Con questo e con altri articoli a seguire si vuole informare sui risultati del sondaggio e sui risultati delle ricerche effettuate.
Quando uno svantaggio diventa una forza
Chi l’avrebbe mai detto che l’isolamento geografico della Valposchiavo – collegata al resto della Svizzera solo attraverso il Passo del Bernina, geograficamente una valle laterale della Valtellina, separata da un confine sui crinali a oltre 2.500 metri s.l.m. e transitabile in auto o treno solo nel punto più basso, a Campocologno – si sarebbe rivelata una vera fortuna?
Da sempre la popolazione è abituata a cavarsela con ciò che possiede. Quando il maltempo bloccava il nord o la politica chiudeva il sud, ci si arrangiava con le risorse del posto. Questa capacità di fare da sé ha protetto le filiere agroalimentari locali e trasformato una necessità in un punto di forza.
La valle presenta anche una caratteristica unica: passa dai 550 metri di Campocologno ai quasi 4.000 del Piz Palü. Su pochi chilometri convivono microclimi molto diversi, che permettono produzioni agricole rare perfino su scala mondiale.
Ciò che sembrava un limite – isolamento, pendenze, distanza dai centri – è diventato un valore. Era già stato intuito dai pionieri dell’idroelettrico e da coloro che costruirono la linea ferroviaria del Bernina. Negli anni ’80 e ’90 anche l’agricoltura cambia prospettiva: impossibile competere sulle quantità, ma possibile puntare sulla qualità, sulla natura e sulla biodiversità. E così è stato.
La forza delle filiere agroalimentari locali e della collaborazione
Quando il Passo del Bernina diventa percorribile tutto l’anno, alcune filiere tradizionali potrebbero indebolirsi. E invece si aprono nuove possibilità: nuovi mercati, nuove idee, nuove produzioni.
Nel 2018 undici agricoltori e agricoltrici della valle decidono di unirsi per dar vita a un progetto di sviluppo regionale. Con il sostegno tecnico e finanziario del Cantone dei Grigioni e della Confederazione, nasce il percorso che oggi conosciamo come 100% (bio) Valposchiavo. L’obiettivo è chiaro: valorizzare i prodotti del territorio e creare collaborazione tra agricoltura, turismo e altre realtà locali.
Filiere valposchiavine: dalle erbe al latte
Il progetto si fonda su aziende agricole diverse tra loro, attente alla qualità e alla sostenibilità, e su un turismo capace di raccontare la valle in modo autentico.
Le filiere agroalimentari della Valposchiavo sono quelle tipiche della montagna sul versante sudalpino: allevamento, latte e formaggi, cereali, patate e castagne. Settori che vivono un calo nel dopoguerra, ma che qui riescono a rinascere grazie alla qualità dei prodotti, al benessere degli animali e a un legame fortissimo con il territorio e i suoi pascoli. Il turismo provvede al resto: riconosce il valore di questi prodotti e li porta in tavola con orgoglio.
Una filiera sorprendente: le erbe
Tra tutte, una filiera spicca per originalità: quella delle erbe aromatiche e da tisana.
La storia inizia nel 1982, su un piccolo terreno di prova di 5.000 m², dedicato alle erbe officinali. Si coltivavano specie già presenti allo stato naturale: achillea, piantaggine, timo, salvia, menta, pimpinella e ibisco.
L’Almanacco del Grigione Italiano commenta l’esperimento con parole che oggi suonano profetiche: le erbe possono diventare una vera opportunità economica, se accompagnate da strutture di lavorazione e vendita sul territorio.
Oggi la coltivazione delle erbe copre oltre 21 ettari È la coltura più estesa della valle e produce 30–40 tonnellate di erbe all’anno, con almeno 30 varietà diverse.
La lavorazione avviene tutta in Valposchiavo: un orgoglio locale. Alcune aziende esportano i loro prodotti in tutta Europa, portando con sé il profumo della nostra valle.
La filiera dei piccoli frutti
Negli anni 2000 alcuni agricoltori iniziano a coltivare lamponi, more, mirtilli, ribes e fragole. È un rischio, ma la passione per la qualità li ripaga. Oggi i piccoli frutti biologici della Valposchiavo sono richiesti in tutta la Svizzera e fanno parte delle materie prime riconosciute dal marchio regionale.
Prodotti innovativi che profumano di valle
Accanto alle filiere storiche stanno nascendo nuove produzioni:
Olio d’oliva da ceppi resistenti;
Birre artigianali con ingredienti locali, come grano saraceno, castagne, erbe e fiori della valle;
Uova da galline allevate all’aperto, che trascorrono le giornate nei pascoli e nei bagni di sabbia, alimentate con pula e cereali della valle; e non appena le ovaiole terminano il loro ciclo produttivo non vengono scartate: diventano specialità culinarie locali, valorizzate fino all’ultimo e senza sprechi.
La novità: il vino di montagna
In un futuro molto vicino potremo forse dare il benvenuto anche a una produzione vinicola, ottenuta da uve di vitigni resistenti alle malattie, coltivate a oltre 1’000 metri di altitudine. Un progetto quasi emblematico di un’agricoltura innovativa, un esperimento che mette al centro il rispetto della terra e della biodiversità, considerate fondamenta imprescindibili di ogni coltivazione e curate con grande attenzione.
Guardando avanti: innovazione e natura insieme
La crescita delle filiere agroalimentari in Valposchiavo nasce da un impegno costante per la sostenibilità. Le tradizioni restano salde, ma c’è spazio per sperimentare: nuove colture, nuovi metodi biologici, nuove idee. In un mondo che cerca autenticità, la Valposchiavo dimostra che è possibile crescere senza perdere la propria identità. Lo sviluppo economico non deve essere in contrasto con la tutela del paesaggio: può andare di pari passo.
Fertile non è solo la nostra terra, ma anche il tessuto sociale. Agricoltori, trasformatori, ristoratori, albergatori e istituzioni hanno unito le forze, condiviso una visione e lavorato con serietà e passione.
Questa visione guida ancora oggi il progetto 100% (bio) Valposchiavo, indicando la strada per il futuro e aprendo spazio a nuove idee e nuove energie.