Settant’anni di tessitura a mano in Valposchiavo

Nella mattina di sabato 25 ottobre, il Centro Parrocchiale di Poschiavo si è riempito di voci, volti e trame che raccontano settant’anni di storia: quella della Tessitura a mano della Valposchiavo.
27.10.2025
5 min
Un gruppo di sei relatori è seduto su un palco durante un evento di discussione. Sono disposti in cerchio intorno a un tavolo, con un pubblico visibile in prima fila. Lo sfondo è minimalista, con pannelli bianchi e un’illuminazione soft.

Nella mattina di sabato 25 ottobre, il Centro Parrocchiale di Poschiavo si è riempito di voci, volti e trame che raccontano settant’anni di storia: quella della Tessitura a mano della Valposchiavo. L’evento, organizzato per celebrare i 70 anni di attività, è stata un’occasione pubblica di riflessione, racconto e rilancio attorno a un patrimonio che ancora oggi parla di cultura, sostenibilità e futuro.

La giornata, intitolata “Trame di memoria e innovazione”, ha riunito esperti, ricercatori, artisti e pubblico in un viaggio che ha toccato le origini della tessitura poschiavina, le sfide legate alla lana e alle fibre naturali, fino alle prospettive di una filiera alpina capace di innovare senza perdere le proprie radici.

Dopo il saluto di benvenuto, la mattinata si è aperta con la relazione introduttiva di Moreno Raselli, dedicata alla Storia della tessitura in Valposchiavo. Raselli ha ripercorso con passione le tappe che hanno portato, nel 1955, alla nascita della tessitura: una realtà che allora si rivelò “controtendenza”, in un periodo in cui molte valli alpine vedevano le giovani generazioni abbandonare le montagne. Tra il 1950 e il 1955 – ha ricordato – si esortava a promuovere corsi di tessitura per le casalinghe, non solo per conservare una tradizione secolare, ma anche come strumento per contrastare lo spopolamento. La tessitura divenne così un modo per mantenere le giovani donne nelle zone alpine, dare dignità al lavoro manuale e custodire un sapere antico, visibile nei tappeti e nei tessuti che ancora oggi raccontano storie di mani sapienti.

È seguito un filmato che ha ripercorso i primi anni della tessitura, mostrando l’evoluzione dei laboratori, delle tecniche e dei volti che hanno costruito questa realtà. Il documentario ha anche presentato il progetto di salvaguardia avviato negli ultimi anni, un insieme di azioni volte a tutelare, valorizzare e rilanciare il patrimonio tessile locale, intrecciando cultura e produzione, memoria e futuro.

La seconda parte della mattinata è stata dedicata agli interventi specialistici, che hanno affrontato i temi della sostenibilità, della filiera alpina e del valore delle fibre naturali.

Carolin Schelkle, con il suo intervento “Lokale Schafwolle – vom unterschätzten Abfallprodukt zur wertvollen Ressource”, ha parlato della lana ovina come risorsa preziosa e spesso sottovalutata. Ha ricordato come questa fibra antichissima, resistente, antibatterica e ignifuga, venga oggi spesso scartata a favore delle fibre sintetiche, più economiche ma meno sostenibili. Attraverso una panoramica sui processi di tosatura, lavaggio, cardatura e feltratura, Schelkle ha mostrato come la lana possa tornare protagonista della produzione locale, anche grazie alla tintura naturale e a un approccio rispettoso dell’ambiente.

A seguire, Nicolas Zogg, con “Vom Feld zum Garn: Regionale Garnproduktion aus Flachs und Hanf”, ha aperto uno sguardo sul lino e la canapa, fibre antiche dalle potenzialità ancora inespresse. Ha raccontato le sfide di una produzione regionale, dalla coltivazione alla stigliatura, fino alla filatura, spiegando come un piccolo team del progetto Fibershed DACH stia lavorando per riportare in Svizzera la trasformazione locale di queste piante. “Serve una nuova consapevolezza – ha detto – perché le fibre naturali trovino spazio in un’industria oggi dominata dal fast fashion”.

Dalla ricerca accademica è arrivato l’intervento di Tina Moor e Brigitt Egloff dello Spinnlab della Hochschule Luzern (HSLU). Con “Wir spinnen neu! Weg von den schädlichen Mischtextilien, hin zu den preferred fibres”, le due ricercatrici hanno illustrato le attività di ricerca applicata sui materiali tessili, sottolineando l’importanza delle “fibre preferite”, ovvero quelle che riducono l’impatto ambientale e sociale rispetto alla produzione convenzionale. Hanno affrontato anche il tema del riciclo tessile, ricordando che oggi solo l’1% dei tessuti viene realmente recuperato, e proponendo strategie innovative per dare nuova vita alle fibre naturali e riciclate.

Infine, Christoph Vetsch, con “Von der Rohwolle zum fertigen Garn”, ha accompagnato il pubblico in un viaggio dalla lana grezza al filato finito. Un racconto pratico in cui la cura del dettaglio – dal lavaggio alla cardatura, dalla torcitura alla tintura – diventa metafora della pazienza e della bellezza insite nel mestiere. “Anche dal prodotto di scarto può nascere qualcosa di molto bello”, ha concluso, ricordando la ricchezza nascosta dietro ogni vello.

La mattinata si è conclusa con una tavola rotonda che ha riunito tutti i relatori per un confronto aperto con il pubblico. Al centro del dibattito, la necessità di valorizzare la materia prima locale e di costruire una rete che coinvolga allevatori, artigiani, designer e comunità. “Occorre una maggior valorizzazione della materia locale – è stato detto – ma per questo servono più figure e più contributi. È importante anche che ci sia il pubblico, disposto a riconoscere il valore di questi prodotti.”

Tessuti di diverse tonalità e trame disposti su un tavolo, con etichette e informazioni accanto a ciascun campione.
Strisce di tessuto multicolore disposte su un tavolo. Ogni striscia presenta una combinazione di colori e motivi, con tonalità come blu, verde, arancione e rosso.
Un relatore presenta un discorso su un palco. Dietro di lui, una proiezione mostra immagini e testi. Il pubblico, composto da adulti seduti su sedie di legno, ascolta attentamente.
Logo della Tessitura Valposchiavo con il numero 70, su uno sfondo di tessuti e telai in bianco e nero.
Un relatore parla di fronte a un pubblico durante un evento, con uno sfondo che mostra un paesaggio montano e un proiettore che visualizza il titolo "fib rAlpin - Alpine Fibre Innovation Hub".
Interno di un spazio espositivo, con persone che conversano e osservano opere. Alcuni visitatori sono riuniti vicino a opere d'arte, mentre altri sono visibili sullo sfondo. La luce naturale illumina l'ambiente.
Tre relatori in un ambiente di conferenza. Un uomo con una camicia scura e una donna con un cappotto arancione sono in piedi accanto a una donna con capelli grigi e un blazer scuro. Sul tavolo ci sono un laptop e una bottiglia d'acqua. Un grande schermo è visibile sullo sfondo.
Un relatore in piedi vicino a un podio, davanti a uno schermo che mostra delle diapositive con il testo "Von der Rohwolle zum Fertigprodukt". Sullo sfondo si intravede una parete bianca e un oggetto di design.
Un gruppo di cinque relatori seduti su poltrone bianche durante una discussione su un palco. Il pubblico è visibile in primo piano, mentre due grandi pannelli decorativi sono posti dietro i relatori.

Un’altra voce ha sottolineato l’importanza di distinguersi dal fast fashion: “Il prodotto deve trasmettere una storia. La tessitura non è una realtà isolata: è parte di un ecosistema fatto di persone, saperi e territori”.

Ampio spazio è stato dedicato anche ai giovani, con la consapevolezza che il futuro del tessile dipende dalla loro curiosità e creatività: “C’è bisogno di lavorare a mano, di conoscere i materiali. Alcuni giovani designer dimostrano che nuove strade sono possibili”.

Tra le proposte emerse: un tessuto di lino 100% Valposchiavo, un progetto di coperte personalizzate ispirate ai tartan scozzesi, e un invito a puntare sull’unicità come valore distintivo. “Non serve cercare altrove – ha commentato un partecipante – la nostra forza è qui, nella storia e nella tradizione della Valposchiavo.”

L’evento si è chiuso tra applausi e riflessioni, con l’immagine della tessitura come metafora della comunità: un intreccio di fili, generazioni e saperi che insieme costruiscono bellezza e identità. I 70 anni della Tessitura a mano della Valposchiavo non sono soltanto un punto di partenza per continuare a intrecciare tradizione e innovazione, radici e futuro — nel segno della sostenibilità, della cultura e della creatività alpina.

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