Da qualche anno, Il Bernina, durante le festività natalizie, propone ai lettori una speciale rubrica alla ricerca di personalità, associazioni o eventi che, nel corso dell’anno, si sono distinti in positivo. Per questi 12 mesi, vista la situazione straordinaria, abbiamo voluto premiare le donne e gli uomini che, in prima linea, stanno fronteggiando la pandemia di Covid-19. Un gesto simbolico per dire grazie a tutte quelle persone impegnate nell’emergenza sanitaria. (Marco Travaglia)
Silvio Pally, nato a Poschiavo, classe 1972, da 21 anni svolge la funzione di autista/soccorritore del Servizio ambulanza (impiego a ore) presso il Centro Sanitario Valposchiavo. Residente a St. Antonio con moglie e figlia, Silvio svolge il suo lavoro principale presso l’officina Ferrovia Retica di Poschiavo.
Silvio, com’è cambiato il tuo lavoro durante la pandemia?
La preparazione prima dell’intervento è diventata un aspetto fondamentale del lavoro: prima di qualunque uscita dobbiamo pensare a proteggerci in modo adeguato, per garantire la sicurezza nostra, dei pazienti e dei collaboratori. E’ necessario indossare occhiali protettivi, guanti, cappuccio e grembiuli protettivi; questa preparazione richiede purtroppo un certo tempo e deve essere svolta in modo sicuro, ma veloce, per garantire un intervento rapido.
Abbiamo letto sui giornali e visto in TV che in certe regioni del mondo il materiale protettivo non sempre era sufficiente. Nel nostro caso devo dire che il CSVP ha sempre fornito materiale idoneo a garantire l’incolumità dei propri collaboratori.
Com’è prestare il primo soccorso in questo periodo di Covid?
Dal lato umano, a volte, le situazioni a cui ci troviamo confrontati sono molto toccanti, specialmente quando il paziente esprime la sua paura e la sua preoccupazione per questa subdola malattia. Questo richiede un maggior dispendio di energie per un soccorritore che deve gestire determinate situazioni. Fortunatamente siamo un team affiatato, che si sostiene sempre a vicenda.
Essendo a stretto contatto con pazienti, colleghi soccorritori e più in generale con la popolazione valposchiavina, come vedi l’ambiente, l’aria che tira?
A causa del carico di lavoro noto una certa stanchezza nei colleghi del CSVP; tutti, però, danno il massimo per fornire prestazioni adeguate.
Purtroppo, ritengo che parte della popolazione, stanca di tutta questa situazione, stia abbassando la soglia di tolleranza alle restrizioni, non essendo più disposta ad accettare tutte le direttive e le raccomandazioni fornite. Questo naturalmente gioca a favore del Covid-19.
Quali sono le tue aspettative per il futuro sia in ambito lavorativo che per quanto riguarda l’evoluzione della malattia in Svizzera e nel mondo?
Per quanto riguarda il mio lavoro principale presso la Ferrovia Retica mi ritengo fortunato, visto che abbiamo sempre potuto lavorare senza grosse limitazioni, pur osservando le regole che noi tutti conosciamo.
Per il futuro spero, come tutti, di poter ritornare alla normalità il prima possibile e che arrivi un vaccino che possa combattere questo virus invisibile. Credo comunque che ci vorrà ancora una buona dose di pazienza.
Ivan Falcinella