Tra le iniziative più affascinanti dell’Associazione Artigiani e Commercianti Valposchiavo sono senza dubbio le visite aziendali. Andare all’interno di un’impresa artigiana a conduzione famigliare offre la possibilità di coniugare la scoperta di un’attività a quella di una storia e di una passione. Ripercorrere, nel passare dei decenni, i cambiamenti delle persone ma anche delle tecnologie e dei modi di lavorare.
È proprio questo che è accaduto a chi, giovedì 26 ottobre, ha avuto la possibilità di partecipare alla visita della Falegnameria Branchi a Cotongio (Brusio).
Ad accogliere una rappresentanza nutrita di aziende, media e associazione, proprio a significare l’impronta familiare, abbiamo trovato Fabrizio Branchi, attuale responsabile, e sua sorella Mirella, a sua volta impiagata nella parte amministrativa dell’azienda. Di lato, ma vigile e presente, Guido, padre di Fabrizio e fondatore della falegnameria.
La storia, come racconta Mirella, inizia nel lontano 1968, quando Guido inizia a costruire la casa e poi la falegnameria, che inizia la sua attività nel 1973 con un operaio e un apprendista.
Nel decennio seguente l’attività aumenta e il raggio d’azione giunge sino a Zurigo e alla Fiera del mobile di Basilea. Parallelamente aumentano anche gli operai, balzati a 10 (e 6 montantiri esterni) a fine anni ’70.
È poi l’epoca della produzione di legnami invecchiati, che la Branchi ottiene con un procedimento speciale che utilizza anche le foglie del tabacco per cui Brusio era celebre. A fine anni ’80 Fabrizio termina il suo apprendistato come falegname ed entra in azienda, seguito nel 1992 dalla sorella Grace. Nel frattempo una piccola grande rivoluzione tecnologica: inizia l’utilizzo delle macchine a controllo numerico.
Negli anni ’90 la falegnameria inizia un intenso lavoro di produzione di pannelli per terze parti.
Il picco si ha tra la fine degli anni ’90, quando la forza lavoro tocca le 34 unità. Nel 2000, però, un incendio distrugge il capannone e molti sogni: si riparte con tenacia e caparbietà, con meno operai e più tecnologia. Fabrizio scopre, intanto, la sua vocazione anche in ambito di insegnamento e inizia a insegnare nella Scuola professionale ai falegnami. In seguito (2015) diviene responsabile del progetto del Centro tecnologico del legno. Quando questo (2018) non va a buon fine, rientra in azienda pur senza abbandonare la scuola.
La formazione del resto è anche nel DNA della falegnameria, che lungo il passare degli anni ha accolto più di dieci apprendisti.
Nel frattempo entra in azienda anche la sorella Mirella e si approntano gli ultimi ampliamenti. Il vecchio capannone diventa prima magazzino del materiale e poi oggi uno spazio multiuso concesso anche in affitto.
Oggi, alla Falegnameria, lavorano 9 persone tra ufficio e produzione.
La parte di progettazione 3D ci è introdotta da Francesco, responsabile di questo settore. I meno esperti di noi (come il sottoscritto), con sorpresa, scoprono che oggi il rilievo si fa con strumenti di scanning, rilevando per esempio il contorno irregolare di una parete di un antico edificio così da costruire un mobile che vi si adatti alla perfezione, come un guanto.
Se Mirella è a suo agio nella storia dell’impresa di famiglia, è Fabrizio a guidarci nella visita alla produzione, facendoci percorrere la stessa strada che tocca anche alle lastre di legno che divengono prodotti della falegnameria.
I macchinari che vediamo al piano terra sono quasi tutte macchine a controllo numerico, ovvero macchine utensili che agiscono con le istruzioni fornite da un computer.
Fabrizio quasi si diverte nello spiegare che era stata costruita come un prototipo, il che ha oneri e onori: se da un lato era “full optional” dall’altro non esistono pezzi di ricambio e allora ci si deve ingegnare, come quando un guasto del controllo numerico, invece che le per migliaia di franchi chieste da una ditta specializzata, venne riparato a prezzo modico da un riparatore di vecchi televisori.
Nella prima parte vediamo come le lastre vengono scaricate, tagliate con una lama a punta di diamante e preparate. Vengono anche pressati in questo luogo i legni per i pannelli multistrato. Nello stesso locale si esegue anche il procedimento di laccatura, decisamente successivo nella lavorazione.
Nel secondo ambiente, vediamo un operaio che seleziona il materiale (sottilissime lamine di legno) e le unisce per preparare un pannello unico. Restiamo tutti di stucco nel vedere che la prima composizione è realizzata con una sorta di macchina da cucire che unisce le lamine con un filo di nylon.
Il terzo e più grande ambiente del piano terra è il cuore tecnologico, con le due più importanti macchine. Una delle due, giunta nel 2000, ha sostituito la prima arrivata del 1989: ci viene mostrato come dal legno inserito lungo le guide si passi in pochi minuti a pannelli con regolari scanalature pronti per essere incrociati e costruire una staccionata. Ma Fabrizio ci mostra anche un sole intagliato nel legno. Correttamente programmata, questa macchina, più potente della precedente, consente di realizzare anche intagli engadinesi o schienali intagliati per sedie.
C’è anche una seconda sorella, ancora più moderna, automatica, veloce e potente, nella stessa sala. Da un lato, una circolare, solo un po’ più tecnologica vista la presenza di un ottimizzatore di taglio laser.
Il piano di sopra (oltre al piccolo ufficio) è invece riservato a montaggio di legni, di parti meccaniche e finiture e vede una maggiore presenza anche di macchine più tradizionali, mentre il secondo piano, in futuro, dovrebbe essere destinato ai nuovi uffici.
Qui si è conclusa la visita in azienda ma non la serata, che è proseguita con uno spuntino offerto dalla falegnameria Branchi nell’anno in cui si celebrano i 50 anni della sua fondazione.