L’installazione artistica «Bostrico» di Manuela Dorsa

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HOMO SAPIENS, di Manuela Dorsa

Oltre alle implicite doti creative, in Manuela Dorsa non mancano di certo i contrasti, la ricerca e le difficoltà di carattere esistenziale che contraddistinguono la vita di ogni artista. Con «Bostrico», l’ultima sua installazione visitabile ancora fino al prossimo 22 agosto presso il Ristorante Saiento a Campascio *, l’artista brusiese mostra un raro funambolismo che si svolge sul delicato crinale fra bellezza e distruzione ambientale. Il piccolo coleottero dall’intrigante nome bostrico tipografo, infatti, è all’origine di una vasta moria di pini silvestri nei boschi sopra Brusio.

Un’opera di sensibilizzazione, quella di Manuela Dorsa, verso un patrimonio naturalistico che stiamo per perdere – gli alberi malati o abbattuti sono infatti al centro dell’installazione –, che al tempo stesso ne vuole risaltare la decadente bellezza. Nell’ampia serie di mini-fotografie incollate alle pareti dello spazio espositivo si intuisce lo sguardo dell’artista che si pone in dialogo con la moria della pineta, la quale assurge pure a simbolo dell’attuale sconquasso ambientale planetario. Trattasi di scorci nascosti, fra i sentieri di Garbella, Miralago e Selvaplana. Un angolo di Valposchiavo che, assieme al lago, è venuto a formarsi al termine dell’ultima glaciazione (circa 10’000 anni fa) con un’enorme frana scesa dal Corn dal Solcùn. In quanto fino ad oggi solo lievemente antropizzata, la natura che qui vi è sorta, persino negli anfratti della vasta pietraia, assume a tratti la parvenza del prodigio artistico. Come ad esempio nelle striature presenti sugli enormi massi – in parte ricoperti da un verde e fiabesco muschio – o sulla corteccia delle piante.

Fra le numerose immagini si trovano dei pini disseccati ancora in piedi, oppure altri caduti al suolo e già in decomposizione. Tuttavia questi morenti testimoni del passato appartengono ancora a pieno titolo all’armonia della natura. Nell’attuale contesto storico il bostrico e la tempesta “Vaia”, che stanno facendo scempio della pineta, sembrano però soltanto anticipare il disastro imminente che sta per avvenire per mano dell’uomo. A ricordarcelo sono le immagini che documentano il dissodamento avvenuto presso la cava di Motta di Miralago, con la presenza di escavatrici e altri mezzi meccanici o di trasporto. Ed è proprio qui che l’arte di Manuela Dorsa assume una connotazione politico-sociale di impronta ecologica. L’artista, che non è un animo ingenuo intento solo a contemplare e riprodurre (o reinterpretare) la realtà che osserva, sembra in questo modo lanciare il suo grido d’allarme: ciò che in scala ridotta sta per accadere alla Motta di Miralago – sembra dire al visitatore – non è altro che lo specchio di quanto sta accadendo a livello globale. 

Nell’arte di Manuela Dorsa vi è quindi materia che divide gli animi e che induce a una riflessione ulteriore. Per renderla ancora più densa di significato, l’installazione fotografica è attorniata da alcune silhouette di persone nell’atto di meditare e da due tele verticali ed una orizzontale raffiguranti una sorta di diagramma, che fungono da sentinelle o Parche. Sul pavimento – quasi a drenare il pianto della natura – è invece stata posizionata della ghiaia, il materiale che viene infine ricavato dalla frana del Solcùn. Distesa sopra questa ghiaia, l’opera dipinta su doga di botte dal titolo “HOMO SAPIENS” e raffigurante un bambino dallo sguardo serafico. Un’opera che l’artista intende donare al Comune di Tirano, affinché venga installata nella cripta della chiesetta romanica di San Romerio.

Manuela Dorsa non è nuova a questo tipo di azioni-installazioni che si situano sullo sfondo di un impegno civile. Già nell’estate del 2015 si era impegnata per la salvaguardia della «Chesa Bellaria» a Zuoz contro una speculazione immobiliare; in quell’occasione l’artista aveva creato delle installazioni provvisorie servendosi in parte anche di oggetti trovati negli spazi semiabbandonati dell’immobile. In «Bostrico» è venuto ad aggiungersi un ulteriore elemento sensoriale-esperienziale. L’inaugurazione della mostra, avvenuta sabato 25 luglio 2020, ha infatti preso il via con una passeggiata a piedi scalzi sui sentieri che collegano Miralago a Li Cui, suggellando così il comune bisogno di interazione e dialogo con la natura e con il prossimo. La comitiva composta perlopiù da amici provenienti da Engadina, Valtellina e Valposchiavo si è poi spostata con propri mezzi di trasporto a Campascio per un rinfresco davanti all’installazione.

* orari d’apertura: lunedì 9:00 – 14:00, martedì-sabato 9:00 – 23:00 (l’attuale gestione del Ristorante Saiento cesserà la sua attività il prossimo 22 agosto)


Achille Pola