#bibliocoltura: Il grido di Giobbe di Massimo Recalcati

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Descrizione: Il grido di Giobbe parla del male innocente, del dolore che compare sulla retta via come una crudele ingiustizia. È un libro sulle grandi domande legate alla vita e alla sofferenza, sul rapporto dell’essere umano con la propria fede, con l’assenza, con la giustizia e con il mistero che ci circonda in cui a volte occorre riuscire ad entrare e da lì ascoltare, malgrado l’incessante silenzio.

Ambiente: Questo libro necessita di un Giobbe sofferente steso al suolo ricoperto di piaghe, simbolo sia dell’ingiustizia del male che del senso di solitudine e di abbandono. Il dolore come segno, prova, metafora e messaggio; subìto, inflitto o provocato; e ancora la sofferenza legata a colpe in una sorta di teoria della retribuzione o al sacrificio salvifico, per giungere infine a ciò che riesce a trattenere la vita nella vita, ossia la fede nel proprio desiderio malgrado il desiderio stesso.

Germoglio: “Nel racconto biblico Giobbe appare come un grido. È la sua postura di fondo. Il grido è il modo più estremo della domanda. Non si articola nelle parole, non risponde alle leggi del linguaggio, non è adottato da nessun significante. Esce dal corpo come un altro corpo. È uno strappo, una lesione, una nuda voce. Quella del bambino inerme innanzitutto. Il grido accompagna la nascita e le prime turbolente percezioni della vita. Di fronte alla condizione di estrema passività e sconforto nella quale il bambino si trova gettato, il grido appare come una prima invocazione della vita rivolta all’Altro. È lo stesso che sorge dalla sofferenza che intacca alla radice la vita umana. Anche nell’esperienza analitica, in ogni paziente, si palesa il grido come domanda di soccorso. È questa una delle eredità bibliche della psicoanalisi dell’ebreo Freud: rispondere al grido della sofferenza, interrogarne il senso”.

Scheda tecnica: Il grido di Giobbe di Massimo Recalcati, Einaudi editore, saggio, ISBN 978-88-06-25338-7.