Luce che risplende nelle tenebre

La fede vive di una promessa. E questa promessa è indicata dai barlumi di luce che rimandano all'alba che attendiamo, ovvero al regno di Dio la cui venuta invochiamo nel Padre nostro. Tutta la vita, tutta la fede, è un'attesa trepidante che la promessa si avveri.

(Giovanni 1,1-5)
Sermone del 07.12.2025

In principio, c'era colui che è 'la Parola'.
Egli era con Dio, Egli era Dio. Egli era al principio con Dio.
Per mezzo di lui Dio ha creato ogni cosa.
Senza di lui non ha creato nulla.
Egli era la vita e la vita era luce per gli uomini.
Quella luce risplende nelle tenebre e le tenebre non l'hanno vinta
(Giovanni 1,1-5)

Soffermiamoci su ciascuna parola del versetto 5: “La luce risplende nelle tenebre, e le tenebre non l’hanno vinta” (Giovanni 1,5).
Che cosa dice questo versetto? Dice tre cose: la prima è che la luce c’è: non ci sono solo tenebre nel nostro mondo! La seconda è che questa luce risplende, cioè è piena di forza e di vita. La terza è che risplende nelle tenebre, non fuori dalle tenebre, ma dentro.

In primo luogo, dunque, la luce c’è. Non solo c’è, ma c’è dall’inizio. Non solo dall’inizio del versetto 5 del primo capitolo del Vangelo di Giovanni, ma dall’inizio del mondo, la prima parola in assoluto che Dio abbia pronunciato. All’inizio di tutto, la parola che precede e fonda tutte le altre e tutto ciò̀ che esiste, è stata: “Sia la luce” (Genesi 1,3) “e la luce fu”.

La luce è la prima creatura di Dio. Senza la luce, anche se c’è tutto, è come se non ci fosse nulla. Chiudete gli occhi, e il mondo si svuota.
Il buio ha questo potere impressionante, di annullare in un certo senso la realtà, che la luce, invece, rivela. La luce ha questo potere immenso, di far vivere tutto. Solo con la luce il mondo esiste realmente.

Non per nulla si dice di un bambino che è nato, che è “venuto alla luce”. La luce è condizione di vita: una pianta senza luce, muore. Senza luce, la vita è impossibile. Ecco perché́ la Bibbia dice che “Dio è luce” (1 Giovanni 1,5).

Ora, la luce ha due caratteristiche stupefacenti.
La prima è che la luce non si vede, ma fa vedere. Vediamo il sole e i suoi raggi, ma la luce che da loro promana non la vediamo.
Vediamo il filo incandescente della lampadina, ma la luce che da quel filo si diffonde non la vediamo. Però vediamo solo grazie alla luce che non vediamo! La luce è l’invisibile che fa vedere.

Così è anche Dio: è invisibile, nessuno l’ha mai visto, ma ci fa vedere: e ci fa vedere non solo quello che vedono gli occhi, ma anche quello che gli occhi non vedono: ci fa vedere l’invisibile. Come dice l’apostolo Paolo: “Concentriamo la nostra attenzione non su quel che vediamo ma su ciò che non vediamo” (2 Corinzi 4,18). E ancora, nel Libro dei Salmi: “Per la tua luce, noi vediamo la luce” (Salmo 36,10).

La seconda caratteristica è che la luce non fa rumore.
Tutto ciò che vive produce qualche rumore: l’acqua fa rumore, il vento, il fuoco fanno rumore, ma la luce no, non fa nessun rumore, è silenziosa. Così è Dio: anche lui è silenzioso.
Quando Dio si manifesta al profeta Elia, la Bibbia dice che soffiò un vento impetuoso che quasi spezzava le rocce, ma Dio non era nel vento, poi venne un terremoto, ma Dio non era nel terremoto, poi ci fu un incendio, ma Dio non era nel fuoco, poi venne il suono sommesso di un impercettibile silenzio, e Dio era nel silenzio (1 Re 19,11-12).

Dio non fa rumore: non strilla, non urla, ma entra silenzioso nella tua anima, e la illumina. Questa luce divina che non si vede, ma fa vedere, che non fa rumore, ma fa, appunto, luce, secondo la nostra fede, non è solo una cosa piena di fascino e di mistero, ma è una persona: Gesù di Nazareth.
Come dice il profeta Isaia: “Il popolo che camminava nelle tenebre vede una gran luce, su quelli che abitavano il paese dell’ombra della morte, la luce risplende” (Isaia 9,1).

In che cosa consiste la luce di Gesù? È la sua vita, il suo insegnamento, il suo annuncio del Regno di Dio vicino.
Le parabole del Regno sono una luce, ogni parabola lo è. Pensate alla parabola del figliuol prodigo: quale luce eterna emana da quella parabola. Le guarigioni di Gesù sono una luce: ogni guarigione lo è. La moltiplicazione dei pani e dei pesci è una luce. Le Beatitudini sono una grande luce, l’amore per i nemici è la luce più luminosa di tutta la Bibbia, anzi di tutta la storia umana.

Anche nelle situazioni più critiche Gesù è stato luce: come quando morì il suo amico Lazzaro e davanti alla tomba Gesù pianse, poi ordinò: “Lazzaro, vieni fuori!”, e Lazzaro uscì (Giovanni 11,35-44).
O quando gli portarono una donna colta in flagrante adulterio perché́ la giudicasse, e il giudizio, secondo la legge di Mosè, poteva essere sola una condanna a morte per lapidazione, e invece Gesù disse all’adultera: “Donna, dove sono i tuoi accusatori? Nessuno ti condanna?” “Nessuno, Signore”, rispose la donna. E Gesù le disse: “Neppure io ti condanno.” (Giovanni 8,1-11). In quel momento risplendette una grande luce, non solo su quella donna, ma anche su di noi che, come lei, abbiamo bisogno di perdono.

Dove c’è Gesù, c’è luce. C’era luce persino sulla croce, quando pregò per i suoi carnefici dicendo: “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno” (Luca 23,34).
Dove c’è Gesù, c’è luce. Anche quando è entrato nella nostra vita ha portato luce: “Io sono la luce del mondo”, dice Gesù, e come ricorda l’evangelista Giovanni, chi segue Gesù “non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita” (Giovanni 8,12).

Questa luce che c’è dove c’è Gesù, dice ancora l’evangelista Giovanni, non solo c’è, ma risplende! Che cosa significa? Significa due cose.

La prima è che per risplendere, dev’essere una luce forte, vigorosa, piena di vita. Non una piccola luce tremolante che vacilla e può spegnersi a ogni soffio di vento. No, nessun vento la può spegnere. Ti puoi fidare di questa luce, non ti lascerà mai al buio.

La seconda cosa è questo verbo all’indicativo presente: risplende, mentre tutti i verbi precedenti sono al passato: “In principio, c'era colui che è 'la Parola'. Egli era con Dio, Egli era Dio. Egli era al principio con Dio. Per mezzo di lui Dio ha creato ogni cosa. Senza di lui non ha creato nulla. Egli era la vita e la vita era luce per gli uomini. (Giovanni 1,1-4).
Otto verbi al passato, uno dopo l’altro. Poteva anche continuare col passato, e dire che la luce risplendeva o risplendette nelle tenebre, quando c’era Gesù.
Anche così sarebbe andato benissimo, tanto più che poi i verbi al passato riprendono subito dopo, fino in fondo al Prologo, tutto di nuovo al passato.
Oppure Giovanni avrebbe anche potuto parlare della luce al futuro e dire: “La luce splenderà” quando Gesù ritornerà e verrà il Regno di Dio e l’ultimo nemico sarà distrutto.

Ma Giovanni non dice né “risplendeva” al passato, né “risplenderà” al futuro, dice “risplende” al presente. Parlando della luce di Gesù, poteva e voleva solo parlarne al presente.
Risplende oggi come allora, anzi più di allora, perché non è solo la luce del Gesù storico, è anche quella del Gesù risorto. Doppia luce, quindi, quella che risplende oggi; risplende davanti a noi e sopra di noi, nel nostro mondo e per il nostro mondo, ogni giorno.

Infine, la luce risplende oggi nelle tenebre. Le tenebre ci sono, eccome. Non ci sono solo loro, c’è anche la luce, ma non c’è solo la luce, ci sono anche le tenebre. C’era allora, ci sono anche oggi. Sono tenebre fitte.
Allora Gesù non è stato amato, non è stato benvoluto, non è stato neppure capito. “È venuto nel mondo, ma il mondo non l’ha conosciuto. È venuto in casa sua, ma i suoi non l’hanno ricevuto” (Giovanni 1,10-11). E anche oggi è così: Gesù non è benvenuto, ci disturba il suo invito a convertirci, a lasciarci trasformare. Noi non vogliamo essere trasformati, vogliamo rimanere quel che siamo.

Ma per quanto diffuso possa essere il rifiuto della luce, essa risplende ancora. Le tenebre non l’hanno accolta, ma non l’hanno vinta. Essa risplende nelle tenebre. Non accanto, non sopra, non sotto, ma dentro, nel cuore delle tenebre, là dove sono più fitte, risplende la luce di Gesù.
Se risplendesse solo in cielo, noi che siamo sulla terra non potremmo vederla. Se risplendesse solo lontano dalle tenebre, noi che siamo dentro le tenebre, non potremmo vederla. Ma risplende dentro le tenebre, nel buio del mondo e nel buio dell’anima.

Nel buio della sofferenza, Gesù è luce con la sua compassione. Nel buio della solitudine, è luce con la sua presenza. Nel buio del peccato, è luce con il suo perdono. Nel buio dell’errore, è luce con la sua verità. Nel buio della morte, Gesù è luce con la sua risurrezione, con il suo sì alla vita.

Pastore Paolo Tognina

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