Come procede il progetto 100%Valposchiavo nei nostri ristoranti?

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Spesso e volentieri, soffermandomi sul menù dei ristoranti in Valposchiavo, mi sono imbattuta in vari loghi situati di fianco a determinate pietanze. Questi loghi, che possono marchiare un prodotto come “100% Valposchiavo”, indicano che la materia prima che compone il prodotto stesso oppure tutti i suoi componenti, come ad esempio nel caso di salumi o yogurt, proviene completamente dalla Valposchiavo.
Trovando questa iniziativa un ottimo obbiettivo per la nostra valle, tanto che il Governo ha recentemente concesso un contributo cantonale di circa 3,43 milioni di franchi a favore del progetto 100% (bio) Valposchiavo, mi sono chiesta come, al giorno d’oggi, sia la situazione a questo riguardo. Mi sono quindi proposta di fare visita a quattro ristoratori della Valposchiavo per capire quanto interesse e impegno ci sia da parte loro.

Intervista a Davide Migliacci, Hotel-Ristorante Miravalle, Brusio

È presente al ristorante Miravalle un interesse per i prodotti 100% Valposchiavo o “fait sü” sia da parte vostra sia da parte della clientela?
Qui al ristorante Miravalle offriamo prodotti 100% Valposchiavo; infatti, dall’apertura del ristorante nel 2000 c’era già un interesse verso questo tipo di orientamento. L’arrivo di un progetto che proponeva un’offerta di prodotti di questo tipo è stato uno stimolo, un aiuto in più per continuare su questa strada. Per i turisti di sicuro è un incentivo; è qualcosa di molto positivo avere questi prodotti 100% Valposchiavo, un valore aggiunto per la nostra valle. Specialmente quando se ne parla fuori dai confini, è una buona pubblicità per noi.

Qual è la risposta della clientela a quest’innovazione?
La risposta della clientela si basa su una politica che sta sempre più prendendo piede, come per esempio di lavorare con prodotti a km 0. Perciò il cliente capisce e condivide quest’idea.

Offrite sia prodotti 100% Valposchiavo sia prodotti “fait sü”?
Per quanto riguarda i prodotti “fait sü”, l’unico presente nel nostro menù è la pasta di Poschiavo. Invece, per i prodotti 100%Valposchiavo lavoro benissimo, ad esempio, con la carne; io collaboro forse più con le macellerie che con i contadini stessi perché tengo particolarmente che in questo progetto vengano integrati tutti. Questo perché al giorno d’oggi c’è un po’ questa problematica: la gente preferisce comprare direttamente la merce dai contadini, ma così facendo si salta il commerciante e questo è un danno nella catena del progetto, che deve comprendere tutti.
Per quanto riguarda i formaggi collaboriamo con il caseificio, per i thé e le erbe con l’erboristeria Raselli; le uova le acquistiamo direttamente dagli allevatori, frutta e verdura dalla ditta Paganini. Collaboriamo con diversi fornitori e questo funziona bene.

Ci sono problemi o difficoltà nella reperibilità delle materie prime necessarie per favorire questo progetto?
Per me è importante anche il rispetto della natura: trovo stupido dover chiamare un contadino per portarci le carote fino a qui con la macchina; preferisco che portino i prodotti in un centro di raccolta e che venga poi trasportato il quantitativo per cui valga la pena di spostarsi. Questa sarebbe magari una cosa da migliorare nel progetto perché c’è chi vuole fare di testa propria, ma così facendo viene a mancare il rispetto per l’ambiente.
Per quanto riguarda la carne non è assolutamente un problema perché si può congelare e inoltre c’è una bella scelta. Riguardo alle verdure c’è il problema che bisogna far capire alla gente, alla clientela, che ci sono le stagioni e che i prodotti non crescono tutto l’anno; ci sono prodotti o verdure che si possono congelare, ma non tutti. Ad esempio, le insalate o ci sono fresche oppure non ci sono. Per quanto riguarda farine e uova il problema non esiste, nemmeno per il formaggio. L’unico piccolo problema riguardante il formaggio è che c’è poca scelta, ci starebbe un po’ di fantasia in più.

Tutto sommato resta un progetto fattibile e con un futuro nella nostra valle?
È assolutamente fattibile, infatti sta funzionando bene. Mi sembra che finora siano dodici i ristoranti che hanno aderito al progetto. Chi non ha aderito sicuramente compra prodotti poschiavini, ma probabilmente preferisce altri sistemi di rifornimento. Il prodotto “Valposchiavo” resta comunque più caro di altri prodotti che si trovano sul mercato e su questo punto si potrebbe ancora lavorare, in modo da non creare troppe differenze di prezzo.
Inoltre, si dovrebbe sensibilizzare le persone a non volere sempre il pezzo di carne perfetto, in modo da poter utilizzare tutto l’animale e risolvere il problema quantitativo del progetto. Ci vorrà sicuramente del tempo per raggiungere tutti gli obiettivi, ma con la buona volontà di tutte le parte coinvolte, è sicuramente fattibile.


Angelica Costa