazione CHF 6.0 mio, con costi di gestione previsti pari a CHF 450‘000 all’anno (consuntivo 2021 CHF 345’250) con un’unica ubicazione possibile e vallo di protezione dal costo di mezzo milione.

Come noto, a marzo il Consiglio Comunale ha approvato la variante Italia, cioè il collettamento e la depurazione delle acque reflue presso l’impianto di San Giacomo di Teglio, ipotesi i cui particolari sono stati resi noti proprio durante la serata assembleare.

Per la parte in Valposchiavo servirebbero due stazioni di pompaggio e si opererebbe su nove chilometri di tubature con un dislivello di 400 metri; in territorio italiano, invece, tubi per due chilometri e mezzo fino a Tirano e qui allaccio all’impianto valtellinese che avrebbe la capienza per smaltire anche il refluo di Brusio. Costi: canale svizzero, tratto nuovo, un milione per una lunghezza di 895 metri; tratto italiano, un milione e novecento mila franchi per due chilometri e 599 metri di lunghezza.

Il risultato sarebbe una gestione molto semplificata, hanno spiegato dal tavolo dei relatori, con l’unico svantaggio di rendersi dipendenti dai confinanti e con la probabile necessità di una stazione di pompaggio nella zona di Campocologno; il tutto a fronte di una spesa che non raggiungerebbe i tre milioni e quindi di gran lunga inferiore agli importi stimati per le altre due soluzioni alternative, anche perché si sta cercando il modo di sfruttare le tubazioni preesistenti che corrono in fregio al fiume, con via libero provvisorio già ottenuto in virtù dello stato di necessità.

Chiaro l’invito di Arturo Plozza a considerare la proposta, tenendo ben presenti i fattori oggettivi a beneficio della comunità: “Ci sono già altri precedenti simili sia in Bregaglia che in val Monastero; anche sulla scorta di questi – ha fatto notare – il Cantone l’ha presa in considerazione. Si parla di un progetto la cui realizzazione richiederà 36 mesi circa e a quel punto il vecchio impianto potrebbe essere smantellato, ad eccezione di una vasca regolatrice che verrebbe tenuta solo per fronteggiare le emergenze in caso di esubero d’acqua”.

A Pietro della Cá il compito di illustrare nello specifico le questioni economiche riferite a stabili, canalizzazioni e alla contrattualizzazione per 30 anni fra Comune di Brusio e ATO, l’ufficio d’ambito della provincia di Sondrio, ovvero l’equivalente dell’Ufficio per la natura e l’ambiente cantonale.

Fra gli altri raffronti, quello relativo ai costi di gestione annuali fissi e variabili: 290 mila franchi per l’ipotesi di San Giacomo contro i 430 per l’impianto attuale e i 450 se si optasse per nuova ubicazione di Zalende; il tutto sommando costi amministrativi, depurazione, utilizzo degli impianti e manutenzioni in Italia, ammortamenti e gestione della rete sul territorio di Brusio e con la specifica che se si andrà in Italia, nessuno verrà comunque licenziato dall’IDA.

Ma come partecipano all’investimento i proprietari degli immobili, chiamati a contribuire insieme al Comune al netto dei sussidi che arriveranno?

Ecco i conti fatti dagli uffici comunali: a carico dei proprietari degli stabili, il 3,8 per mille se si va in Italia; il 7,4 per mille se si risana l’attuale sito; il 9 per mille se si sceglie la nuova ubicazione. In denaro, facendo l’ipotesi di un immobile da 500 mila franchi (valore al nuovo) si parla di una spesa rispettivamente di 1.900 franchi se si procederà con la variante Italia, 3.700 franchi nell’ipotesi di risanamento o 4.500 franchi con la costruzione di un nuovo impianto.

All’avvocato Kevin Heggiman, dello studio legale Visinoni-Metzger, il compito di chiarire i principali dubbi e fugare i timori sull’accordo in itinere: “ Se Secam – Società incaricata di gestire la partita depurazione in Valtellina – dovesse decadere, Ato provvederebbe a garantire un nuovo gestore idoneo, dunque Brusio é tutelato – ha spiegato l’avvocato – anche perché il contratto viene stipulato sulla scorta del diritto svizzero, rielaborato già quattro o cinque volte in base alle nostre richieste e ai paletti che abbiamo messo. Dodici pagine comprensibilissime con attenzione principale ai cittadini, un accordo che tiene a livello sia svizzero che internazionale; i termini sono fissati, costi inclusi, senza possibili spazi di manovra unilaterali da parte dell’Italia, tanto che Coira ha già dato l’approvazione”.

Insomma, un patto saldo che offre garanzie inossidabili; addirittura – si é detto da più parti durante l’assemblea – acqua e ambiente sul versante italiano sono ora tenute in considerazione forse meglio che in Svizzera.

Numerosi gli interventi, le osservazioni, le domande e le precisazioni a riprova di una grande interesse dei presenti e grande attenzione, sui vari aspetti, dall’ecologia alle prospettive future alle spese da affrontare.

Fra le prese di posizione, quella di Plinio Pianta che ha invitato gli amministratori ad utilizzare per questo obiettivo i finanziamenti già acquisiti e a riflettere sullo stato di salute economico della Secam, facendo riferimento ai due milioni di euro di perdita netta a fine 2021, alla recente inchiesta della Procura di Sondrio e agli aumenti delle tariffe con ricadute sui cittadini; osservazioni sulle quali ha fatto chiarezza lo stesso Plozza, che ha ribadito come si stia trattando con ATO e non certo con Secam. 

Ora la bozza definitiva – oggetto del relativo protocollo di intesa messo nero su bianco e firmato il mese scorso dalle due parti – si avvia verso la votazione popolare con messaggio specifico e possibilità per tutti di leggere e valutare il contratto prima di decidere.