Il teleriscaldamento guarda al 2027: un impianto sempre più sostenibile e autosufficiente

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Negli ultimi anni, la transizione energetica e la valorizzazione delle risorse locali sono diventati temi centrali anche a livello comunale. A Poschiavo, uno dei progetti più significativi in questo ambito è l’impianto di teleriscaldamento a S. Maria, un’infrastruttura che, nonostante un avvio difficile, sta ora mostrando segnali concreti di consolidamento e successo. Ne parliamo con Fulvio Betti, consigliere comunale con delega alla sicurezza, energia, agricoltura e sanità, per fare il punto sull’avanzamento dei lavori, sull’evoluzione della partecipazione della cittadinanza e sulle prospettive future di un impianto che punta a coniugare sostenibilità ambientale, gestione oculata delle risorse e sviluppo locale.

Qual è la situazione attuale dell’impianto di teleriscaldamento a S. Maria? A che punto siamo rispetto alla tabella di marcia iniziale?
Attualmente si sta lavorando alla tappa numero sette che riguarda l’allacciamento di vari edifici partendo dalla Via dal Cunvent, passando dalla Via da Mezz per finire a Cimavilla. La conclusione di questa tappa è prevista per la primavera 2026. Nel frattempo, già quest’anno, si installerà una seconda caldaia di emergenza.
L’impianto quando fu costruito, era sovradimensionato. Nei primi anni di attività la situazione era difficile e sicuramente le aspettative non erano raggiunte. Sono serviti più di 10 anni per arrivare alla situazione odierna, la quale permette all’impianto di teleriscaldamento di coprire i costi. Se nel 2020 si sono prodotti ca. 1.6 milioni di chilowattora di energia calore, nel 2024 ne sono stati prodotti ca. 4.4 milioni.

Il coinvolgimento della popolazione e degli utenti privati è fondamentale: qual è stata finora la risposta del territorio? Si è riscontrato un interesse crescente per gli allacciamenti?
All’inizio quando fu costruito l’impianto a Sta. Maria la risposta dei potenziali utenti privati è stata molto tiepida. Infatti, il finanziamento speciale, ossia il conto economico dell’impianto, chiudeva con importanti deficit annuali. A partire dall’anno 2020 l’interesse dei privati è cresciuto notevolmente. Questo grazie al rincaro dei carburanti fossili come pure agli incentivi cantonali per l’allacciamento agli impianti di teleriscaldamento con risorse rinnovabili. Inoltre, l’adesione del Centro Sanitario Valposchiavo per l’allacciamento dell’ospedale San Sisto prima, e della Casa Anziani poi, ha dato una svolta importante all’impianto.

Il teleriscaldamento è spesso legato a un uso sostenibile delle risorse locali. L’impianto di S. Maria sfrutta legname di scarto: questa scelta si è rivelata efficace anche dal punto di vista economico?
Direi piuttosto che si utilizza legna da ardere, ossia legname che non può essere utilizzato quale legname d’opera. Solo a partire dall’anno scorso si tenta di utilizzare anche legname di scarto, ossia ramaglie varie. Il fatto di utilizzare non solo risorse rinnovabili, ma anche locali, rappresenta un elemento importante anche per lo sviluppo economico del Comune. Sicuramente il fatto che il Comune gestisca in proprio sia le risorse forestali che l’impianto di teleriscaldamento, permette un’azione ottimale per raggiungere gli obiettivi.

In prospettiva, si prevedono già ampliamenti o potenziamenti dell’impianto per i prossimi anni, oppure si punta prima al consolidamento dell’esistente?
Mediante alcuni accorgimenti tecnici promossi negli ultimi anni, come ad esempio l’installazione di un serbatoio per l’acqua calda di 80’000 litri, si è potuto ottimizzare l’impianto originale. Con l’esecuzione della tappa 7 si reputa che il potenziale dell’impianto a Sta. Maria sia più o meno sfruttato appieno. Rimarranno certamente aperte possibilità per allacciare singoli edifici lungo le linee del teleriscaldamento esistenti. Sarà però difficile poter promuovere ulteriori grandi ampliamenti della rete e della centrale di produzione. Parlerei quindi di consolidamento di quanto già realizzato.

Il finanziamento del progetto è un tema delicato. I costi finora sostenuti sono in linea con le previsioni? E si può già stimare un ritorno economico a medio termine?
Come già esposto in precedenza, i primi anni di attività hanno portato l’impianto in deficit raggiungendo una perdita accumulata di oltre CHF 700’000. L’impianto è gestito a regime di finanziamento speciale: ciò significa che nel lungo termine l’impianto non può lasciare perdite a carico dell’erario, ma neppure deve generare utili. In pratica le entrate devono coprire i costi dell’impianto. Negli ultimi anni, grazie all’aumento degli allacciamenti l’impianto genera entrate annuali. Questo permette di ridurre la perdita accumulata e dalle previsioni si stima che entro circa 10 anni l’obiettivo di avere i conti in pareggio è raggiungibile. Gli investimenti profusi negli ultimi anni sono stati coperti dalle tasse di allacciamento incassate.
In questo senso si può constatare che gli accorgimenti promossi negli ultimi anni e avvallati dalla Giunta comunale mediante l’accettazione dei preventivi hanno permesso di ottimizzare l’impianto e quindi ottenere migliori risultati economici.

Infine, guardando al futuro: dove vedi il teleriscaldamento di S. Maria nel 2027? È realistico pensare che possa diventare un modello per altri quartieri o addirittura per l’intero Comune?
Il teleriscaldamento Sta. Maria, nel 2027, sarà un impianto in grado di autofinanziarsi e che avrà raggiunto la sua dimensione massima. Rappresenta una valida alternativa per l’energia calorica nel borgo, una zona sensibile in cui non ci sono molte varianti se si vuole abbandonare l’energia fossile. Inoltre, rispetta a pieno la strategia di utilizzo delle risorse locali che da anni è promossa in valle (vedi 100% Valposchiavo). Un impianto di questa dimensione e con questo concetto sicuramente non sarà riproponibile in quanto il legname locale disponibile non è illimitato: stiamo raggiungendo la massima possibilità di fornitura di cippato. Il Comune sta però attualmente studiando altre possibilità per sfruttare le risorse locali, come ad esempio la costruzione di altre piccole centraline idroelettriche lungo le condotte dell’acquedotto. Sono inoltre a conoscenza che un gruppo di agricoltori sta valutando la possibilità per realizzare un impianto a Biogas che sfrutta liquami e resti alimentari per produrre energia elettrica oppure calorica. Ma questa è musica del futuro e il condizionale è dovuto.

Marco Travaglia
Caporedattore e membro della Direzione