L’associazione culturale riverbero ha accolto dal 18 al 25 novembre i coreografi-danzatori Jozsef Trefeli e Leif Firnhaber, nell’ambito di quella che è stata la prima residenza artistica per coreografi a Poschiavo.
La direttrice di riverbero, Paola Gianoli, che già da tempo aveva l’idea di portare a Poschiavo questo tipo di esperienza, si è dichiarata molto soddisfatta per questa prima residenza. “Sia noi di riverbero che i coreografi siamo molto contenti, – ci ha raccontato – e abbiamo avuto anche un discreto pubblico durante la prova aperta del 24 novembre, una quarantina di persone”.
La ricerca che ha portato a Poschiavo Jozsef Trefeli e Leif Firnhaber è rivolta alle persone e alla creazione di connessioni con l’altro. In un periodo storico nel quale la divisione la fa da padrona, Trefeli e Firnhaber esplorano corpi che hanno sperimentato realtà diverse con l’intenzione di incontrarsi in modo aperto, connettivo e onesto. In Valposchiavo, Jozsef e Leif hanno trovato spazio fertile per questa ricerca, entusiasti del fatto che la gente per strada li salutava e che questo ha contribuito a farli sentire subito parte del posto.
“Il laboratorio del 19 novembre è partito subito molto bene, – ci spiega Paola Gianoli – con ben 8 partecipanti, che per un evento così particolare è un bel numero. Sia i coreografi che i partecipanti sono stati molto soddisfatti del workshop, impostato sul tema della ricerca che hanno portato avanti durante la settimana successiva, e di questo momento di condivisione di esperienze”.
Sarà questo il calendario: un workshop iniziale e una prova pubblica finale nelle prossime residenze artistiche per coreografi che arriveranno a Poschiavo. Per il 2024 ne sono già state programmate 5: la prima dal 6 al 12 gennaio con ospite Myriam Gurini (Engadina), con un workshop di due ore e mezzo il 7 gennaio e la prova aperta l’11 gennaio. “La cosa interessante di queste residenze – prosegue l’ideatrice del progetto – è che queste persone sono sul posto, hai modo di incontrarle, c’è condivisione. L’obbiettivo principale è quello di offrire al pubblico qualcosa di diverso a livello di danza e movimento, mostrando varie tecniche e vari modi di lavorare e al contempo offrire a coreografi/danzatori uno spazio dedicato esclusivamente alla creazione. Altro obbiettivo non meno importante è che, offrendo il laboratorio all’inizio della residenza, i coreografi hanno modo di conoscere immediatamente la gente del posto, facendoli sentire accolti”.
Foto e video di Maria Svitlychna
Jozsef Trefeli e Leif Firnhaber, durante la settimana, sono stati ospiti di riverbero, che finanzia questo progetto tramite una ricerca fondi alla quale contribuiscono Cantone, Comune, fondazioni e anche sponsor privati. Grazie ad ART Crott lo spazio lavorativo dei due artisti è stato allestito al primo piano del complesso “Al Crott”. I due hanno lavorato sodo nella ricerca e i primi risultati o accenni di quello che potrebbe essere parte di uno spettacolo futuro sono stati presentati il 24 novembre in una prova aperta presentata alla fine della loro residenza.
Sempre durante la serata conclusiva della residenza, è stato mostrato il film documentario “What are we fighting for?” (29 min.) prodotto da Jozsef Trefeli nel 2021 in seguito all’annullamento causa Covid-19 di una collaborazione con la New Zealand Dance Company: 18’599 km di distanza, 4 ballerini in Nuova Zelanda e 4 ballerini in Svizzera lottano per continuare a creare. Isolati nelle loro case a causa del lockdown dovuto al Covid-19, ci portano nella loro vita privata rivelando le loro personalità, le loro particolarità, la loro determinazione nel continuare a lavorare, la loro apertura nel creare un ponte unico attraverso il mondo tramite la danza.
Un apprezzato momento conviviale fatto di un semplice rinfresco accompagnato da una discussione faccia a faccia con i coreografi ha salutato la residenza poschiavina di Jozsef Trefeli e Leif Firnhaber.
“Sono molto contenta di aver iniziato questa esperienza di residenza, – conclude l’ideatrice Paola Gianoli – questo progetto ha anche una modalità di svolgimento molto funzionale per quanto riguarda la durata degli 8/10 giorni. È più snello a livello delle necessità tecniche (e quindi di costi) e per il pubblico è molto interessante entrare in contatto con gli artisti e vedere come può essere svolto il processo creativo. In definitiva credo che questo progetto porti un grande arricchimento per la valle e per i coreografi coinvolti”.